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Forza Italia è nata. Il responso dell’ufficio di presidenza del Pdl di ieri non può dare adito a dubbi, dato che “delibera la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, per convergere verso il rilancio di ‘Forza Italia’ già pubblicamente annunciato dal Presidente Berlusconi con un appello a tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi”. Passa quindi la linea di Silvio Berlusconi, che ieri aveva annunciato a sorpresa l’abbandono del Pdl per il lancio rapido del nuovo progetto di Forza Italia, con il conseguente azzeramento delle cariche dei vertici del Pdl (tutte meno la sua, visto che si conferma presidente di Forza Italia) e un forte colpo alla frangia degli “scissionisti” che oltre all’appoggio di governo non vorrebbe rinunciare così precipitosamente al Popolo della Libertà. Con l’annuncio formale di Forza Italia, il quadro cambia: ora Berlusconi ha le mani più o meno libere sulla questione fiducia al governo, dato che la data del voto per la sua decadenza da senatore si avvicina e il Cavaliere ha intenzione di esercitare tutto il suo peso politico per girare il coltello dalla parte del manico e far pagare agli alleati dentro il governo Letta l’eventuale sua dipartita dalle aule parlamentari. E lo fa calcolando al netto il rifiuto di Alfano e degli altri ministri del governo di partecipare all’ufficio di presidenza, che, come ha annunciato lo stesso Berlusconi, “l’hanno fatto col mio consenso, ho incontrato per tre ore Alfano e i ministri, non ho preoccupazioni di continuare tutti insieme. Ci sono incomprensioni che sono tutte di tipo soltanto personale. Si tratta di una patologia di ogni partito politico dove dopo tanti anni in tanti hanno ambizioni e tutto questo porta a possibili contrasti che sono sicuro saranno sanati”. Grandi passi verso la nuova Forza Italia quindi e la palla che ora passa ad Alfano e gli altri, che dovranno decidere se dare atto a una vera e propria scissione formale (come sostengono i più radicali), oppure restare dentro Forza Italia con la speranza di riuscire ancora a mediare per la tenuta dell’esecutivo. Una partita che diventa sempre più ardua.