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Fouad Mezher, supereroi alla libanese

Creato il 21 ottobre 2011 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Fouad Mezher è nato in Brasile ma è tornato in Libano, paese di origine dei suoi genitori, già da bambino. Le difficoltà scolastiche e di inserimento prima, e una difficile situazione familiare lo hanno avvicinato al disegno prima e al fumetto poi, facendolo diventare oggi una delle giovani promesse libanesi. Accanto alla collaborazione storica con il magazine Samandal Comics di Beirut, partecipa assieme ad un nutrito gruppo di illustratori e artisti al progetto del calendario 2011 lanciato dall’ong italiana COSV.

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Iniziamo dall’inizio. Da dove vieni e dove vai?
Sono nato in Brasile e mi sono trasferito in Libano quando avevo sei anni. Prima che potessi tenere in mano una matita, era mia madre a disegnare per me. I miei genitori mi hanno sempre incoraggiato a disegnare, e per quanto mi ricordi, lo facevano un po’ tutti. All’inizio, arrivato in Libano, ho avuto problemi nell’inserirmi, prima di tutto per la lingua, quindi arte era l’unica materia scolastica in cui mi sentivo sicuro, a mio agio. Quando alle superiori ho iniziato ad andare bene anche nelle altre materie, avevo già deciso che il disegno era la cosa che volevo fare nella vita (al tempo ero come ossessionato dal Tarzan della Disney, quindi il mio lavoro dei sogni era lì, negli studi Disney!).
Poi mio padre venne a mancare quando avevo 12 anni. Fu piuttosto devastante per la mia famiglia ma probabilmente, se le cose fossero andate in maniera diversa, non mi sarei immerso così nei fumetti. Prima di questo disegnavo soprattutto dinosauri, poi ho sviluppato una mania per i supereroi, per Batman in particolare (per molti motivi, alcuni piuttosto ovvi, vedevo un legame tra la sua storia e gli eventi che mi stavano succedendo). Sono ancora oggi un grande fan di Batman. Il mio primo fumetto fu un adattamento di un episodio della serie animata di Batman degli anni Novanta. Poi ho fatto due fumetti brevi come progetto scolastico che erano il seguito de ‘La commedia degli equivoci’ e del ‘Macbeth’ di Shakespeare. Shakespeare era davvero interessante per me al tempo del liceo.

Fouad Mezher, supereroi alla libanese> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="342" width="220" alt="Fouad Mezher, supereroi alla libanese >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-38568" />E da innamorato di Batman, come sei arrivato al fumetto libanese?
Dopo la morte di mio padre, ho iniziato a collezionare fumetti. Per la maggior parte erano uscite mensili di supereroi, che era anche l’unica cosa che riuscivo a trovare in Libano. In un secondo tempo ho avuto accesso a molte più cose, come i lavori di Joe Sacco.
Ho studiato disegno grafico all’American University di Beirut. Sono stato molto fortunato che entrambi gli insegnanti di Animazione e Illustrazione della AUB fossero interessati o lavorassero nel campo del fumetto e mi hanno incoraggiato molto (li considero ancora oggi due dei miei migliori amici). E sono stato molto fortunato che anche due dei fondatori del magazine Samandal Comics insegnassero all’AUB. Il primo era Hatem Imam. Mi ha preso quando stavano ancora mettendo insieme Samandal. Ho preparato una storia breve come progetto per il corso che teneva e come risultato mi ha parlato del progetto del magazine. Ho quindi preparato il primo capitolo della mia storia ‘The Educator’ e l’ho proposto per il numero zero.
Passarono diversi mesi senza che sapessi qualcosa del progetto, quando sono venuto a sapere del lancio della rivista. Il pubblico ha risposto positivamente a ‘The Educator’ così mi sono sentito incoraggiato a continuare. Era una cosa che portavo avanti durante le pause e le vacanze universitarie. È stata un’esperienza davvero intensa perché avevo parecchia libertà di azione. L’unica restrizione era che doveva essere in bianco e nero. Col tempo mi sono innamorato della tecnica e ho potuto imparare molto lavorando al progetto. Ho pubblicato anche due storie brevi, sempre su Samandal, ma a parte questo, non ho pubblicato niente finché The Educator non è arrivato alla fine, nel 2010.

