fotogrammi di un decennio

Da Dony


Sono nata in una clinica ostetrica che in altri tempi era stata una clinica psichiatrica.
Chissa', forse mentre venivo alla luce devo avere respirato a pieni polmoni un po' della follia che ancora aleggiava nell'aria ed impregnava le pareti, nonostante la riverniciatura delle stesse e la disinfestazione degli ambienti che pero' non puo' cancellare la sofferenza dell'umano vivere.


A un anno mio padre mi infilo' in una specie di marsupio, mi carico' sulle sue spalle e inizio' a portarmi con sè ogni volta che si inerpicava sulle vette dei nostri monti.Credo che il mio amore per la montagna abbia avuto proprio in quei momenti lontani la sua origine.
A due anni tentai il suicidio lanciandomi dal mio lettino dopo avere scavalcato le sbarre di legno.Me la cavai con un occhio nero, contusioni ovunque e fiotti di sangue dal naso.

A tre anni iniziai a frequentare la scuola materna, e contro ogni catastrofica previsione da parte dei miei genitori che gia' intravvedevano in me i primi segnali di asocialita', tornai a casa dopo il primo giorno tutta sgambettante, felice e contenta.Tale felicita' duro' fino a quando non mi fu comunicato che ci sarei dovuta tornare anche il giorno dopo.Quello stesso anno minacciai mia madre incinta che se mi avesse regalato una sorellina invece del fratellino tanto atteso, avrei lanciato la neonata nel fiume sottostante la nostra casa.La nascita di un maschietto scongiuro' l'esecuzione di un delitto efferato.
A quattro anni smisi di giocare con le bambole, quando mi accorsi che erano molto piu' divertenti le scorribande con gli altri bambini del quartiere, tutti rigorosamente maschi.
A cinque anni mio padre stabilì che era giunta l'ora di provvedere alla mia cultura e mi insegno' come funzionava il meccanismo delle lancette di un orologio, e di conseguenza a leggere le ore.

A sei anni, mentre i miei compagni di classe imparavano le prime nozioni di ortografia e grammatica, io leggevo speditamente Pippicalzelunghe  ( non paga di saper leggere le ore, avevo spremuto il povero padre fino all'esaurimento, d'altronde se l'era cercata lui).
A sette anni mio padre stabilì che era giunta l'ora di farmi superare la fobia per le galline, e opto' per una terapia d'urto, buttandomi urlante di paura al centro del pollaio strapieno di polli isterici che mi beccavano le gambe, forse piu' spaventati di me.Questa gliel'ho perdonata solo dopo la sua morte, in tempi recenti.E naturalmente sono ancora alektorofobica, tengo a precisare.  
Quando compii otto anni il mio fratellino si ammalo' gravemente, e venne ricoverato in un ospedale fuori regione, dove lo trattennero in cura per qualche mese.Mia madre ovviamente rimase con lui per tutto il tempo, mentre io e papa', durante quel periodo, ci trasferimmo a casa dei nonni, che mi volevano un bene dell'anima e non mi facevano mancare niente, nè materialmente nè affettivamente.Pero' io pativo tantissimo la lontananza di mamma e di mio fratello, e reagii chiudendomi parecchio in me stessa.Gli unici ricordi piacevoli che ho di quell'anno sono le lunghe gite in treno con papa' tutte le domeniche, per raggiungere l'altra nostra amatissima meta' della famiglia a Torino.Quando ormai eravamo prossimi ad un Natale che si prospettava molto triste, promisi a Gesu' Bambino che avrei rinunciato ad ogni regalo materiale, pur di poter riavere a casa con me la mamma e mio fratello.Le mie preghiere furono esaudite.




Quando compii nove anni, rumorosamente come era vissuta, la nostra TV in bianco e nero esalo' l'ultimo respiro, emettendo un boato che venne udito fino a qualche isolato di distanza dalla nostra casa.Allo spavento iniziale subentrarono grida di giubilo, nel renderci conto che ora papa' non aveva piu' uno straccio di scusa per evitare di comprare, finalmente, la nostra prima TV a colori.


A dieci anni passai una parte delle vacanze estive in campagna con i miei nonni, trascorrendo le serate seduta in poltrona con il nonno a tifare per l'Italia ai mondiali di calcio.E insieme a lui esultai e festeggiai a gran voce quando la squadra azzurra divenne campione del mondo, per la prima volta da quando io ero nata.Fu l'estate piu' bella di tutta la mia infanzia.E l'ultima in cui guardai il mondo con occhi innocenti.

Con questo post partecipo al gioco del ricordo ideato da NININ, anche se mi sa che sono andata molto fuori tema, per non dire completamente fuori binario, ma non sono riuscita a fare di meglio.Per saperne di piu' ed eventualmente prendervi parte, cliccate sul banner.Le foto sono messe alla rinfusa, perche' non me ne sono rimaste molte di quel periodo e mi sono dovuta arrangiare in qualche modo; la loro pessima qualita' è conseguenza dell'incedere del tempo.Alcune le potete ingrandire, altre no perche' le ho tagliate.Alla stesura di questo post ha collaborato MADRE, che ringrazio per avere colmato alcuni miei vuoti di memoria ( fortuna che quella operata al cervello è lei!!!).

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