Magazine Cinema
FRANCOIS OZON
Nella Casa (“Dans La Maison”, Fra 2013, 118 min., col., commedia)
Con il suo ultimo film Francois Ozon si è imposto agli occhi di tutti come il regista e Autore di prim’ordine che è, una pietra angolare del (relativamente) nuovo cinema francese, sempre intelligente e prolifico, tanto prolifico che mentre stiamo ancora parlando ancora di Dans La Maison il cineasta è già in pista a Cannes con un’altra pellicola; e dopo gli splendidi drammi psicologici di Ricky e Le Refuge, passando per il divertissement (brillantissimo) di Potiche, possiamo dire che pur vantando un curriculum già sostanzioso Ozon è ancora in piena parabola ascendente, e che sì, Ozon si è superato ancora una volta.
Consentitemi una sentenza definitiva: Dans La Maison è un Mise En Abyme di proporzioni labirintiche, Dans La Maison è una vertigine metatestuale/cinematografica, un meccanismo guidato non tanto dai personaggi quanto dal testo (quello contenuto nei temi del protagonista – e alter-ego dell’autore – Claude, che diventa una droga per il povero professore che lo incita a continuare, a spese del suo lavoro e della sua vita) e le sue variazioni, alterazioni, modifiche, revisioni sono degli ingranaggi, ben lubrificati da una storia di desiderio e invidia (quello del professore per Claude, quello di Claude per la famiglia che non avrà mai), che però non prende mai il sopravvento; perché a Ozon non frega niente di propinarci l’ennesima vicenda di insoddisfazioni piccolo borghesi, lui è un tecnico del cinema e dei suoi meccanismi (come Claude, che si diletta a scrivere ma la sua vocazione è la matematica), e qui più che altrove vuole farci vedere cosa succede quando si cambia la disposizione degli ingranaggi di un film, provocando inceppamenti o meglio, facendo prendere al meccanismo direzioni completamente inaspettate, e soprattutto facendogli assumere nuove forme e funzioni: si pensi a come la commedia subisca metamorfosi da analisi classista (Claude, povero, che con la sua fantasia fa a pezzi la famigliola borghese ignorante tutto sport e arredamento) poi thriller, psicologico e sentimentale (immancabile la vicenda tendenzialmente omosessuale, tra Claude e l’amico e poi con il professore, marchio di fabbrica del regista gay).
Dans La Maison è un crescendo di “sconfinamenti” tra il vero e l’immaginario, tanto che il film si rivela con il passare dei minuti come modello esemplare della complementarietà tra queste due realtà: così Claude scrive delle cose che vive in prima persona (si pensi a quando il professore gli chiede: “Stai stilizzando la famiglia?” “No, scrivo quello che vedo”) e il professore subisce le sue fantasie (le discussioni con la moglie rimandano ai litigi della famiglia all’interno della casa; o quando a un certo punto è terrorizzato dall’idea che l’amico del cuore di Claude si sia suicidato, mentre invece è frutto della sua fantasia), come un gioco del gatto col topo: Il Professore corregge la scrittura Claude, non solo nello stile ma nella sostanza, perchè vorrebbe imbrigliare la creatività del ragazzo (che il professore non possiede), ma in verità è Claude che ha il controllo della mente del professore; alla fine questo gioco non lascia scampo a nessuno dei due protagonisti, che arrivano a rinunciare alla propria vita per vivere all'interno delle loro fantasie, in perfetta solitudine (la vicenda "decolla" perchè causata dalla solitudine di Claude che sogna infatti di entrare nella casa, e termina con la solitudine del professore che ha perso tutto, trovandosi quindi nella stessa posizione di Claude all'inizio), consolati l'un l'altro unicamente dalle loro storie, dalla loro immaginazione.
Ma quanti segni ci sono in questo film? Incalcolabile. Qualche esempio: Claude insegna all’amico la matematica dei numeri immaginari (vi dice qualcosa?). La moglie del professore parla di quadri vuoti che si riempiono con le parole del pittore attraverso una cuffia (più chiaro di così). Il significato delle divise, che rende gli studenti di differenti classi sociali tutti uguali, ma neutri (e permette a Claude di entrare, come una telecamera, all’interno della casa). Per non parlare di alcuni momenti onirici ai limiti del grottesco: in una scena Claude spia (anche qui, lo fa veramente o immagina solo di averlo fatto?) i due genitori della casa che fanno l’amore, ma con loro c’è…il cinese che tormenta il padre! Insomma, le trovate sono in pratica infinite. E le citazioni? Sembra un frullato dei migliori Hitchcock, Allen, Bunuel, intrippati al massimo.
Ambiguo, sferzante, contradditorio, architettonico, trasversale: tutto questo è Dans La Maison, summa del cinema di Francois Ozon, anche se speriamo che il regista continui a mettersi in discussione, che continui a giocare con il suo cinema come ha sempre fatto. I Cineuforici, che amano particolarmente le tematiche di realtà, finzione, spazio filmico e architettonico (Mattia in particolare ne ha fatto materia di studio), e le strutture simmetriche e cicliche di un certo cinema, non possono che amare questo film.
Stefano Uboldi
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