Basterebbe il titolo per qualificare questo giovane combo di fenomeni. L’EP in questione, Sarabande to Nihil, è il risultato di una campagna di crowdfunding iniziata durante il loro tour mondiale dell’anno scorso. Si tratta di tre pezzi, del vecchio materiale risuonato completamente, che aggiunge un altro tassello ad una discografia, fino ad ora, ineccepibile e che qualifica i Ne Obliviscaris come uno di quei pochissimi gruppi, peculiari e uguali a nessun altro, che riesce a lasciarmi, ogni santa volta, a bocca aperta come un fesso, tipo gli Enslaved per capirci. La formula è quella del black progressivo (sì, è una definizione del cazzo, ma non c’è modo di dire altrimenti) infarcito di violini, voci pulite e tempi dispari, costruito con una perizia e un equilibrio tali che ti vengono a mancare le parole e ti assale una precisa voglia di bestemmiare per esprimere stupore e meraviglia.
Se siete tra i fortunati partecipanti alla suddetta campagna di crowdfunding sapete di cosa sto parlando e quindi siete anche i possessori di questo spettacolare EP, perché ve lo siete visto recapitare a casa sotto Natale. In caso contrario, o avrete la fortuna di reperirlo in qualche mercatino dell’usato (ma non credo che esistano idioti al mondo che si priverebbero di una cosa del genere), o dovrete fare come me e cercarlo in rete perché è stato autoprodotto in numeri risicatissimi (quindi non attraverso la Season of Mist) e non verrà mai più pubblicato. Sappiamo che ci saranno altre campagne di crowdfunding per gli australiani quindi, se questa è la nuova tendenza del mercato discografico, bisogna fare molta attenzione e stare sul pezzo.