Autore: La RedazioneMer, 24/07/2013 - 16:30
Qualcuno, però, osa ancora di più: è il caso del fotografo russo Vadim Makhorov, che predilige l’avventura e l’inusuale. Assieme ai suoi collaboratori, Mahkorov sale sui tetti dei palazzi, si arrampica, scova le postazioni più ardite e ci regala scatti fotografici di grande suggestione.
Di recente, il team di temerari ha fatto una puntata a Dubai, per fotografare, dall’alto dei suoi altissimi grattacieli, una delle città più ricche e lussuose della Terra, con le sue architetture ardite e le labirintiche vie di comunicazione.
La forza d’impatto di queste rappresentazioni è notevolissima, e non si può far altro che richiamare alla memoria numerose fascinazioni di tipo cinematografico. In questo, però, onore al merito a Makhorov, che con l’ausilio di un mezzo “statico” riesce a restituirci con chiarezza il fermento di una città come Dubai, una specie di paradiso schiantato a sud del Golfo Persico, dagli anni Novanta in poi oggetto di uno sviluppo commerciale e turistico quasi spaventoso.
Ancora una volta, dunque, la fotografia si dimostra un mezzo espressivo vivo e vegeto, ancora capace di offrire l’opportunità di raffigurare la “vita in trasformazione”, per parafrasare il sottotitolo del bellissimo documentario di Godfrey Reggio, Powaqqatsi.
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