Fra "economia reale" e finanza: quale il confine?

Creato il 23 luglio 2012 da Alessandro @AleTrasforini

Borse (nuovamente) a picco, indici di spread prossimi al superare qualunque record, tassi di interesse sul lungo termine pressochè insostenibili per le casse di uno Stato "senza crescita": è questo l'inizio della (nuova) tempesta speculativa promessa (e promossa) da quelle autorità sintetizzate sotto il nome di "mercati"?  Queste insondabili ed invisibili autorità distruggono, ormai quasi a piacimento, ricchezze di Stati e patrimoni di popoli: possono essere ascoltate, assecondate o combattute. Il percorso intrapreso dalla Grecia rischia di diventare il "memorandum" migliore da citare: fra sacrifici e "compiti a casa" inutili, sembra ormai sempre più realistica (ed imminente) la possibilità di vedere lo Stato ellenico catapultato fuori da quell'irreversibile Euro(pa) da difendere ad ogni costo. Se sta maturando questa "conclusione", forse, è perchè la Grecia rappresenta uno Stato abbastanza piccolo da poter essere ignorato nel "bilancio" mondiale: sarà dunque default finanziario controllato nel mese di settembre?  Il ventaglio di ipotesi possibili si sta aprendo...neppure troppo lentamente. Mentre infuria la tempesta finanziaria, continuano le discussioni sulla credibilità del "sistema Europa" e delle entità che lo compongono: (per) quanto resisterà l'intero sistema? Siamo su un piano inclinato in cui è impossibile limitare la caduta? Rimane, non troppo sullo sfondo, anche la questione italiana: i troppi "compiti a casa" svolti non sono serviti a ridare allo Stato italiano neppure un minimo di credibilità? Stando a quanto dichiarato ufficialmente, l'attuale situazione deriverebbe da un "contagio" ereditato dalla difficile situazione spagnola. Che ne sarà di spending review, riforma delle pensioni, "aggiustamenti" sul mercato del lavoro? Che ne sarà della (solo sbandierate) riforme istituzionali da concordare e concertare in Parlamento? Rischia di finire tutto in un nulla di fatto, a fronte di questo aggravamento nella crisi? Che ne sarà della tempesta di tasse, ritenuta assolutamente inevitabile per risparmiare Italia (ed italiani) dal default generale? Quali risposte è possibile fornire, in chiave neppure troppo ipotetica, a tutte queste domande?  E' possibile trovare parte delle spiegazioni (e delle soluzioni?) nelle parole pronunciate dal Premier Mario Monti, nella visita in Russia di ieri? Basterebbe affermare che "Politica ed economia devono procedere insieme"? Il futuro si presuppone più roseo partendo dal solo presupposto che unità politica ed economica vengano fatte "marciare" assieme? L'aver pensato meccanismi di sostegno economico a Stati in difficoltà rappresenta davvero un primo ed importante passo verso una migliore sostenibilità del sistema? E' anche possibile valutare la possibilità di pensare ed ideare nuove soluzioni per "svincolare" la cosiddetta "economia reale" dalla finanza? E' ormai acclarato che, laddove la finanza produca buchi o danni, debba arrivare l'economia reale a risponderne: basti pensare ai punti di PIL da utilizzare per ripianare gli interessi sulla (maturata) montagna di debito pubblico cumulato. Guardando alla sola Italia, infatti, (parte del)le misure prese dal Governo Monti hanno contribuito ad arginare l'enorme mole di "danni" prodotta dall'economia finanziarizzata. Tali fatti sembrano andare in netta controtendenza con quanto affermato ieri dallo stesso Premier, giunto a Mosca per un incontro afferente alla firma di trattati commerciali fra Italia e Russia: "Domani abbiamo una serie di importanti contratti da firmare tra imprese italiane e russe: questa è l’economia reale." Preoccuparsi esclusivamente dell'economia reale esclude la possibilità di preoccuparsi del confine (sempre più labile) esistente con il campo finanziario? Mentre la tempesta speculativa infuria(va), purtroppo, larga parte degli "ombrelli" vengono prodotti attingendo a risorse (e misure) generate nel campo dell'economia reale.  I contratti da firmare tra imprese sono economia reale, così come sono "economia reale" le infinite micro-economie devastate da questa oscurità senza apparente tregua: 2 nuovi posti di lavoro indeterminato su 10, potere d'acquisto sempre più minimale e risicato, rinunce micro-economiche incapaci di contribuire a "crescita macro". Tutto questo rischia di aggravare, purtroppo, la contaminazione in corso fra finanza ed economia: possono essere analizzate come comparti stagni e separati l'uno dall'altro?  Qualunque risposta possibile sembra scontata, stando ai fatti cumulati nella storia recente.  Mentre la finanza specula, infatti, l'economia reale riesce anche a guadagnare: stando a quanto affermato dallo studio "The Price of Offshore Revisited", infatti, l'economia nascosta in paradisi fiscali ammonterebbe a "soli" 26mila miliardi di Euro. Considerando ed incrociando i dati provenienti da Fmi, Banca Mondiale e Bank of International Settlements sembrano essere queste le proporzioni di guadagno riscontrati da una certa "economia reale" in questi ultimi anni. E' assurdo scrivere che questi capitali hanno risentito in maniera pressochè irrisoria della crisi?  Andando oltre qualunque ragionamento, sembra sempre più necessario includere dibattiti come questi nella ricerca di soluzioni per un'uscita da questo tremendo stallo.  Per il resto, purtroppo, la tempesta prosegue.  Per non scrivere, poi, delle forme di sovranità perdute e/o sospese a seguito dell'eccessiva "finanziarizzazione".

Per saperne di più: "Merkel vuol dare lezioni a tutti ma è piena di titoli tossici", L'Unità, 23-7-2012 (http://www.unita.it/economia/merkel-vuol-dare-lezioni-a-tutti-br-ma-ha-banche-piene-di-titoli-tossici-1.431901)
"I mercati? Conta l'economia reale", La Stampa, 22-7-2012 (http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/463235/)
"Il club dei ricchi nasconde 32mila miliardi di dollari nei paradisi fiscali", L'Unità, 23-7-2012

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