di Rina Brundu. Giorno infausto l’8 dicembre. Nel 1941 fu il day after l’attacco di Pearl Harbor, nel 1980 Mark David Chapman uccise l’ex Beatle John Lennon. L’8 dicembre 2013 promette di essere, se possibile, ancora più traumatico. Sarà infatti il giorno in cui Silvio Berlusconi, durante il Consiglio nazionale, rattificherà la decisione di azzerare i ruoli e le cariche del PDL e di fatto sancirà la rinascita di Forza Italia. Ai voglia Maurizio Sacconi di appellarsi al leader ricordando il quadretto romantico del «binomio tra la presidenza Berlusconi e la segreteria Alfano che rappresenta la base su cui fondare un rinnovato centrodestra inclusivo, maggioritario e vincente». L’amara verità è che – mercé la perfetta disponibilità dei falchi a votare il testo che conferisce tutto il potere nelle mani di Berlusconi (ovvero a certifiare l’ovvio), il fu segretario Alfano e i suoi ministri filogovernativi sono un poco come Remì, Senza Famiglia. Sempre un tocco meglio del Paese che è senza speranza.
Naturalmente quando è avvenuto in queste ore rientra perfettamente dentro le linee guida della “miglior” filosofia-berlusconistica la quale, fedele al machiavellismo più rampante che l’ha sempre fatta vivere, giustifica nell’idea del principe-forte la sua ragione d’essere. Il problema però è che il Silvio Berlusconi di questi tempi è tutt’altro che un leader forte. Straordinario, a questo proposito, l’incipit dell’articolo di Pierluigi Battista pubblicato alcuni giorni fa sul Corriere della sera e titolato “La solitudine del capo tra i cortigiani avidi”: “Era l’uomo solo al comando.” scrive Battista, “Oggi è un uomo solo. Un barboncino da tenere in braccio. Una ragazza che lo mette in guardia perché nelle cucine hanno fatto la cresta dicendo di aver pagato 80 euro un chilo di fagiolini”. E poi il giornalista procede dipingendo a grandi pennellate le vicende dell’uomo “asserragliato ad Arcore e a Palazzo Grazioli”, raccontando le messe in scene teatrali e mediatiche alla fiera degli “aprofittatori e delle aprofittatrici” che lo circonda. Per certi versi, lo scritto in questione, è una sorta di pietra miliare che segna un ideale superamento (dopo mezzo millennio) della filosofia-fondante il machiavellismo più vero. Ciò perché, dopo la lettura di quel pezzo, le uniche domande che viene spontaneo porsi sono: “Che cosa accade ad un principe così (mal) ridotto? Quale è il suo destino e quello del suo principato? Il potere è davvero nelle sue mani o è già passato nelle mani della peggior oligarchia di potentati e colonnelli che gioca abilmente con le velleità di rivincita (la disperazione?) del capo mai venute meno e gioca con la sua vanità?”.
Insomma, parafrasando John Lennon, “Imagine” there’s no politics dietro questo teatrino revanchista messo in piedi dal capo e dai suoi fedelissimi….. Immaginiamo che la fiera degli aprofittatori di cui sopra sia molto simile alla corte dell’imperatore vanitoso, mirabilmente descritto nelle favole di Hans Christian Andersen. Immaginiamo che il nuovo vestito Forza Italia 2.0 sia fatto (come è legittimo sospettare) di una nuova stoffa invisibile, inesistente….tessuta con maestria da falchi avidi, rattificata nell’esistenza da una pletora di cortigiani (e messi mediatici) impotenti e compiacenti. Ecco, allora, forse non tutto è perduto. Prima o poi dovrà venire fuori (lo dice il calcolo delle probabilità) un Signor Rossi privo di pregiudizi che punterà il dito e avrà il coraggio di dire ai suoi colleghi (a noi) che il re è indiscutibilmente nudo; prima o poi dovrà venire fuori un Signor Rossi che riesca a convincerci che il centrodestra italiano è un miraggio nel deserto, l’ultimo ghiribizzo folle di un imperatore caduto e decaduto, e farà partire l’unica vera rivoluzione auspicabile e necessaria in questo Paese: la sconfitta politica di Silvio Berlusconi.
Of course, you may say I’m a dreamer, but I’m not the only one…. Et forza Grillo, mi hai infine convinto.
Featured image, Yoko Ono and John Lennon at John Sinclair Freedom Rally at Crisler Arena in Ann Arbor, Michigan (1971).
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