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Francesco Bergamini, Viareggio 4 maggio 1920, la sommossa si placa

Da Paolorossi

Viareggio è ancora sconvolta dalla ribellione popolare. L'avvocato Luigi Salvatori, l'esponente più avanzato del Partito Socialista versiliese e persona stimata dai viareggini, si rende conto della situazione e valuta realisticamente la portata dell'avvenimento intravedendone uno sviluppo negativo con gravi conseguenze, non solo per i diretti responsabili, ma per l'intera città, considerando che nuovi e più collaudati contingenti di truppe stanno affluendo intorno a Viareggio stringendola in un assedio, mentre al largo della costa incrociano due navi da guerra sicuramente pronte ad agire se la situazione precipitasse ulteriormente.

Con un accorato appello dal balcone del Municipio e dopo aver fatto una precisa analisi del momento, il Salvatori esorta i rivoltosi a rendersi più coscienti e responsabili, visto anche che le città vicine, pur essendo state sollecitate, non hanno solidarizzato con Viareggio, se non in maniere del tutto formale e simbolica.

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Alle ore 18, dopo i funerali di Morganti, svoltisi senza che si siano verificati incidenti, viene indetto un comizio presso il Municipio. L'onorevole Salvatori prende la parola per comunicare alla folla la decisione presa dalla Camera del Lavoro di cessare lo sciopero generale ed ogni altra forma di agitazione. Il Salvatori, invita tutti a ritornare alla calma, per evitare che i provvedimenti decisi dalle autorità provochini danni e lutti alla città. Da parte di qualche anarchico, tra i più intransigenti, si levano grida di dissenso, ma la maggioranza dei presenti approva la risoluzione dei dirigenti politici e sindacali.

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( Francesco Bergamini, tratto da "Le Mille e una notizia" - Ed.La Bilancella, 1986 )

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