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Com’è la situazione per gli autori di fumetto in Libano? È un lavoro vero, o la vita ti costringe a tenerlo come hobby?

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No, non è una cosa di cui si possa vivere in Libano, il fumetto; resta qualcosa a latere (ho un lavoro part-time come grafico e per la maggior parte del tempo lavoro a illustrazioni su commissione). Il pubblico del fumetto in Libano è davvero limitato e credo che in parte sia colpa del fatto che raramente vengono pubblicati lavori di buona qualità. La situazione sembra migliorare ma molto lentamente, quindi l’unica possibilità, per poterci campare, è pubblicare all’estero.
È un buon momento per mettere in piedi progetti mediatici diversi. Sto iniziando a considerare le possibilità di distribuzione che l’iPad permette. Una volta ho provato a entrare nello stand DC a una fiera e sono stato bloccato immediatamente da un legale. Parlando con altri che stanno tentando di pubblicare indipendentemente, in pratica, nessuno vive decentemente! Penso seriamente che la distribuzione digitale possa essere qualcosa di veramente utile a rimuove molti limiti perché è economicamente molto più accessibile. Nello stesso tempo, non auspico la morte della stampa tradizionale. L’oggetto ‘fumetto’ resta molto importante per il fumetto stesso, credo.

Fouad Mezher, supereroi alla libanese> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="320" width="204" alt="Fouad Mezher, supereroi alla libanese >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-38571" />Sullo sfondo di una ‘quasi-Beirut’, i personaggi del tuo The Educator si muovono con numerosi rimandi alla politica e all’attualità del tuo paese, con numerose critiche alla società ipocrita e cinica. Pensi al fumetto come al mezzo adatto a parlare anche di politica?
Penso che il fumetto, come mezzo, possa essere usato per esprimere qualunque cosa, quindi anche come uno strumento politico. Del resto la storia già ce lo insegna. Ho già citato Joe Sacco, ma anche guardando indietro a Capitan America o a Batman, i modi in cui si può far passare un concetto o un’idea attraverso il fumetto sono praticamente infiniti. Mentre lavoravo a The Educator non mi ero fatto alcun tipo di scaletta, ma il primo capitolo iniziava con un’esplosione e a quel tempo era notizia quasi quotidiana l’omicidio di qualche politico in Libano, spesso con auto-bombe, quindi molte persone legarono la mia scelta narrativa agli eventi del tempo. Solo in un secondo momento ho iniziato ad usare il fumetto per commentare cosa stava succedendo nel mio paese. Con il mio nuovo progetto, Enigma, spero di riuscire ad utilizzare le possibilità del fumetto per raccontare la crisi economica americana e i suoi effetti sul mondo intero (tra le altre cose, ovviamente).
Penso che più o meno tutti i fumetti pubblicati nel mondo arabo siano direttamente o indirettamente politici.

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Come vedi il fumetto arabo?

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Ammetto di non essere la persona migliore a cui fare questa domanda: ho il sospetto di non essere sufficientemente attento alla scena araba. Una cosa che posso dire del Libano (fumetto a parte) è che la maggior parte degli artisti oggi è più impegnata a dimostrare quanto è libanese/araba (parlo dal mio punto di vista, ovvio). Una parte del problema è che questo è il modo più facile e veloce per ottenere visibilità ma il risultato di tutto questo è una produzione superficiale che alle volte mette in ombra problematiche contemporanee molto più importanti per il Libano (come ad esempio l’alto livello di razzismo, aspetto della società ancora troppo poco considerato o sottolineato).
Quindi, volendo utilizzare il fumetto per promuovere il cambiamento sociale, c’è ancora molto da fare…

 

Riferimenti:
Sito internet:fouadmezher.blogspot.com
Samandal Comics: www.samandal.org
Calendario 2011 per COSV: www.cosv.org/new

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