La vita da stagista è molto dura e senza mezze misure.
O fai troppo, e vieni sfruttato dall'azienda\agenzia\quel che è, facendo lavori socialmente inutili quali: ordinare archivi, imbucare, affrancare e spedire lettere, ordine e disciplina in giro per i computer del capo, telefonate varie; o vieni lasciato in un angolo a marcire, a controllarti abusivamente Facebook da un computer ultracentenario che ti hanno ritrovato in una soffitta, per tutta la durata dello stage.
Oppure finisci a fare caffè. O le fotocopie.
Il tutto sempre gratuitamente.
Minkiagraria, chiamata anche sul Bloggo Hogwgraria, obbliga i suoi studenti a fare 150 ore in un'azienda agroindustriale scelta tra quelle presenti nella "Lista nera del tirocinio", ovvero la lista delle aziende convenzionate.
Io, come prima scelta, avevo optato per un'azienda di mangimi per bestiole made in Verona.
La prima volta che sono entrata a fare il colloquio mi sembrava di essere caduta in una scatola di croccantini per cani al tonno e manzo. Una puzza tossica.
Loro non mi hanno mai richiamata. Io non sono stata così felice di non aver ricevuto quella telefonata: vivere le mie 150 ore di tirocinio in un grande croccantino non era proprio il mio sogno, diciamo.
Sono poi capitata nel fantastico mondo del Calv, Consorzio Agrario Lombardo Veneto.Li dentro, secondo i piani dell'università, avrei dovuto lavorare nella sezione Marketing.
Non ho capito come, sono finita a lavorare nella sezione Agrofarmaci.
Agrofarmaci, la parola vi dice tutto. I farmaci per le piantine. Si: diserbanti, concimi, insetticidi, robe del genere.
Io stoccavo gli agrofarmaci. Stampavo le scorte, e poi le mettevo in ordine nel computer. E poi ogni tanto facevo le fotocopie, e rinnovavo pure le etichette dei prodotti, TOSSICO- MOLTO TOSSICO- DANNOSO- MOLTO DANNOSO. E stampavo. E ordinavo. Per 8 ore al giorno. Per due mesi.
Ma i colleghi erano simpatici e gentili con me, mi offrivano il caffè tremendo della macchinetta, mi invitavano alle serate latino americane con le famiglie e ogni tanto mi invitavano anche alle cene alcoliche del reparto Agrofarmaceutico.
Se la spassavano di brutto, al reparto agrofarmaci.
Il momento più bello della giornata era quando dovevo chiamare i contadinelli sparsi per i paesini della provincia, e richiedere qualche prodotto che serviva in un altro paesino sperduto da qualche altra parte.
Loro parlavano solo dialetto. Io non parlo dialetto.
Di solito la telefonata era la seguente. Vi metterò anche la traduzione, per i lettori non veneti. Ma voi leggete proprio come è scritto. La pronuncia è quella.
"Pronti" (invece che pronto. E' la variante veneta, mi sa)
"Buongiorno, è la sede di Verona del Calv. Sono Costanza!"
"Ci è che ciama?" - ("Chi saresti?)
"Il Calv, sede di Verona."
"Ma ci elo sto CALVI, io mica lo conosso! Ci è che ciama?" - ("Ma chi è sto CALVI, io mica lo conosco")
"No, non CALVI, è il consorzio Agrario di Verona!" Urlando.
"Ah, va bon. Sa ghe?" - ("Ah, ok, cosa vuoi?"), piuttosto spazientito.
"Volevo sapere se avevate del ______ (prodotto a caso) da mandare a Zevio."
"Ma sito fora? Mi go la PERONOSPORA che i'è venua fora stamattina, e ti me ciamito per il _____ . Ma i'è fora questi qui. Siete fora voialtri. No no, mi serve, non go niente da darte." - ("Ma sei fuori? Mi è venuta fuori la peronospora oggi e te mi chiami per sto prodotto. Ma siete fuori. No, mi serve e non ho niente da darti.")
"Cosa, scusi non ho capito..."
"TE GO DITO DE NO! Adesso basta che go da lavorare." - "Ti ho detto di NO! E ora basta, devo andare a lavorare." Agganciandomi in faccia il telefono.
Per tutto il pomeriggio chiamavo e sentivo "NO!TE GO DITO DI NO!" Questo era quello che facevo al CALV.
E all'epoca mi sembrava la merda.
Questa settimana ho iniziato la mia internship londinese ed ero molto entusiasta. Per poi scoprire dopo 4 giorni che non c'era nulla da essere entusiasti. E che quelli del CALV eran bei tempi.
Non pagata, non ascoltata, nemmeno cagata di striscio [anche se sentivo un vivido interesse da parte loro per il mio passaporto (?!)], mi ritrovavo ad attaccarmi al computer alle 9, e ad uscire da un mini ufficio molto lontano dal ridente quartiere di South Kensington alle 17.30.
Incollata al computer tutto il giorno (e quando dico tutto il giorno intendo TUTTO) a cercare non si sa cosa perchè non avevo idea di quello che dovevo fare.
Pranzo davanti al computer. Colleghi nerd davanti al computer. Silenzio tombale davanti al computer.
Nessuno mi spiegava cosa dovevo scrivere, fare, cercare, dire. Io cazzeggiavo su Twitter. E su Facebook.
"Fai quello che vuoi! Scrivi di quello che vuoi!" mi disse ieri tizio, rispondendo alla mia timida richiesta di alcune linee guida per scrivere qualche articolo.
"Guarda davvero, quello che vuoi basta che sia qualcosa sull'ecologia."
Tipo "Che cacata ecologicamente compatibile è questa internship?", può andare?
Dopo un'altra giornata inutilmente passata appiccicata al computer come un'ameba, a fare ricerche inutili su siti ecofriendly, ecosostenibili e ecocazzi, ieri mi sentivo piuttosto disperata.
E mi sono trovata a rimpiangere i miei amici contadinelli "Non te lo do il concime" del consorzio agrario e lo stoccaggio di agrofarmaci.
E pensavo: "Beh domani mi propongo per fare le fotocopie, il caffè, il tè, che ne so."
Ma ho optato per una mail in cui apparivo povera e disperata e molto dispiaciuta di non poter più andare da loro a lavorare.
E a mai più rivederci.
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