Francamente me ne infischio #5

Creato il 01 aprile 2014 da Nereia @LibrAngoloAcuto

Finalmente, dopo non so nemmeno io quanto tempo, mi sono fatta coraggio (forse sarebbe più corretto dire violenza) e ho finito Half-Blood di Jennifer L. Armentrout. Il libro è inedito in Italia (credo ancora per poco perché sono usciti altri libri di questa scrittrice e pare abbia avuto un discreto successo presso gli appassionati del genere). Le buone notizie sono due però. La prima è che dopo un tempo che mi è sembrato interminabile (parliamo di mesi) ho finito il libro e la seconda è che finalmente questa rubrica avrà un banner! Ed è una cosa meravigliosa (il banner, intendo). Comunque, sebbene gli stia dedicando una puntata di Frankly I don't give a damn (dato che il libro proviene dall'Anglosassonia è bene mettere il nome della rubrica in inglese), non è proprio tutto tutto da buttare come altri libri che ho avuto il dispiacere di incontrare durante la mia vita di lettrice.
Autore: Jennifer L. Armentrout
Titolo: Half-Bloof
Prezzo: 9,95 $
Editore: Spencer Hill Press
Pagine: 281
Il mio voto: 1 piuma e mezza
Avrei fatto meglio a infischiarmene grandemente di questo libro, ma i motivi che mi hanno spinta a leggerlo sono diversi. Certo, non così buoni da convincermi a leggerlo fino alla fine eh, anzi. Già solo la copertina avrebbe dovuto farmi desistere, è davvero qualcosa che turba profondamente. Mi viene da domandarmi perché abbiano scelto un fiore fatto di fumo (??) per un libro che non parla né di fiori, né di fumo, né ci sono personaggi con il pollice verde. Guandando solo la copertina sembra parli di qualcosa che ha a che fare con pozioni magari, una sorta di erborista magggico quando, invece, ma anche no.
Nonostante la discutibile bellezza della copertina, dato che non ho letto molti libri in inglese nei miei inutili ventotto anni di vita e, dato che si presentava come un libro dalla trama abbastanza lineare, mi sono lasciata convincere. Avevo bisogno di un libro scritto in modo semplice, con relativamente pochi personaggi e che non mi annoiasse. Dato che, su Goodreads, aveva una media di voti relativamente alta, l'ho acquistato e l'ho cominciato subito dopo averlo ricevuto a casa. Non mi aspettavo certamente una tale delusione. Un po' sì, sia chiaro (l'ho acquistato consapevole che si trattasse di uno young adult), ma non proprio così.
In sostanza, la trama del romanzo è un misto perfetto tra Vampire Academy (di cui vi avevo parlato qui e in un impeto di sconsiderato ottimismo l'avevo anche recensito come un così così) e Shadowhunters. Città di ossa (di cui invece vi avevo parlato qui e mi aveva convinta meno di Vampire Academy). La protagonista è Alex, una ragazzina di 17 anni, una Half-Blood per essere esatti (ossia figlia di un Hematoi – unione tra dei e mortali – e un mortale), che è praticamente uguale a Rose e a Clarissa degli altri due romanzi. Tutte e tre, a un certo punto del romanzo (dopo problemi con la madre per chi ce l'ha morta, chi ce l'ha in fin di vita, chi deve ucciderla e blabla) si scoprono esseri speciali. Ovviamente, mi tocca aggiungere, perché le normali diciassettenni non diventano protagoniste dei libri ultimamente. Non di questo tipo di libri, comunque. 
Insomma, Alex deve diventare una Sentinella (o un Guardiano se parliamo di Vampire Academy) e per fare questo è necessario un allenamento duro, ma di quelli che la sera ti fanno guardare allo specchio e urlare "Io sono puggile, c'ho i pugni nelle mani!". E, proprio come in Vampire Academy, la nostra protagonista viene affidata all'allenatore bono di turno. Per anni sono andata in palestra e poi, per altrettanti anni, sono andata in piscina. Mai avuto un istruttore bono. C'è qualcosa che di ingiusto nella mia vita, me lo sento. Ma non divaghiamo.
Tra allenamenti e conseguenti scontati miglioramenti (se uno è puggile dentro, figuriamoci dopo gli allenamenti) descritti nel dettaglio, di cui non poteva fregarmene di meno (come in Vampire Academy, appunto) e reazioni da vera diciassette in crisi ormonale, in questo libro accadono davvero ben poche cose. La parte centrale, quella che parla dei progressi che Alex fa grazie all'allenamento, mi ha causato degli attacchi di narcolessia dovuti alla noia che mi hanno fatto abbandonare la lettura a metà per circa un paio di mesi. Poi il coraggio e la perseveranza mi hanno convinta a riprenderlo in mano e terminarlo. Le ultime ottanta pagine del romanzo sono quelle dove finalmente accade qualcosa e, anche il lettore più annoiato – cioè io – decide che forse dare fuoco al libro non è una soluzione da prendere in considerazione.
La storia si fa interessante quando un altro personaggio si frappone tra la quasi coppia puggilessa-allenatore, personaggio che reputo interessante almeno il doppio della protagonista e totalmente rispetto all'istruttore bono: Seth. Un ragazzo, anche lui speciale ché qua mica c'è uno normale, con il quale Alex svilupperà una sorta di legame "psichico" (come in Vampire Academy, solo che in quel romanzo è l'amica Lissa con cui Rose ha un legame) perché sono destinati a essere una cosa sola, così potenti che potranno sconfiggere i mali del mondo – che te lo dico a fà – e blabla. Fine.
Tirando le somme avrei potuto infischiarmene perché questo libro è come se lo avessi già letto e, se già la prima volta non m'aveva entusiasmato, figuriamoci la seconda. Però, nonostante tutto, mi piace lo stile della Armentrout, semplice e diretto. Se avesse scritto un romanzo dalla trama originale, magari, sarebbe stato meglio. Sicuramente non avrebbe contribuito a farmi soffrire di attacchi di sonno improvvisi. 
Insieme a me, comunque, avrebbe fatto bene a infischiarsene anche la Spencer Hill Press che, tra le altre cose, ha veramente un pessimo modo per impaginare i suoi libri. Sembra che lo abbiano stampato direttamente da Word nella prima copisteria che hanno beccato per la strada. Non so quale sia il font utilizzato, ma il maiuscolo – e questo libro è pieno di frasi scritte in maiuscolo – è davvero un pugno in un occhio. Io lo odio pure il maiuscolo.

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