Francesco belluomini ospite d'onore rubrica di poesia

Da Lindapinta

a cura di Ninnj Di Stefano Busà

Francesco Belluomini è nato a Viareggio nel 1941, vive a Lido di Camaiore. Poeta e operatore culturale, ha fondato nel 1981 il Premio Letterario Camaiore dedicato alla poesia, di cui è presidente. Ha pubblicato di poesia: L’altro io (Campobasso, 1976), Già dell’equivoco (Seledizioni, 1978), Giorni miei: la storia già scritta (Forum, 1979), I racconti dell’anima (Periferia, 1982), Il melomalessere (Tracce, 1985), Tartine e/o Quartine (Campanotto, 1990), Nudità degli eletti (Viareggio, 1993), Sul secco di quell’erba (Pagine, 2002), Oscillazioni del Pendolo (Campanotto, 2002), La distanza del dialogo ( Luci del Porto, 2003), Senza distanze (Bonaccorso, 2004), Celeste odissea (Bonaccorso, 2008), Occhi di gubia (Lieto Colle, 2008), Escobenes (Lieto Colle, 2009), Nell'arso delle sponde (Bonaccorso, 2010) Occasioni di poesia (Tracce, 2011).

Ha inoltre firmato i romanzi Le ceneri rimosse (Newton Compton, Roma 1989), L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema (Bonaccorso), La finestra sul mare (Bonaccorso, 2007), Villa Giulia (Bonaccorso, 2009), Mary Moss (Bonaccorso, 2011).

Tra le opere antologiche e monografiche che raccolgono suoi lavori si devono ricordare: Poesia della metamorfosi (Stilb, 1984), Poesia italiana contemporanea (Vague, 1985), La poesia in Toscana (Forum, 1985), A cominciare dalla zeta (Campanotto, 1985 ), Il sogno di Parnaso (Biennale di Alessandria, 1986), Inchiesta sulla poesia italiana in prospettiva duemila (Riscontri, 1986), Guida ai poeti degli anni Ottanta (Spirali, 1987), Le proporzioni poetiche (Laboratorio delle arti, 1988), Le parole dello Sport (Coni, 1991), La poesia in forma chiusa (Biennale di Alessandria, 1990), La parola originaria (La Corte, 1991), Poeti latini tradotti da scrittori italiani contemporanei (Bompiani, 1993), Accessibili distanze (La vita felice, 1999), Ondate di rabbia e di paura (Pagine/ Rai Eri, 2002), Diversi (Dialogolibri, 2004), L'amore, la guerra (Rai Eri/ Ibiskos-Ulivieri, 2004), Diversi 2 (Dialogolibri, 2005), Poesia del novecento in Toscana (Biblioteca Maruccelliana, 2009), Poesia Italiana contemporanea (La Cabra Ediciones, 2010), I miei sogni son come conchiglie (Rizzoli, 2011), Animali diversi (Nomos, 2011), Le strade della poesia (Delta 3, 2012), 100 Thousand poets for Chang (Lavinia Dickinson, 2012).

DI ME VIVI SEDUTA

A mia moglie

Mi capisci spero anche se annotta presto sul divano nessuna flotta ha più il suo capitano di ventura né stura desideri oltre il consenziente quest’alcova; di me vivi seduta questo dato piegato all’udire: c’è sorriso invernale dentro un David senza nessun Golia.

Dario Bellezza

 

Sei andato... ma l'alba è sorta chiara

ed è spuntato un sole senza lacrime.

Un fatto che accomuna, nessuna transazione

come la guerra che combattiamo assieme.

La storia, quella dei pochi, non comprende

quelli dei taboga, i disattesi della parola:

il semiOlimpo ha le mani callose

quelle che non trasudano nei salotti.

Sei andato lasciando i tuoi fendenti di carta

la tua dolente ironia, quel nonostante tutto

del vivente tra viventi. Non eri atteso

e non aspettarti ora gli oltre degli echi:

per noi le campane suonano solo a morto.

Chissà perché la cosa, quali le ragioni

gli azzeramenti degli scalini...

Un rapporto pesantito dai miei carichi,

dalla gente, dal pudore del mio essere

ortodosso, ma non serve la morte

per indebolire l'amizia.

Amelia Rosselli

 

Vorrei poter recidere un fiore

nel giardino proibito per Amelia,

sottrarla dall'esilio continuato

dopo quello d'epopea di famiglia.

Averla vista prima della cosa,

come il gatto, che dopo la cercava.

miagolando dall'alto per la ciotola

vuota. Poterle dire della forza

del tagliente linguaggio dei suoi versi,

per nulla femminili, e della voce

nel roco del transalpino fonestismo.

Spero che la ricordi quell'avaro

mondo, cui sempre poco si concede

a chi non porta dote contingente,

 ma spero la contenti questo fiore

come perenne dedica d'omaggio.

Antonello Trombadori  

 

Ricordo nell'uomo ligio che conobbi

la fierezza di vecchio partigiano

e dedico parole non dolenti

raccolte nel momento del distacco,

seppur con educata propensione.

So quanto scorre l'acqua sotto i ponti

e quanto fu ribelle la miseria

perché vissuta tutta l'esperienza

da quando vidi luce nel malanno.

Nel furore dei rossi sventolii

si giacque d'attesa e sangue mia madre,

che si segnava ai pasti e guerreggiava;

e fu tutto un grido in diecimila bocche

tra sudore e pugni chiusi a partorirmi.

Ma lo spazio costante del cordoglio

registra l'uomo d'arte, il poeta

mai domo dei sonetti romaneschi

e l'intellettuale privo di rimpianti,

senza pesi d'ideologica scansione.

E nell'andare via vedo quel gelo

che raffredda la voce dei poeti

e lascio questa mia corrispondenza

ai valori ruotanti la passione,

negando m’appartenga l’apatia

che sempre aspra e netta ci soggiace.

Quando lascia un amico

ad Alberto Cappi

Scusami, amico mio, se non esprimo

con compiuto dolore la scomparsa

 terrena del tuo corpo e se spendo

tutto per le tue figlie, per Raffaella, 

e l'oltre per la piccola bambina,

anche se poco credito dispongo.

Per te, Alberto, non sono necessarie

parole di commiato: la tua storia,

i tre lustri del viaggio d'avventura

al Camaiore, i tuoi saggi, la tua poesia,

l'umanità dell'uomo nei rapporti

nel mondo delle dispute focali,

vieteranno lo spengersi del faro

sul tuo nome. Cosi come rimani

vivido nel compreso dei miei giorni,

in quelli riparati dalle scorie

invasive d'astrusi quotidiani.

Questa sera la sedia resta vuota

né siamo stati, come di consueto,

al bar a bere il bianco di straforo,

ma non disperdo passi dei miei passi

né quel discreto modo di proporli.

(Lido 12 settembre 2009)


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