Magazine Cinema
Non sa letteralmente cosa fare, ritornare a Sacramento dai genitori non se ne parla perché non ci sono prospettive, meglio tornare all'Università dove ha studiato a fare la cameriera o forse è meglio accettare il lavoro di segretaria nella compagnia in cui prima danzava.
Almeno si può permettere un appartamento e pazienza se il suo cognome, Halladay, non entra nella targhetta del citofono.
Va bene anche solo Frances Ha.
Noah Baumbach è un regista anomalo nel panorama cinematografico americano.
Mentre nelle sue regie è indie fino al midollo, mostrando ai quattro venti il suo essere cinefilo e anche il suo amore per certo cinema europeo nonchè americano del passato ( Allen in primis) , d'altra parte è stato lo sceneggiatore per un paio di film di Wes Anderson ( Le avventure acquatiche di Mr Steve Zissou e Fantastic Mr Fox), ma al suo attivo anche la sceneggiatura , evidentemente alimentare, di Madagascar 3 che col resto della sua carriera c'entra come i cavoli a merenda.
Dicevamo del suo stile indie fino al midollo: Frances Ha, suo film del 2012 che qui da noi è arrivato con giusto due anni di ritardo, prosegue sul fil rouge de Il calamaro e la balena ,Il matrimonio di mia sorella e Lo stravagante mondo di Mr Greenberg, almeno dal punto di vista registico ( con un abbondanza di primi e primissimi piani e una cinepresa che pedina ossessivamente i vari personaggi , molto , molto da vicino) mentre a livello di contenuto sono quasi del tutto abolite le baruffe sentimentali e i personaggi disfunzionali.
A meno che non vogliamo considerare come disfunzionale un personaggio come quello di Frances e sentimentali le sue baruffe con Sophie , il suo alter ego con capelli diversi, come dice lei stessa.
Personalmente faccio un po' fatica a considerare Frances un personaggio reale o verosimile anche se si possono interpretare le sue peripezie come specchio del precariato reale , economico e sentimentale , che viviamo un po' tutti sulla nostra pelle in questi ultimi anni.
Ma Baumbach non vuol parlare di crisi economica, ambienta il suo film in una dimensione altra in cui squattrinati nullafacenti hanno sempre i soldi per andare avanti e genitori compiacenti continuano a permettere loro di cercare il loro percorso anche a costo di un generoso esborso economico.
A quanti è permesso nella vita reale?
Frances può, si può permettere di vivacchiare di qua e di là, di perdersi in chiacchiere infinite senza troppo costrutto, di inseguire un sogno, quello della danza , per la quale evidentemente non è tagliata.
Non posso dire che Frances Ha è un film brutto ma non ha statura sufficiente per competere coi modelli a cui si ispira e non ha narrazione organica, dimostrandosi a più riprese rapsodico come la vita della sua protagonista.
E poi Baumbach non perde l'occasione di ostentare la sua cinefilia ( il viaggio a Parigi quasi fosse una novella Zazie nel metrò, un bianco e nero fighetto che più fighetto non si può. Solo per darsi un tono autoriale. Altrimenti perché usarlo?).
Frances Ha sta tutto negli occhi da cerbiatta di Greta Gerwig che fanno fatica ad aprirsi sul mondo che la circonda ( o forse è semplicemente una paracula che fa finta di non vedere) e in quel paio di passi di danza che ogni tanto prova quasi a dimostrare a se stessa che lei ha un futuro da ballerina.
E' il classico film che riesco a classificare solo come caruccio ma nulla di più, niente aura di mito che da più parti gli è stata assegnata.
Classico cinema indie americano con un occhio rivolto alla vecchia Europa ma in realtà senza nulla di nuovo da dire.
Allen e Cassavetes, solo per rimanere nell'ambito del cinema americano, queste cose le hanno girate più di 30 anni fa e anche molto meglio di quanto possa mai fare Baumbach.
Tanto per rendere le giuste proporzioni confrontate il ritratto femminile di Frances Ha con Io e Annie di Allen o con Gloria di Cassavetes.
Baumbach e la sua furbizia cinefila perdono 2 a 0.
PERCHE' SI : Greta Gerwig è brava e convincente, nel finale c'è anche una certa vena comica oltre a quella malinconica.
PERCHE' NO : salutato da più parti come un capolavoro al massimo è un film caruccio, piacione e girato in modo fighetto ( e basta col bianco e nero usato per darsi un tono).
( VOTO : 6 / 10 )
Possono interessarti anche questi articoli :
-
(meniamo le mani...) frances ha
E' con grande piacere che, su invito della carissima amica Alessandra, del blog Director's Cult (cliccate qui), mi presto a un simpatico 'duello' cinefilo che i... Leggere il seguito
Da Kelvin
CINEMA, CULTURA -
"Estinzione" di James Rollins
Il nuovo romanzo di James Rollins è "Estinzione" edito da Editrice Nord TRAMA - 1832. Affascinato da una misteriosa rotta segnata su una mappa antichissima,... Leggere il seguito
Da Diegothriller
CULTURA, GIALLI, LIBRI -
SEGNALAZIONE - L'egoismo del respiro di Giada Strapparava
Disponibile su amazon.TITOLO: L'egoismo del respiro AUTORE: Giada StrapparavaEDITORE: Lettere Animate GENERE: Thriller psicologicoPREZZO: eBook 1,99 €... Leggere il seguito
Da Nel
CULTURA, LIBRI -
UFOMAMMUT - Il nuovo album "Ecate" in streaming copleto
Gli UFOMAMMUT hanno pubblicato attraverso Metalhammer.com il nuovo album "Ecate" in streaming copleto, in uscita per Supernatural Cat Records. Leggere il seguito
Da Mydistortions
CULTURA, MUSICA -
L’egoismo del respiro ha fatto il salto di qualità
Salve a tutti! Come forse ricorderanno quanti tra voi mi seguono anche sul mio altro blog tempo fa, l’anno scorso ormai, vi avevo parlato, in un articolo di un... Leggere il seguito
Da Paperottolo37
CULTURA, LIBRI -
“Il dragomanno errante” Charles Tomlinson
Di sera l’aria si addensa di un profumo essudato dai muri e prodigo di sogni, incenso scuro di un sacramento solare dove le fasce di seta dei campi sbiadiscono ... Leggere il seguito
Da Lielarousse
CULTURA, TALENTI