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Frank Darabont

Creato il 02 luglio 2011 da Alejo90
The Woman in the Room (1983) - Cortometraggio
Sepolto vivo (1990) - Film TV
Le ali della libertà (1994) - 3/5
Il miglio verde (1999)
The Majestic (2001)
The Mist (2007)
The Walking Dead (2010)
Darabont (1959), americano, è specializzato in adattamenti letterari. Le sue sceneggiature non originali di "Le ali della libertà" e "Il miglio verde" gli hanno valso due nomination agli Oscar.
-Le ali della libertà
(The Shawshank Redemption) - di Frank Darabont - USA 1994 - drammatico - 140 min.
Tempo fa abbiamo visto questo film a scuola; dopo la visione del film, il nostro prof di religione ci ha fatto scrivere una relazione su di esso; eccola.
Cosa può spingere un uomo a commettere un crimine? In quali condizioni si trova una persona per arrivare al punto di comettere un omicidio? Chi non ha provato un'esperienza simile, di certo non può saperlo. Certo, può provare ad immaginarlo: pazia, disagio sociale, vendetta... Ma la verità difficilmente può essere rivelata nella sua interezza. L'unico detenente della verità è il colpevole, o presunto tale. Presunto come nel caso di Andy Dufresne, interpretato dall'ottimo Tim Robbins nel film di Darabont. Egli certo non è responsabile dell'omicidio della moglie e del suo amante, eppure non si può sapere che responsabilità abbia avuto nel creare tale tragica situazione. Forse aveva trascurato la moglie, l'aveva forse tradita a sua volta? Non dimentichiamoci che il suo progetto era proprio quello di macchiarsi del sangue della consorte e della sua "avventura al di fuori del matrimonio". Solo un ripensamento all'ultimo minuto non gli ha fatto commettere un crimine atroce, per sua sfortuna consumato poco dopo da un criminale, in circostanze tali da far ricadere su di lui l'ipotesi di colpevolezza.
Si può quindi ritenere valida la sua presunzione di innocenza, dichiarata strenuamente fino alla fine del film (oltre dieci anni nella finzione cinematografica)? O meglio: si può dar fiducia al repentino pentimento di una persona, fino a poco tempo prima in procinto di compiere un'efferatezza di tale portata? Darabont non esplicita il suo parere, forse anche per non inquinare la soggettività delle riflessioni dello spettatore, il quale può trovare molte risposte diverse a questi quesiti.
In ogni caso, Andy non è l'unico "innocente" della prigione: tutti i carcerati dichiarano la propria estraneità riguardo i crimini di cui sono accusati: fuga dalle proprie responsabilità o reale innocenza? Ancora una volta va agli spettatori l'"ardua sentenza"; probabilmente sono valide entrambe le ipotesi, a seconda dei casi. Eppure fra tante falsità spicca una figura di sincerità fra i prigionieri di Shawshank: Red (un Morgan Freeman in forma), è l'unico ad ammettere la propria colpa, e tale ammissione gli permette una riappacificazione col mondo esterno e con se stesso, grazie a cui può affrontare serenamente il suo ergastolo, pena che gli sarà poi sospesa per buona condotta.
Tra Andy e Red si crea una grande complicità, che col passare del tempo (degli anni) diventa amicizia.
Red dà a Andy l'appoggio di cui ha bisogno per sostenere la lunga pena che deve affrontare, Andy ridà a Red la speranza. Speranza di evasione ma anche di redenzione, di un'altra possibilità, di una nuova libertà. Libertà che spalanca all'uomo le ali come le spalanca Jack, il corvo allevato dal curatore della biblioteca del carcere, Brooks Hatlen.
A proposito di Brooks, il regista introduce un aspetto interessante: la potenziale distruttività che la libertà esercita sull'individuo.
Brooks ha passato tutta la vita vivendo in prigione e improvvisamente si trova "libero"; ma Brooks si considerava già libero all'interno del carcere, e si trova improvvisamente incarcerato nel mondo libero. Tutta la sicurezza che aveva trovato è permutata nell'ignoto più totale di un mondo che non ha mai conosciuto. Allora compie l'atto estremo, nella scena a mio parere più controversa del film.
"ma come -pensai vedendola- il tema principale di questo film è la ricerca della libertà. Perchè il regista ha interrotto la narrazione delle vicende principali per inserire questa lunga sequenza che sembra in contraddizione rispetto al film? Forse perchè non è nelle sue intenzioni trasmettere un messaggio assoluto, non ha la presunzione di adattare un'unica visione del mondo a tutti i personaggi del film. C'è quindi lo spettatore che si identificherà più con Andy che con Red e viceversa, e questo vale per tutti i personaggi."
Non so se questo sia il modo più corretto di interpretare questa sequenza, ma è indubbio che più i personaggi del film sono presi singolarmente, più vi si possono riscontrare caratteristiche uniche che li differenziano fra loro, e questo elemento di estremo realismo è uno dei punti di forza del film.
A questo punto sono sorte alcune domande: "allora cos'è la libertà? E' solo l'assenza di restrizioni o anche la completa espressione del proprio pensiero e della propria individualità?"
[...] In effetti durante alcuni momenti (la bevuta di birra sul tetto della prigione, le "nozze di Figaro" trasmessa agli altoparlanti) i carcerati si sono sentiti tutti liberi.
Dunque la libertà è qualcosa da condividere tutti assieme, che unisce malgrado le diversità.
[...]
la relazione poi continuava con commenti più personali sulla libertà ed altre riflessioni che non riguardano il film.
Voto: 3/5

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