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Fossili Viventi

Creato il 25 novembre 2011 da Queenseptienna @queenseptienna

Ecco un’altra espressione che si sente spesso nei mass media: fossile vivente. Ma di cosa di parla realmente?
Prima di tutto chiariamo cosa sia un fossile: si dice fossile una qualsiasi testimonianza di vita geologicamente passata, ossia avvenuta in una precedente periodo geologico; per esempio resti di animali, resti di vegetali, organismi completi o anche tane, tracce e orme (bioturbazione). Però i fossili di un organismo, sebbene ne abbiano la forma, sono in realtà delle pietre: il processo di fossilizzazione litifica i resti organici, ovvero sostituisce i le moleocle organiche che compongono un organismo con minerali vari, dipendenti dall’ambiente di fossilizzazione. Un fossile vivente, invece, è un organismo che presenta caratteristiche morfologiche e strutturali primitive, ovvero che in altre specie evolutesi dallo stesso progenitore sono si sono modificate in altre oppure sono del tutto scomparse. L’espressione fossile vivente è stata coniata nel XIX secolo da Charles Darwin.
Alla luce di quello che è stato appena detto, la definizione fossile vivente appare impropria: infatti oggi si tende a preferire quella di organismi relitti.

Facciamo qualche esempio?

Fossili Viventi

Nonostante le apparenze, questo non è un mollusco Bivalve ma un Brachiopode, ovvero un appartenente a un altro Phylum che vive prevalentemente nelle profondità marine. I brachiopodi hanno una conchiglia formata da due valve asimmetriche e un evidente peduncolo usato per ancorarsi al substrato su cui vive (fondale, rocce, ecc.), l’anatomia interna invece è completamente diversa da quella dei molluschi, come sono diversissime la struttura e la composizione delle valve. Quello in foto è un esemplare del genere Lingula, una specie che esiste dal periodo Siluriano, ovvero da 418 milioni di anni.

Limulus polyphemus:

Fossili Viventi

Il limulo, o Granchio Reale, è un artropode chelicerato che vive sulle coste occidentali del continente Americano, fino allo Yucatàn. Nonostante il suo nome, è imparentato con gli Aracnidi e non coi granchi (che sono Crostacei).
Vivono sui fondali marini fino a 200 metri di profondità, anche se preferiscono quelli più o meno a 30 metri. Si nutrono di Molluschi, Anellidi e altri piccoli abitatori dei fondali sabbiosi; per la nostra specie sono assolutamente innocui, tanto che possono essere maneggiati senza alcun pericolo. Il sistema immunitario di questi animali può individuare e confinare i batteri Gram Negativi, il loro sangue è quindi la base per un test (Limulus Test) usato per la ricerca di endotissine batteriche o di alcune malattie batteriche. Il sangue del limulo (incolore che vira verso l’azzurro a contatto con l’aria, per via dell’ossidazione dell’emocianina) viene estratto con un prelievo senza uccidere l’animale, che viene rimesso in libertà.
Il genere Limulus esiste dal Triassico inferiore, ovvero da 210 milioni di anni, ed rimasto pressoché invariato da allora.

 

Nautilus:

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Il genere Nautilus è l’ultimo rimasto della sottoclasse dei Nautiloidi, parenti stretti dei molto più famosi Ammonoidi (meglio noti col nome della forma fossile, Ammoniti). Sono dei Molluschi Cefalopodi, parenti dei polpi o delle seppie. Sono in circolazione dal Cambriano superiore, ovvero da circa 530 milioni di anni. All’epoca erano presenti decine di generi, ma ne è rimasto solo uno comprendente solo 5 specie.
Sono stati ritenuti estinti fino al 1829, quando fu pescato un esemplare in vita, sebbene le conchiglie fossero importate e usate in oreficeria in Europa già da alcuni secoli. Vivono nell’Oceano Pacifico occidentale e nell’Oceano Indiano a circa 500 metri di profondità.
La loro splendida conchiglia a spirale logaritmica può arrivare a misurare anche 20 cm di diametro.

 

Latimeria:

Fossili Viventi

Il genere Latimeria è l’unico rimasto della famiglia dei Latimeridi, i suoi appartenenti sono meglio noti come Celacanti. Esso si credeva estinto dal Cretacico, ovvero da 65 milioni di anni, fino al 1938: quando fu pescato un esemplare di Latimeria al largo delle coste del Sud Africa. Questo pesce appartiene a una classe molto particolare: quella dei Sarcoperigi, ovvero, le sue pinne si trovano su delle escrescenze carnose sostenute dallo scheletro; le sei specie di Dipnoi sono le uniche altre rappresentati di questa classe, considerata importante perché tutti i vertebrati subaerei (che vivono nell’aria, quindi anche noi) sono discendenti di pesci che facevano parte di questa classe. I Dipnoi hanno un rudimentale polmone derivato dalla vescica natatoria, che usano per sopravvivere ai periodi di siccità.

 

Ginkgo biloba:

Fossili Viventi

Potevano mancare le piante? Certo che no! Il Ginkgo biloba è un caso unico nel mondo vegetale: è l’unico esponente dell’intero Phylum delle Ginkgofite. Questa è una specie dal portamento arboreo,  che può raggiungere un’altezza di 30 o 40 metri e la sua chiama può misurare anche 9 metri di diametro. I Primi fossili risalgono all’era Mesozoica, che iniziò 245 milioni di anni fa e finì con la famosa estinzione di massa di 65 milioni di anni orsono, quella in cui perirono anche i dinosauri. Il Gingko è stato ritenuto estinto fino al 1898, quando fu scoperto dalla Scienza Occidentale; in realtà era già conosciuto e coltivato da secoli in Cina, il luogo di cui è originario.
Esistono solo pochissimi posti in Cina dove cresce naturalmente, la gran parte degli esemplari del mondo è coltivata per via dei suoi numerosi utilizzi in medicina e cosmetica. In Cina e Giappone si usa anche mangiare i suoi semi dopo torrefazione.
Sono molto spesso coltivati come piante ornamentali, ad esempio, si possono osservare splendidi esemplari di Ginkgo biloba nell’Orto Botanico di Roma oppure nel Parco della Resistenza, sempre a Roma.

Questi sono i più famosi, ma ci sarebbero moltissimi altri esempi! Chi è interessanto può approfondire qui.


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