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Francia e matrimoni gay.

Creato il 25 maggio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Dopo il suicidio, quasi “romanzesco alla Dan Brown”, di Dominique Venner sull’altare maggiore di Notre-Dame a Parigi -lui,

Proteste contro la legge sui matrimoni gay in Francia

Gay Pride a Tolosa
Foto Guillaume Paumier, licenza CC BY

intellettuale di Destra estrema- l’atmosfera parigina e in Francia non sembra destinata ad acquietarsi. Si respira ancora tensione sociale, mentre le previsioni sulla manifestazione parigina di domani per matrimoni gay sono piuttosto pessimistiche. È attesa, per l’occasione, una folla stimabile sul milione di unità, sebbene la Prefettura di competenza, per tranquillizzare l’opinione pubblica, parli di 200mila, 300mila manifestanti.

In queste ultime ore la Francia tasta con mano gli animi bollenti di alcune frange estremiste, specialmente all’indomani di una ferrea presa di posizione del Ministro degli Interni, Manuel Valls, che intende punire i manifestanti più violenti: coloro che infiammano puntualmente le piazze, tirando pietre, molotov e quanto possa ledere chi si oppone alle loro opinioni.
Eppure -manifestazione o non manifestazione- ai vertici del governo francese il dado è ormai stato tratto. Il 18 maggio Francois Holland, dopo l’approvazione del Consiglio Costituzionale, ha infatti promulgato la legge sui matrimoni gay; legge che vedrà la prima celebrazione in data 29 maggio, dopo i 10 giorni di rito per le pubblicazioni.
Sarà dunque Montpellier il teatro del primo matrimonio omosessuale di Francia, e ad officiarlo sarà il sindaco donna della città. Ma nonostante siano questi gli scenari prossimi che andremo a leggere sui giornali e a vedere nei notiziari in televisione, su internet la protesta è accesa più che mai. Sul sito “Printemps”, ad esempio, si esorta letteralmente ad una “nuova resistenza”: resistenza che vedrà come obiettivi della protesta “Il governo attuale e tutte le sue appendici, i partiti politici collaborazionisti, le lobby dove si elaborano i programmi dell’ideologia e gli organi che li diffondono”.
Il già citato Ministro degli Interni, Manuel Valls, ha poi sottolineato che negli ultimi giorni si sono accresciute le minacce di morte nei confronti degli obiettivi sensibili. “Non c’è posto per i gruppi che sfidano la Repubblica, la democrazia e se la prendono con le persone” avrebbe detto.
Insomma, una realtà – quella della Francia attuale – che ricorda un po’ i vecchi moti rivoluzionari e le agitazioni della celeberrima Rivoluzione francese. Sarà proprio a causa di queste tensioni sociali, che lo stesso ministro – ha lui stesso affermato – dovrà forse presto applicare l’articolo L212-1 del Codice di Pubblica sicurezza, col quale appunto vengono severamente punite “le milizie private e i gruppi di combattimento”. Così, dopo le prese di posizione del ministro, dal “Printemps”, la portavoce ufficiale, Beatrice Bourges, ha fatto sapere che “Vietare uno stato d’animo mi sembra complicato”, evidenziando come una tale considerazione possa infrangersi con la reale libertà di espressione.
Esistono, come in ogni Paese democratico, diverse vedute e differenti scenari: dai più moderati ai più estremisti. Quella di Madame Barjot sembra essere una formula di compromesso, utile insomma a non inneggiare da un lato all’omofobia, ma al contempo a non dar troppe libertà alle coppie gay. Una soluzione che vedrebbe il sì verso il contratto di unione di civile, ma un secco no ai matrimoni in grande stile, escludendo dunque le coppie omosessuali dal diritto di adozione. Alla manifestazione parigina, tuttavia, Madame Barjot non sarà presente. L’ha fatto sapere direttamente mediante un comunicato: “Non voglio lasciare delle centinaia di migliaia di persone in un sentimento di abbandono. Ma, se la nostra presenza e il nostro punto di vista suscitano delle violenze, se la nostra libertà di parola non è rispettata, non resteremo”.
Al centro di Parigi, invece, sfilerà come al sambodromo di Rio il partito di Centrodestra Ump. Un partito piuttosto controverso nella sua struttura interna, giacché profondamente spaccato fra chi sostiene la resistenza ad oltranza, e chi, invece, accetterà di rispettare la legge sempre e comunque una volta approvata. Eppure la Francia di questi giorni è sommessamente stanca. Afferma di non voler più convivere con le continue lotte dei manifestanti, siano questi pacifici o violenti, e di voler finalmente concludere un ampio capitolo di storia.

Articolo di Stefano Boscolo.


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