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Sono due anni che Hollande ha una liaison con Julie Gayet, però all’Eliseo ha portato Valerie Trierweiler, partner more uxorio senza nemmeno un modesto Pacs. Pertanto, da due anni Monsieur le President prende per il naso quelli che lo hanno votato.
Più dello scoop di Closer trovo significativa la reazione – come fu per Berlusconi e Clinton – “sono fatti suoi! “. Chi avanza riserve è d’emblée tacciato di moralismo o accusato di devastante puritanesimo all’americana, come oggi Massimo Fini.
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Vedere partout e tout de suite del ”moralismo” – perché la parola morale è diventata tabù- esibisce una strettoia mentale nell’analizzare i fatti.
L’essere un fedifrago tombeur de femme è moralmente faccenda privata di François, bien sur.
Faccenda pubblica è, invece, l’opportunità dei comportamenti, perchè Hollande è il Presidente di una nazione che è potenza nucleare.
Da un monarca o da un Dittatore , progettato per restarlo a vita se gli riesce, è irrealistico aspettarsi un perdurante quotidiano autocontrollo e indefettibile concentrazione .
Reale, invece, è esigerlo da un politico eletto a tempo determinato. Per i quattro o cinque anni del suo mandato “può” dedicare tutto se stesso alla res pubblica. No? Allora non ha le qualità per stare in politica e, ça va s’en dire, nessuno gli ha messo la pistola alla tempia per farlo candidare. Più probabilmente ha tramato, mentito, gigioneggiato per arrivare alla poltrona.Questo in generale, ma per Monsieur Hollande c’è di più.
Nella sua non ancora biennale presidenza si è mosso con pari attivismo da fedele di Venere e da convinto adepto di Marte!
Ha messo in agenda due partner e due guerre: Valerie e Julie, Mali e Centrafrica.
Tanto privato finito in gossip, tanto interventismo estero finito in fallimento dell’obiettivo, poche iniziative di governo del paese. Con l’eccezione della marcia forzata dell’Unificazionismo di genere, concetto vulgato in “matrimonio per i gay” e varato contro larga parte dell’opinione pubblica. Anche quella volta accusata di moralismo, perché parlare di considerazioni antropologiche è troppo impegnativo per il giornalismo generalista.
In Mali l’intervento di Hollande, ”Serval” , a sostegno dell’imbelle esercito nazionale: non ha fermato AlQaeda, ha bloccato il Movimento di liberazione del”Azawad (che aveva chiesto all’Onu di poter fondare una repubblica separata dall’indifferente e razzista Bamako) e ha reso miserabile una zona povera creando una fiumana di profughi affamati.
In Centrafrica l’intervento di Hollande, “Sangaris”, voleva fermare i ribelli Seleka, invece ha scatenato una guerra dei cristiani contro i musulmani, una caccia all’uomo che ha già provocato più di mille morti e oltre 160.000 sfollati, su una popolazione che di poco supera i 4 milioni. Oltre ad aver condotto alle dimissioni del presidente che intendeva “soccorrere”.
Closer è un giornale di gossip e fa gossip sulle alcove (non sulle sbronze pubbliche di Sarkozy! ), ma che dire delle fonti giornalistiche qualificate che non chiedono a Hollande – capo delle Forze Armate- ragione dei fallimenti interventisti?
E non sapremo mai se, dedicandosi di più allo stato e sciogliendosi un po’ dal cinto di Venere, l’Africa conterebbe dei morti in meno.