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Franco Garelli - Religione all’italiana. L’anima del Paese messa a nudo - Il Mulino, 2011

Creato il 03 novembre 2011 da Malvino
«È divenuto ormai un luogo comune, parlando della crisi presente dell’Italia, definirla come “emergenza”. In realtà – se si guarda bene – tutti e tre i decenni passati di vita democratica che altro sono stati per il nostro Paese, se non una lunga “emergenza”? A nostro parere, la peculiarità della situazione odierna sta nel fatto che nella fase presente della crisi italiana l’emergenza oltre che economica e politica è divenuta prevalentemente culturale e pre-politica». Non fosse per quei «tre decenni», che datano questo virgolettato agli ultimi anni Settanta, il passo che ho qui riportato potrebbe essere tratto dall’ultima prolusione del cardinal Bagnasco o dalla relazione introduttiva al convegno dell’associazionismo cattolico tenutosi giorni fa a Todi. E invece è l’incipit di un libro di padre Bartolomeo Sorge (La “ricomposizione” dell’area cattolica in Italia), edito da Città Nuova, nel 1979. Anche allora – parliamo di 32 anni fa, quando ancora la Dc era viva e vegeta – la soluzione era la “ricomposizione” di tutti i cattolici italiani attorno ad un progetto comune, politico sempre di sponda. Niente di nuovo, potremmo sospirare.Volentieri archivieremmo, dunque, anche il convegno di Todi, se non fosse che oggi, nella stessa giornata, sul Corriere della Sera è pubblicato un intervento di Natale Forlani, portavoce delle associazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro, dal titolo Una voce unitaria per i cattolici. La sfida dopo il seminario di Todi (pag. 53), nel quale prevalgono i toni da sergente di esercito invincibile, e in libreria arriva Religione all’italiana. L’anima del Paese messa a nudo, un’indagine firmata da Franco Garelli, per Il Mulino. Ne ho letto solo l’introduzione e le conclusioni, limitandomi a sfogliare il resto, sicché rimando ad ulteriori considerazioni, se ve ne fosse bisogno, e tuttavia mi pare di poter dire che siamo dinanzi a un quadro del cattolicesimo italiano deprimente almeno quanto quello che Maurizio Ferraris dipinse alcuni anni fa (Babbo Natale, Gesù adulto. In cosa crede chi crede? – Bompiani 2006). Ma forse tutto sarà più chiaro con qualche esempio, che piglio dai campioni più eloquenti.Credere nella risurrezione dei morti è un “elemento essenziale” (Catechismo, 991) della fede cattolica. Se, infatti, “la fede cristiana nella risurrezione ha incontrato incomprensioni ed opposizioni” (Catechismo, 996), è pressoché impossibile dirsi cattolico senza aver fede nel fatto che “con la morte l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima” (Catechismo, 1016). E tuttavia, alla domanda “Che cosa crede vi sia dopo la morte?”, il 14,6% degli italiani risponde “Nulla”, l’1,7% risponde “Non si può sapere”, il 3,5% dice “Non so”, il 21,4% ritiene che si reincarnerà “in un altro/a uomo/donna o essere vivente” e solo il 36,3% risponde “Penso vi sia un’altra vita”, ma solo in misura assai modesta (meno di un terzo) fa un cenno, peraltro vago, alla resurrezione dei morti; il resto, insieme a un altro 22,5%, che Garelli rubrica alla voce “Varie”, ha le più svariate idee sull’al di là, tutte assai poco cattoliche. Né va meglio con Dio. Tra atei, agnostici, scettici di ogni risma e credenti a intermittenza si arriva al 54,2%, mentre il restante 45,8% crede che “Dio esiste veramente”, ma è a chiedergli chi sia che sono dolori: è più spesso Manitù, che Trinità.È il cattolicesimo all’italiana: una religione ridotta a vademecum morale, comodamente interpretato e largamente inosservato, mentre il Credo è un vuoto bla-bla che, a una attenta analisi, impietosa negli esiti, si rivela largamente incompreso. Cattolico è il profilo sociologico, di tipo familistico-tribale, non quello dottrinario, tanto meno quello teologico. Il libro di Garelli deprime innanzitutto chi polemizza col cattolicesimo sul piano dottrinario e su quello teologico, appunto. Fa capire che è polemica sterile, da petardo in seminario.

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