Con un video testamento, registrato poco prima di morire e reso pubblico dal legale Paolo Giachini, l’ex SS Erich Priebke parla del giorno precedente all’eccidio, dell’attentato partigiano.
La parte resa pubblica del video inizia con una domanda del suo legale che chiede cosa sia successo nel luogo dell’attentato: «lei ha passato diversi mesi con funzioni di antiterrorismo e di lotta alla guerriglia in Italia, poi dopo una serie di attentati contro i tedeschi è arrivato l’attentato di via Rasella, cosa è successo?».
In pochi minuti Priebke racconta la sua versione dei fatti, le motivazioni che, secondo lui, hanno spinto i partigiani a compiere l’attentato di via Rasella: «A via Rasella il GAP (Gruppi di Azione Patriottica) ha fatto un attentato contro una compagnia della polizia tedesca sapendo che dopo sarebbe seguita la rappresaglia. Il generale Kesselring quando ha preso il suo comando a Roma ha fatto affiggere un avviso sui muri in cui era chiaro che qualunque attentato contro i tedeschi sarebbe stato punito con una rappresaglia».
Il capitano Schultz prima della rappresaglia spiegò che era un ordine di Hitler e quindi si doveva eseguire, la mancata ubbidienza avrebbe comportato la morte per fucilazione.
Il GAP, dunque, avrebbe agito consapevole delle conseguenze sperando che una rappresaglia dei tedeschi creasse odio contro di loro e spronasse la popolazione ad una rivoluzione, cosa che non è avvenuta.
Questo è il concetto espresso dalle parole di Priebke che conclude affermando che “naturalmente non era possibile rifiutarsi”.
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