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“Fossi in te io insisterei”: intervista a Carlo Gabardini

Creato il 08 maggio 2015 da Fedetronconi

“Fossi in te io insisterei”: intervista a Carlo Gabardini

Ho ricevuto un invito per leggere il nuovo libro di Carlo Gabardini. Devo ammettere che mi aspettavo tutt’altro. Lui è sceneggiatore e attore brillante e simpatico- per chi,  come me, seguiva la sit-com televisiva Camera Caffè ha vestito per anni panni dell’esperto informatico Olmo. E, per l’appunto, mi aspettavo un libro comico. Nulla di più sbagliato. Carlo arriva nelle librerie con un libro intimo, profondo e pieno di spunti riflessivi. E questo stupore gliel’ho proprio detto di persona quando ci siamo sentiti per farmi raccontare qualcosa in più sul suo libro-figlio – a lui piace molto questa associazione.

Il libro è un invito a non aver paura, a uscire allo scoperto, a rivelare agli altri, e prima ancora a noi stessi, chi siamo realmente e cosa vogliamo per la nostra vita. Un invito a non mollare. A insistere. Perché solo così possiamo riprendere in mano il filo della nostra esistenza. Fossi in te io insisterei nasce come lettera dell’autore al padre, ma alla fine è la storia della famiglia e soprattutto di se stesso che cerca di capire cosa sia la felicità e come si faccia a diventare adulti. “Ho avuto un papà che mi ha insegnato tanto”, rivela Gabardini, che vuole raccontare e condividere con i lettori questo privilegio. Un nuovo denso concetto di coming out viene fuori da queste pagine: il coming out non è un’esclusiva degli omosessuali, perché ognuno deve venir fuori, dichiarare con precisione ciò che desidera, ama, è o vuole diventare, anche se ciò dovesse deludere le aspettative altrui. Ognuno di noi deve trovare il coraggio di prendere la propria vita in mano e insistere nel viverla: “Insistere è un buon termine, perché non contiene la certezza di farcela, perché pone l’accento sul cammino e non sulla meta, la quale all’improvviso diviene meno indispensabile, dunque più raggiungibile”.

Al telefono Carlo è molto cordiale, coinvolgente e soprattutto empatico. Quell’empatia che ho letto e riletto fra le sue righe. Parliamo e cerco di capire un po’ meglio come è lui, e cosa per lui è stato questo romanzo.

Quando hai sentito l’esigenza di dover scrivere?

La scrittura nella mia vita è sempre stato un punto fermo, ma scrivere un romanzo era nell’immaginazione come un punto di arrivo. Avevo paura ad approcciarmi ad un lavoro simile perché papà è stato un grande lettore con una libreria sterminata. Essendo anche sceneggiatore comunque la scrittura è sempre presente semplicemente ho utilizzato un modo diverso per arrivare al lettore.

La lettera. E’ un modo di comunicare molto intimo, empatico e coinvolgente. Come mai ha optato per questo stile?

Mi rendo conto che spesso scrivo paginate di idee in narrazione che poi non mi piacciono. Poi prendo un foglio bianco, mi dico che devo dire le cose come stanno. Ecco, la lettera secondo me si presta benissimo a questo discorso di onestà.

Cosa ti ha aiutato ad avvinarti al lettore in questo modo così onesto ed intimo?

E’ un percorso di crescita e maturità e twitter è stata una palestra. Da quando twitto mi sento molto più responsabile di quello che scrivo e che lascio al lettore. Se scrivo male o in modo incomprensibile i miei followers non si interessano, al contrario si sentono coinvolti e vicini. Nel tempo ho stabilito un rapporto forte con i miei follwers tanto da sentirmi adottato. Mi sono sempre sentito il bimbo scemo di turno e invece tutti gli altri erano i bravi. Con twitter mi sono messo a nudo, la gente mi ha conosciuto e mi ha seguito perchè in me ha visto qualcosa di particolare. E poi c’è un confronto costante In questo senso parlo di adozione.

Qual è il tweet che è stato più retwittato?

Ce ne sono un paio ma questo è piaciuto particolarmente “Quando saremo sul letto di morte daremo le nostre password“.

“Fossi in te io insisterei”: intervista a Carlo Gabardini

Leggendo il libro ho notato proprio queste due anime che convivono in te: l’Olmo e la parte intima, spirituale emersa dal tuo romanzo.

Proprio così. Non volevo fare il libro di Olmo. Volevo parlare di me e sentivo l’esigenza di scrivere a mio padre che mi ha lasciato. Per chiudere un cerchio.

Com’era il rapporto con tuo padre?

Complesso. C’era scambio, crescita è stato un punto di riferimento educativo. Quando è mancato sentivo che si faceva sempre più necessario capire cosa fosse successo. In sostanza salutarlo. Perché se le persone che se ne vanno per sempre non le saluti diventano ingombranti nella tua vita. Il libro per me è stato il suo biglietto di viaggio, il mio ultimo saluto.

C’è anche qualcosa in più. Tu lo saluti anche perché vorresti a tua volta essere padre…

Per essere padre devi lasciarti alle spalle la tua posizione di figlio e il libro è stato anche questo: riascoltare il nastro per rivedere e valutare con nuovi occhi quanto successo e poter prendere la propria strada. E’ stato un coming out, che non è solo strettamente legato al discorso sessuale, ma in senso più ampio. Coming out nel senso di essere quello che uno desidera in generale. Di non aver paura di deludere le aspettative dei vostri cari – genitori o fratelli. Tanto li deluderemo sempre perché le aspettative deluse non sono le nostre ma le loro. A questo punto della chiacchierata capirete che invece che un punto di arrivo il mio libro è un punto di partenza.


Il Booktrailer del libro di Carlo Gabardini

Carlo G. Gabardini, attore e autore, è nato a Milano. È stato autore di cameracafé, dove ha interpretato il personaggio di Olmo. È tra i fondatori del milanofilmfestival, è stato autore degli spettacoli teatrali di Paolo Rossi ed è conduttore per radio24. Il suo video “La marmellata e la nutella” (ci si innamora di chi ci s’innamora) ha avuto più di 400.000 visualizzazioni. Questo è il suo primo libro.

“Fossi in te io insisterei”: intervista a Carlo Gabardini

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