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Fotografare le anime con gli occhi della speranza

Creato il 01 ottobre 2013 da Pino Curtale @PinoCurtale

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Oggi mi sono soffermato a lungo su una foto, d’altronde lo faccio sempre, in quanto per me le fotografie sono istanti di vita, e quindi parlano da sole esprimendo tutto quello che è la realtà, pur cruda o bella che sia.

A dire il vero ho sfogliato un album, uno dei più belli che io abbia mai visto, per come quell’ insieme d’immagini, raccontano una storia o se vogliamo tante storie simili tra loro ma con tante sfaccettature diverse.

L’album ha un titolo che già la dice lunga su quel racconto, “Anime salve” dell’amico Elio Carrozza, architetto per professione e fotografo per passione, come lui stesso si definisce con la modestia che lo contraddistingue , ma io aggiungerei anche” foto-scrittore” per scelta, in quanto quando ti capita sotto gli occhi una sua foto, è come se stessi leggendo un libro che parla di quell’ argomento specifico.

Anime salve racconta nei “particolari”, un viaggio o meglio dire, tanti viaggi….quelli della speranza di chi attraversa il mare, alla ricerca di una vita migliore di quella dalla quale si è fuggiti.

Guerre, che portano alla miseria, alla fame, ma soprattutto a speculazioni da parte di chi come in questi casi approfitta di tali disaggi sociali e spinge alla migrazione dietro compenso/rapina in moneta.

Tanti “Caronte” travestiti da scafisti che cercano di confondersi  tra questi poveretti, che vogliono però conservare una propria dignità a tutti i costi, anche quello della propria vita, come accaduto di recente, perchè quel mare, amico d’estate ma ostile e a volte nemico d’inverno, parecchi di loro non lo conoscevano affatto, non avrebbero mai immaginato quanto potesse essere cattivo.

Partono da porti diversi, spesso a bordo di navi per poi trasbordare su barconi fatiscenti di legno fradicio e tarlato magari pronti ad affondare appena a contatto dell’acqua, eppure ognuna di queste carrette del mare, porta un carico di storie umane, 37,85,103,171,130, numeri variabili in virtù di quanti riescono a raggiungere quella che per loro non sarebbe una meta definitiva, ma un approdo di passaggio.

Quelli che hanno questa “fortuna” si possono definire ANIME SALVE, e mentre il corpo stremato cerca di reagire, si fa sempre più forte la consapevolezza di aver portato in salvo almeno la speranza di rifarsi una vita.

E nelle foto di Elio, sono racchiuse tante di quelle anime con i loro bagagli e con quanto di più strettamente personale possa esserci per ognuno di loro, come quel Signore e quel Ragazzo che tenevano stretto uno strumento, gelosamente riparato nella custodia per proteggerlo da tutto e da tutti tralasciando magari altri effetti personali forse più utili di esso, ma evidentemente non più importanti a tal punto di mostrarlo a chi scattava (Elio) con orgoglio, come da far capire che per Lui probabilmente ,quella era la sua vita o li si racchiudeva una parte di essa.

O come purtroppo quella scarpina, quel libro, o quel biberon, ed altri oggetti particolari di chi ha lasciato quel mezzo in fretta, tendendo la mano al primo soccorritore accorso, o di chi quel soccorso non è riuscito neppure ad intravederlo ma è stato raccontato con gli occhi sbarrati dagli altri che ce l’hanno fatta.

Io le guardo e le riguardo queste foto alla ricerca di un perché, alla ricerca di un “chissà fino a quando”, ma non trovo risposte soddisfacenti, se non quei particolari dettagli, che trovano rifugio nei tanti volontari e militari che sono ormai costantemente  pronti a raggiungere in mare o ad accogliere in porto, con umanità, rispetto e dignitosa pietà questa miriade di anime in cerca di salvezza e di speranza per un futuro un tantino migliore di quanto lo si possa tristemente immaginare, e a cui per ora basta solo di aver potuto gridare…TERRA !!!

Ad Elio dico grazie per saper raccontare attraverso il suo obiettivo, e con discrezione queste storie di ordinaria e triste cronaca, che spingono a voler guardare meglio quei dettagli, e leggerli attraverso quelle poche parole didascaliche che accompagnano spesso le sue foto.

Una per tutte:   Camminavo e pensavo, bella la fotografia…
Bello che per saluto uno ti dica :” Buona luce”. E’ quasi poesia questo saluto.

Poi arrivo sotto al sole per fare delle foto che corteggiavo da 4 giorni ed ho scoperto che è possibile piangere facendo uno scatto. 

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