Il paese si fermò attonito, persino le lezioni nelle scuole vennero sospese e tutti ci mettemmo davanti alla TV per seguire un’ininterrotta edizione straordinaria del telegiornale.
Durante i 55 giorni della sua prigionia, Moro subì un processo politico da parte dei brigatisti, comunicò per lettera con la famiglia, diversi personaggi politici e il papa di allora Paolo VI. E le Brigate Rosse diffusero una serie di comunicati e di polaroid scattate al presidente della Democrazia Cristiana. Quella che abbiamo scelto fu la prima, pervenuta tre giorni dopo, che dette la certezza che fosse ancora vivo. Indimenticabile, è in grado di mostrare l’uomo e le sue emozioni di quel drammatico ultimo periodo della sua vita. In essa Moro appare stanco, provato, triste, disincantato, forse non rassegnato.
Sappiamo come andò a finire: dopo 55 giorni di prigionia Moro venne ucciso e il cadavere fatto ritrovare nel portabagagli di una Renault 4 rossa abbandonata in via Caetani, a metà strada tra Botteghe Oscure, la sede del PCI, e piazza del Gesù, la sede della DC.
Questi i fatti scarni. Rimangono molti punti interrogativi, per esempio riguardo al possibile coinvolgimento/infiltrazione di servizi segreti di altri paesi, di logge massoniche, della mafia o dei servizi segreti deviati.
Ma questa è materia per gli storici dei secoli a venire, ammesso che riescano a fare chiarezza su questa torbida storia.
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