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Fox files

Da Straker
Recentemente è stata trasmessa la nuova serie di “X files”, la gloriosa produzione televisiva degli anni '90 con protagonisti gli agenti, Dana Scully (interpretata da Gillian Anderson) e Fox Mulder (l’attore David Duchovny).
Due episodi hanno subito catturato l’attenzione di molti fruitori per il riferimento a temi quali la geoingegneria clandestina, il Nuovo disordine planetario, il ruolo egemone del complesso militare-industriale, l’energia del punto zero… Come giudicare l’operazione? In vero, le due puntate sono deludenti, perché tendono a presentare problemi tanto scottanti attraverso regia, sceneggiatura e recitazione fumettistiche che ridicolizzano i contenuti. Chris Carter non intende certo denunciare i crimini governativi, ma, per mezzo di un personaggio iperbolico ed improbabile, il giornalista Tad O’ Malley (Joel Mc Hale), riesce ad isolare l’informazione indipendente nella nicchia delle esagerazioni, delle leggende metropolitane, persino della paranoia. Sintomatiche sono certe parole-chiave (ossessione, credere…) usate proprio per screditare e delegittimare i ricercatori non allineati, dipinti come creduloni compulsivi.
La rozzezza degli episodi si intreccia poi con una sottile disinformazione, quando, ad esempio, si tenta di scagionare gli Altri da ogni responsabilità nei rapimenti. Le situazioni sono ostentate, ingigantite: l’enfasi toglie credibilità alle indubbie scelleratezze del sistema, il pathos soverchio trasforma le storie in melodrammi con la tresca tra Dana Scully e Fox Mulder esibita con moduli narrativi da teleromanzo. Mancano le atmosfere gotiche, le inquadrature suggestive. Non si deve, però, pensare a trascuratezza, piuttosto ad una precisa volontà di rivelare un paio di segreti per smentire tutto.
Nel complesso, i “capitoli” non incentrati sulle cosiddette cospirazioni risultano migliori: qui si recupera un po’ di suspense e del vecchio smalto, anche se l’episodio intitolato “Babilonia”, pur basato su una premessa discreta (l’uso di sostanze psicoattive per accedere alle dimensioni invisibili) crolla rovinosamente, non appena si inciampa nel solito stereotipo del musulmano terrorista (qui senza barba prolissa) con tanto di preghiera ad Allah, prima che il martire si immoli, imbottito di esplosivo, per uccidere persone innocenti. Siamo nel campo della propaganda più spudorata, del più becero sciovinismo statunitense: il coinvolgimento di governi e servizi segreti, sbandierato nelle altre sezioni, dov’è finito? Altro che dissonanza cognitiva!
Insomma, tra manicheismo (noi Amerricani buoni e gli altri cattivi) e superficialità, “X files” nuova serie è un astuto espediente per spettacolarizzare e sminuire la guerra climatica e gli inside job. Peccato che la geoingegneria bellica e le operazioni falsa bandiera appartengano ad una tragica, evidente realtà, sebbene gli apparati tentino in ogni modo di censurarla o di ridurla a “teoria della cospirazione”(sic).
In fondo siamo al cospetto, nonostante qualche venatura underground, di un prodotto partorito dai media istituzionali, nel caso specifico dalla famigerata Fox e "fox" – è noto – significa “volpe”…

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