Frammenti milanesi/13 - Prestina(n)i

Creato il 03 dicembre 2010 da Mapo
L'Antico Forno, in corso S. Gottardo 19 a Milano è un grazioso prestinaio, per dirla al modo di una volta, che, come molti altri limitrofi, ha la piacevole caratteristica di sfornare pane, focaccce e altre succulenti leccornie a base di carboidrati, anche la sera, oltre che la mattina.Lo scopo, ovvio, è quello di permettere ai soliti, stanchi, lavoratori milanesi, di ritorno a tarda sera dall'ufficio, banca, ospedale, cantiere o negozio di sorta, di avere del pane un po' meno posso da servire a tavola.Se poi lo facciano davvero (i prestinai, non i milanesi) non lo so davvero, ma, anche se si trattasse solo di effetto placebo, è diventato ormai un vizio, tornando a casa la sera, fermarmi davanti all'insegna gialla e, portafogli alla mano, ordinare un panino o un bel pezzo di focaccia e, perchè no, una fetta di buon salame di cioccolato fatto in casa.L'ho fatto anche questa sera, rincasando.

A servirmi una signora tondetta, che arriva a stento sopra il bancone per passare gli acquisti ai clienti. La divisa: un grembiule giallo canarino sopra la sua camicia a quadretti verdi e rossi, a dir poco natalizia. A completare l'opera un cappellino bianco con una piccola visiera anteriore ad incorniciare, insieme ad un paio di occhiali rotondetti, un viso che si vede appena.
Prestinaia gialla: Come posso servirla -? Mi chiede con quel suo timbro di voce un po' acuto, simili allo squittio di un topolino.M: Mi tagli metà di quella focaccia - addito attraverso il vetro.Prestinaia gialla: Qualcos'altro?M: Si, anche un paio di fette di salame di cioccolatoPrestinaia gialla (con quel suo sorriso falso e stereotipato): Certo, subito! Desidera ancora qualcosa?M: No, graziePrestinaia gialla: Perfetto, sono 4 euro e 40
Come faccia, ogni volta, a sapere il prezzo senza pesare nulla (e come questo vari di volta in volta nonostante la merce rimanga la stessa) è un mistero. Forse, ho ipotizzato, più che di una prestinaia in carne ed ossa si tratta di un automa con le fattezze umane, una specie di SuperVicky schiacciata dall'alto in basso in una pressa, con incorporata una pesa di precisione (con tanto di calcolo della tara del sacchetto) sul palmo della mano dx. O, forse, spara un po' a caso.
M (allungando il braccio un buon metro oltre la vetrina per raggiungerla, il 5 euro di carta in mano): Prego!Prestinaia gialla (restituendomi 60 centesimi di resto con una fatica immane): Grazie, buona serata!
Dopo ci sono i soliti 3 secondi netti di silenzio, in cui mi vedo a pregustare il momento con quel fare sadico che prova il carnefice appena prima di avventarsi sulla vittima inerme. Poi sparo:
Mi fa lo scontrino, per favore?
Tutte le sere (o quasi) la stessa storia. Vorrei andare lì e mettere uno striscione davanti al negozio con scritto "lo scontrino non è un'opzione". E' meno radicale di farsi esplodere come un militante islamico all'interno della bottega, ma mi sembra comunque eccessivo. Così mi limito a chiederlo ogni volta, senza imbarazzo, ad alta voce davanti a tutti gli altri clienti, di modo che mi sentano e, chissà, traggano esempio.
Lei, con quel sorriso sempre più finto, mi guarda da dietro il bancone, si avvicina alla cassa e batte le cifra. Strappa lo scontrino e me lo porge, non senza fatica. Il sorriso le si allarga sul viso sempre di più, fintissimo. Ce l'ha ancora sulla bocca quando esco in strada, nel freddo di questa sera d'inverno.

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