Il fracking per aumentare il petrolio. Ora si utilizzano trivelle orizzontali accettate anche dove la perforazione idraulica è vietata
Petrolio o non petrolio questo è il problema. Mentre Legambiente con il decimo rapporto ‘Comuni Rinnovabili’ premia l’Italia per l’uso di impianti fotovoltaici e accumulo energetico, purtroppo nel resto del mondo si rimane ancorati ad un’economia basata su fonti fossili.
Uno dei maggiori spettri è la tecnica del fracking, che ha attratto con molta voracità investitori, che si sono impegnati per una nuova corsa all’oro. Partito dagli Stati Uniti, solitamente il fracking liberava fiumi di shale oil, ma ora grazie ad una nuova tecnologia sarebbe possibile recuperare giacimenti di petrolio convenzionale. Ciò consentirebbe di aumentare le riserve mondiali di 141 miliardi di barili, in percentuale si parla di un aumento dell’8% rispetto ai 1.687,9 miliardi di barili di riserve del 2013. Questi i dati della Bp Statistical Review.
Il nuovo uso del fracking è sostenuto dalla studio di Ihs, che ha localizzato pià di 170 giacimenti sopratutto nella zona del Nord America. Pozzi in declino che attraverso la fratturazione idraulica e la perforazione orizzontale potrebbero aumentare sia la produzione annua, ma anche il ciclo di vita. Un esempio è la Francia dove il fracking è vietato, ma l’utilizzo di trivelle orizzontali e tecniche all’avanguardia sono state utili per risvegliare il giacimento di Saint Martin de Bossenay, vicino Parigi, lasciato a se stesso dal 1996.
Le ripercussioni della trivellazione orizzontale ancora non sono valutabili, ma la tecnica del fracking, diffuso in America, ha portato non pochi problemi agli abitanti, come ad esempio la miscelazione di gas con l’acqua potabile o il rilascio di materiali dannosi per l’agricoltura nei campi.