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Fotografare nei musei? Politiche a confronto (4)

Creato il 29 maggio 2013 da Davide

Il Museo d’Oltremare (Übersee Museum) di Brema, Germania, è adiacente alla Stazione ferroviaria e deriva dalle collezioni della Società di Storia Naturale che nel 1875 divennero proprietà della città di Brema con il nome di Collezioni Municipali di Storia Naturale ed Etnografia. Gran parte delle collezioni derivano materialmente da viaggiatori e commercianti tedeschi del XIX e inizi del XX secolo e, in particolare, dalle colonie tedesche, perdute in seguito alle sconfitte della Prima e Seconda Guerra mondiale. Le collezioni permanenti  riguardano l’Asia, il Pacifico del Sud e l’Oceania, le Americhe e l’Africa. Quando io e Flavia l’abbiamo visto negli anni 1970 il museo conservava ancora l’allestimento ottocentesco, con grandissimo accento sul commercio coloniale; oggi il criterio è più etnografico e l’allestimento spettacolare.
Al Museo d’Oltremare si può fotografare a piacere in lungo e in largo, così si abbiamo bivaccato per quattro giorni, tanto avevamo l’albergo sul piazzale della stazione, a pochi metri dal bell’edificio dalla facciata classicheggiante. Al secondo giorno uno dei custodi, vedendoci intente a fotografare ogni oggetto e non avendo niente di meglio da fare, ci attacca un bottone in inglese (era un professore in pensione, felice di vedere il nostro entusiasmo per il museo) e ci dice: avete già visto i depositi? non dovete perdervi i depositi. I depositi sono quasi grandi quanto la parte degli allestimenti permanenti e costituiscono un altro edificio adiacente al corpo principale. Sono quattro piani di sale con scaffali a vetro e cassettiere dove sono conservati e visibili i pezzi non esposti. Ovviamente sono fotografabili liberamente. Questo spiega perché abbiamo trascorso altri due giorni al museo e in realtà ci sarebbe da passarne almeno un altro per poter rifare le foto che non sono venute bene.
Questo accesso libero non solo alle mostre permanenti, ma anche ai depositi, per gli studiosi, gli appassionati e i curiosi, non è solo una felice caratteristica del Museo d’Oltremare di Brema, ma anche di molti musei americani e, lo affermo con piacere anche di almeno un museo italiano che ho visitato, il Museo Civico di Arte Antica, presso Palazzo Madama a Torino  , ma in un certo senso anche del Museo Egizio di Torino  , che espone più o meno tutto. Negli Stati Uniti ci sono almeno due musei che obbediscono al credo di far vedere tutto, che ho visitato: il Penn Museum o University of Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology  a Filadelfia, dove si può fotografare ma si deve firmare una liberatoria che la fotografia è amatoriale o per ragioni di studio, cioè non commerciale, e il Museum of the Rockies a Bozeman, Montana  dove lo straordinario settore dedicato ai dinosauri mostra gran parte se non tutto quello che ha. Qui abbiamo visto anche la mostra temporanea su Tutankamon e, cosa un po’ fuori dell’ordinario anche per gli USA, dove le mostre temporanee per motivi di copyright hanno un diverso regime, abbiamo potuto fotografare pure quella. A Roma ho visto che si può fotografare più o meno ovunque, ditemi se sbaglio, compresi i Musei Vaticani, a Vienna non c’è problema a fare foto nella Hofburg  ma a Graz, incomprensibilmente, è assolutamente proibito fotografare al Museo archeologico presso il Castello di Eggenberg  e, peggio, il catalogo, in tedesco, è esaurito e non ristampato in tempi prevedibili, come il resto delle pubblicazioni. E’ doloroso dirlo, ma fanno concorrenza ai peggiori musei italiani quanto a chiusura impermeabile al pubblico dei visitatori e si vede, perché i rari visitatori ci mettono pochissimi minuti a visitarlo, mentre si soffermano a lungo nei giardini del castello a fare passeggiate.
In Inghilterra e Irlanda in generale si fotografa alla grande, tranne qualche (eccentrico) caso: per esempio, il magnifico palazzo Chatsworth House in Derbyshire, magione del duca di Devonshire dove è stato girato in parte La Duchessa con Keira Knightley, è privato, ma si può visitare e fotografare ovunque, tranne qualche sala che è la dimora privata dei duchi (una visita assolutamente indispensabile per gli amanti delle grandi dimore, dove si sono girati anche altri film, come la versione di Orgoglio e Pregiudizio del 2005 dove rappresenta Pemberley), mentre un’altra grande magione, Lyme Park, è di proprietà pubblica ma si può fotografare solo nei giardini e non all’interno. A quanto apre il pubblico può essere più tignoso e illiberale del privato anche nel Regni Unito. La visita a Lyme Park, comunque, è assolutamente un must per i fanatici della Austen come chi scrive, perché anche Lyme Park è servita per fare Pemberly, la dimora di Darcy, nella versione del 1995 di Orgoglio e Pregiudizio, oltre che essere servita come location per altri film, come The Awakening del 2011. Tra parentesi, un sito con molte locations inglesi di film, tra cui Grande Inverno di Casa Stark (girato a Castle Ward) nella prima serie del Trono di Spade, è qui.

La Spagna è assolutamente aperta alle foto, tanto quanto è in genere chiusa la Francia, anche se Versailles è fotografabile. Evidentemente fanno una differenzazione tra musei d’arte e il resto del mercato turistico: al contrario a Torino si fotografa più o meno ovunque tranne che alla Venaria. E poi dicono che questi direttori e sovrintendenti non sono pazzi. A Praga la libertà trionfa e a Varsavia, dato che il paese è povero, si accontentano di mettere un piccolo contributo, dai tre ai cinque euro, a chi vuol fotografare nei musei, anche se non dappertutto chiedono il contributo. La Norvegia e la Danimarca lasciano campo libero e ancìzi incoraggiano la fotografia amatoriale con interessanti allestimenti. Infine torniamo alla Gioconda: con scuse varie moltissimi musei d’arte, rinascimentale, moderna e contemporanea si oppongono alla fotografia amatoriale, ma non tutti, per esempio l’ottimo MART, Museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto (TN), un certo numero di Musei americani d’arte moderna e probabilmente anche altri, che dovrebbero essere segnalati.


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