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Fra le brezze di Eolo

Creato il 23 gennaio 2011 da Natale Zappalà

Fra le brezze di Eolo

L'unione inscindibile fra il cielo zaffiro, il mare corallo e le incontaminate spiagge, recanti nei colori il ricordo della cenere e dei lapilli da cui furono concepite.Non sono cambiati poi di molto gli scenari che migliaia di anni fa indussero i primi abitanti delle isole Eolie a localizzare presso quell'autentico paradiso naturale la dimora del loro mitico sovrano e progenitore, poi divenuto per i Greci il dio dei venti.

Ancora oggi numerosi turisti giungono a Lipari per trascorrere qualche giorno finendo poi per passarci l'ntera vita, al riparo dallo smog, dalla routine, dall'onnivora e pervasiva etica protestante della produttività ad ogni costo. Come dire, tutti coloro che approdano a Lipari, Salina, Vulcano, Alicudi, Filicudi o Panarea restano ammaliati dal fascino di latitudini capaci di alleviare quell'opprimente senso di ansietà che troppo spesso anima i contemporanei: alle isole Eolie si smette di inseguire e si comincia a respirare.

Ma c'è una curiosità che certamente contribuisce ad alimentare i millenari misteri di cui sembra intriso l'arcipelago delle meraviglie, da sempre oggetto dell'interesse dei navigatori antichi, alla ricerca di preziosa ossidiana e piazzeforti utili a monitorare i transiti navali passanti per la Sicilia: alle Eolie, nel VI sec. a.C., venne sperimentato uno dei primi sistemi di gestione in comune della terra documentati dalle fonti.Correva l'anno 580 ed un gruppo di Greci provenienti da Cnido si insediava a Lipari, dove iniziava a convivere con gli indigeni, i discendenti da Eolo. Una parte della popolazione coltivava la terra della comunità dislocata nelle varie isole lì intorno, mentre gli altri, allestita una flotta si diedero a contrastare per mare i pirati etruschi. Di questa attività navale, per altro, rimane traccia in una serie di ex voto depositati dai Liparei al santuario di Apollo a Delfi in ricordo di alcune vittorie navali conseguite sui Tirreni.

Gli scavi archeologici condotti sull'acropoli di Lipari hanno poi restituito un reperto enigmatico, capace di chiudere emblematicamente quel cerchio fatto di legami atavici che intrecciano da sempre questi luoghi magici, le Eolie e le due sponde dello Stretto: un serpente di bronzo, che ci piace connettere al mito di Giocasto, il figlio di Eolo che avrebbe fondato Reggio, “la città del re”. Secondo la leggenda egli sarebbe morto sul sacro promontorio Calamizzi, ucciso dal morso di un rettile. Quel luogo, oggi scomparso, conserva ancora l'eco di antichissimi anatemi – il tratto di mare viene ancora considerato maledetto dai sommozzatori che evitano di immergersi in quel punto – se è vero che ancora nel corso del Medioevo vi sorgeva una chiesa intitolata a San Giorgio Drakoniaratis, cioè “del serpente”.

In fondo, l'Area dello Stretto non smette mai di stupire, di incantare, col suo arcano e smarrito patrimonio di memorie che ancora oggi ci avvince, specie quando ci apprestiamo ad abbandonarle per sempre.


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