Non molto distante dalla tomba Vend-Kahrun si trova un altro bellissimo sepolcro con pitture murali e qualche iscrizione. Vi figurano due porte dipinte, con ai lati due personaggi.
La figura sinistra della porta laterale è facilmente riconoscibile come Kahrun, non solo dall’aspetto e dalla bipenne che tiene in mano, ma anche dalla iscrizione ben leggibile vicino alla sua testa.
Invece non è individuabile la persona raffigurata a destra della porta, essendo l’iscrizione quasi interamente deteriorata e sarebbe inopportuno azzardare una qualunque ipotesi seria. Però non vi è dubbio che si tratti di una figura maschile dall’aspetto gentile, contrariamente a quello burbero di “Caronte”, pur vestendo abiti simili.
Il messaggio epigrafico leggibile si presenta cosi:
Pelasgo-Etrusco
Albanese
Italiano
KHA
Kah
Verso
RUN
run
la conservazione
KHUN
kund
luogo
KHU
ku
dove è
LIS
lis
la fiera casata
La parola Lis, in questa iscrizione, non è al plurale: qui ha il significato etnografico di discendenza dalla stessa casata. Come aggettivo, Lis assume il valore attribuito personale, cosi per esempio: Ësht lis, letteralmente è una quercia, significa uomo solido, onesto, fiero. Ha inoltre un significato composto per esprimere la fierezza della stirpe, come nelle locuzioni: Lisi i gjinisë = la quercia della genesi, Lisi i gjakut = la quercia del sangue.
La porta (Dera) in albanese è simbolo di casata, oppure Ju mbyll dera = gli si è estinta la casata. Perciò le porte raffigurate in questa tomba possono voler simboleggiare la casata. D’altra parte non si può scartare l’ipotesi che le porte rappresentino il passaggio da una vita all’altra.
Di fronte all’ingresso della tomba, in fondo alla scala, appare un ‘altra porta uguale alla prima, ornata con una cornice di pitture floreali. Ai due lati è dipinto “Caronte”. Al di sopra della figura di destra si distingue bene la scritta KHARUN, mentre l’altra purtroppo è illeggibile:
Un po’ più lontano si trova una tomba spaziosa, adornata con dipinti murali di soggetti vari, ingiustamente e inspiegabilmente chiamata “La Tomba dell’Orco”. Si tratta di un’opera scavata con un lavoro di notevole impegno e affrescata con rara maestria.
Ogni parete raffigura un soggetto diverso, accompagnato da brevi iscrizioni, la maggior parte delle quali appare rovinata dal tempo e forse dall’imperizia e negligenza dei primi scopritori.
Per fortuna, qualche scritta si è conservata, tanto da poterla leggere e interpretare il suo significato.
È una magra consolazione poterne comprendere solo tre, fra tante iscrizioni, ma il tempo consuma la bellezza e rende inafferrabili i messaggi di coloro che intendevano far conoscere ai posteri le loro vicende umane. In compenso imprime loro una patina di vetustà, velata di mistero.
Leggiamo dunque questa lapidaria iscrizione:
Pelasgo-Etrusco
Albanese
Italiano
NE
Në
Nell’
ITHNIA
idhnia
afflizione
Questo messaggio murale si trova esattamente sopra la testa della figura a destra, probabilmente una donna. Purtroppo, l’iscrizione di fronte al suo volto è illeggibile.
Alla destra della donna è dipinto un personaggio maschile dalle fattezze robuste. Al suo lato si vede un iscrizione che va dalla testa al gomito, ma neanche questa è leggibile.
Sarebbe stato interessante conoscere il dialogo tra questi due personaggi, separati da un albero sui cui rami si muovono due piccolissimi uomini, che forse rappresentano le anime dei defunti di quella casata.
Su un ‘altra parete appare un grande dipinto scrostato, frammentato nel suo concetto come per deviare il simbolo delle idee frantumate nella descrizione di un evento importante che doveva essere raccontato ai posteri, ma il tempo ha tutto occultato, salvando appena poche lettere:
Pelasgo-Etrusco
Albanese
Italiano
U
U
Sia
THUSTE
thashtë
raccontato
Cosi non sappiamo che cosa avremmo dovuto sapere: qualche cosa che, purtroppo, ci è stato negato… ed è un vero peccato!
Il tempo ha voluto che questo dipinto superbo arrivasse a noi in una dimensione metapsichica, dove una bella testa di donna si è conservata intatta tra le altre nascoste dalle nebulose, proprio per narrarci una frase saggia per loro, che diventi guida per noi:
Pelasgo-Etrusco
Albanese
Italiano
APN
Apun
Aperto
C..
kah
al (verso)
FEL
fal
perdono
KHE
ke
ottieni
FEL
fal
perdono
La parola Fal ha in albanese il significato di preghiera, perdono, dono. Per esempio, con l’espressione Shumë të fala = Molte (somma di) preghiere, perdoni, doni per te, si termina una lettera o si formula un saluto.
In questa iscrizione la parola Fel ha certamente valore di perdono. Però nella sua laconicità epigrafica è probabile che questo messaggio di fede avesse un triplice significato, come per esempio: Apriti alla preghiera, al perdono, al dono, e riceverai preghiera, perdono, dono.
Tratto dal libro L’etrusco lingua viva dell’autrice Nermin Vlora Falaschi