Franco Califano, noto anche come il "Califfo", versa in condizioni d'indigenza. Autore di canzoni che hanno segnato la storia della musica italiana - "La musica è finita", "Minuetto", "Tutto il resto è noia", "Un'estate fa" - Califano ha speso la sua vita senza misurarsi con l'avanzare del tempo. Amante instancabile, ha collezionato belle donne e auto di lusso, preferendo i grandi alberghi internazionali alla stabilità di una casa. Maestro dell'ars amatoria e fine compositore di testi, un poeta per molti, ha raggiunto i 72 anni senza aver raccimolato alcuna fortuna economica. Una caduta, lo scorso luglio, lo ha messo in ginocchio. La frattura di tre vertebre gli impedisce di esibirsi in giro per l'Italia, azzerando il reddito in entrata. I diritti Siae sui suoi brani, 10.000 € ogni sei mesi, non sembrano sufficienti a garantirgli una dignitosa quotidianità.
L'amico senatore Domenico Gramazio chiederà al ministro Bondi che gli venga riconosciuto il sussidio statale, tramite la legge Bacchelli.
Prima di lui Alda Merini (poetessa), Anna Maria Ortense (scrittrice), Umberto Bindi (cantautore) e Giorgio Perlasca (eroe di guerra), hanno beneficiato dell'aiuto Bacchelli.
Ma Franco Califano merita davvero il vitalizio, destinato a quei cittadini italiani che si sono distinti nel mondo dell'arte, della cultura, dello sport e dello spettacolo, contribuendo alla crescita del nostro Paese?
Quanto Califano ha fatto come autore e cantante è di rilievo, per la profondità dei testi e l'originilità interpretativa. Rimane comunque il fatto che la fortuna lo ha baciato generosamente e lui, amatore incallito, si è voltato a cercarne altre.
Nemmeno l'esperienza del carcere, vissuta due volte, gli ha fatto mettere la testa a posto.
Forse - però - ad un esempio di genio e sregolatezza come il Califfo si può perdonare. Lui, che ha sempre dispensato amore e generosità, ora chiede solo un po' d'aiuto, e lo fa senza vergognarsene.
Il viale del tramonto lo attende, ma, ne siamo certi, la musica non è finita.
Barbara Greggio.
Magazine Cultura
Franco Califano, noto anche come il "Califfo", versa in condizioni d'indigenza. Autore di canzoni che hanno segnato la storia della musica italiana - "La musica è finita", "Minuetto", "Tutto il resto è noia", "Un'estate fa" - Califano ha speso la sua vita senza misurarsi con l'avanzare del tempo. Amante instancabile, ha collezionato belle donne e auto di lusso, preferendo i grandi alberghi internazionali alla stabilità di una casa. Maestro dell'ars amatoria e fine compositore di testi, un poeta per molti, ha raggiunto i 72 anni senza aver raccimolato alcuna fortuna economica. Una caduta, lo scorso luglio, lo ha messo in ginocchio. La frattura di tre vertebre gli impedisce di esibirsi in giro per l'Italia, azzerando il reddito in entrata. I diritti Siae sui suoi brani, 10.000 € ogni sei mesi, non sembrano sufficienti a garantirgli una dignitosa quotidianità.
L'amico senatore Domenico Gramazio chiederà al ministro Bondi che gli venga riconosciuto il sussidio statale, tramite la legge Bacchelli.
Prima di lui Alda Merini (poetessa), Anna Maria Ortense (scrittrice), Umberto Bindi (cantautore) e Giorgio Perlasca (eroe di guerra), hanno beneficiato dell'aiuto Bacchelli.
Ma Franco Califano merita davvero il vitalizio, destinato a quei cittadini italiani che si sono distinti nel mondo dell'arte, della cultura, dello sport e dello spettacolo, contribuendo alla crescita del nostro Paese?
Quanto Califano ha fatto come autore e cantante è di rilievo, per la profondità dei testi e l'originilità interpretativa. Rimane comunque il fatto che la fortuna lo ha baciato generosamente e lui, amatore incallito, si è voltato a cercarne altre.
Nemmeno l'esperienza del carcere, vissuta due volte, gli ha fatto mettere la testa a posto.
Forse - però - ad un esempio di genio e sregolatezza come il Califfo si può perdonare. Lui, che ha sempre dispensato amore e generosità, ora chiede solo un po' d'aiuto, e lo fa senza vergognarsene.
Il viale del tramonto lo attende, ma, ne siamo certi, la musica non è finita.
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