Foursquare marketing, risultati e interpretazione dei dati

Creato il 23 settembre 2010 da Rockinberto

Parlando di “nuove iniziative di marketing” utilizzando Foursqaure, c’è un lungo post su Brand Builder Blog che descrive e critica diffusamente tutta un’operazione fatta da McDonald’s in US che cercherò di riassumere qui di seguito.

- L’iniziativa: per un solo giorno McDonald’s ha messo in palio dei buoni da 5 o 10 Dollari per gli utenti di Foursquare che avessero fatto check-in in un loro ristorante durante quella giornata

- I risultati: secondo le dichiarazioni di Rick Wion – social media marketing director di McDonald’s – l’operazione ha avuto un successo incredibile, portando a un incremento delle visite ai punti vendita del 33% in quella singola giornata

- La verità: a quanto pare, il 33% di incremento è stato solo dei ceck-in su Foursquare, mentre il reale traffico sui punti vendita (cioè il reale numero di persone che sono entrate in un ristorante)… non è stato nemmeno misurato. Nota a margine, magari superflua ma importante: il check-in su Foursquare può essere fatto anche se siamo spaparanzati sul divano di casa a 5 isolati di distanza (ergo: non è per nulla significativo)

- Ulteriore appunto: Olivier Blanchard (autore del post su Brand Builder Blog) critica anche il fatto che Foursquare possa essere stato (ammesso e non concesso che i risultati reali siano stati altrettanto positivi) il “barbatrucco” a cui si è dovuto un così grosso successo. In effetti, il vero incentivo erano i buoni offerti, non tanto il fatto che li si potesse richiedere tramite l’utilizzo dell’applicazione. Anzi, probabilmente sarebbe stato più sensato usare dei semplici poster (riutilizzabili) fuori dai ristoranti che invitavano a partecipare alla promozione con un “solo per oggi”.
Al di là del racconto in se’ e delle critiche più o meno condivisibili di Olivier Blanchard, mi premeva tornare su un’annosa questione che spesso e volentieri è stata e continua ad essere trascurata dalle persone che si occupano di marketing, pubblicità e promozione: la misurabilità fine a se’ stessa. Come in questo caso, si tende spessissimo a misurare l’efficacia di un’operazione riferendosi allo strumento utilizzato e non al risultato finale portato. Ovvero: perché il presunto successo dell’operazione di McDonald’s è stato misurato in termini di check-in su Foursquare e non di panini venduti? Perché su internet si tende ancora a misurare il click-rate e non altro? Che senso hanno le campagne televisive di cui si misurano solo i risultati di comunicazione (i GRP, tanto per intenderci) e non le vendite portate? Perché, tanto per rifarmi al mio post precedente, una campagna di guerrilla viene ritenuta efficace nel momento in cui crea scalpore? E’ un po’ come se un contadino si dichiarasse soddisfatto di aver dato il 33% di colpi di zappa in più al suo campo rispetto al giorno precedente invece di prestare attenzione ai chili di verdura prodotti (o meglio ancora, ai chili di verdura venduti).

E’ chiaro che tutto deve partire da lì e che non si può prescindere dai risultati di comunicazione. Ma tali risultati devono poi essere tradotti in ROI tramite vari passaggi e tassi di conversione. Blanchard lo esemplifica molto bene con questo schemino che avrebbe applicato al caso McDonald’s:

Reach → Response → Visits → Foursquare Check-ins → Transactions → Revenue (then repeat)

Non è una cosa difficile e soprattutto tutti i punti sono misurabili. Come al solito, basta pensarci. E farlo.


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