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Frank, la maschera indipendente della musica

Creato il 03 ottobre 2014 da Nicola933
di Michele Giacci Frank, la maschera indipendente della musica - 3 ottobre 2014

(id.)
Genere: Commedia drammatica
Regia: Lenny Abrahamson
Cast: Michael Fassbender, Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal, Scoot McNairy, Tess Harper
2014
95 min

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Di Michele Giacci. Frank, il personaggio del titolo, è una figura mistica, un rocker indipendente, un guru i cui seguaci – i membri della sua band – lo venerano come un semidio ed è una curiosa opera divertente con lampi di ispirazione esistenziale. Ma più che la descrizione del film è la descrizione della musica di Frank.

Il personaggio principale del film, però, non è Frank, ma Jon (Domhnall Gleeson, visto di recente in Questione di tempo), un cantautore wannabe di Dublino, che trasmette la sua vita e ogni bla bla bla a tutti e sei i suoi followers di Twitter. Un incontro casuale su una spiaggia ventosa dà a Jon la possibilità di suonare come tastierista per un gruppo rock dall’impronunciabile nome di Soronprfb. Successivamente il giovane verrà poi invitato – rapito – in un cottage rurale per mesi e mesi, con la speranza di registrare, insieme alla band, il primo album.

Tornando a Frank, perché c’è lui a capo della band, e perché Frank ha una piccola particolarità: indossa un’enorme testa di cartapesta.

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Claude Rains, circa 80 anni fa, ne L’uomo invisibile di James Whale, veniva avvolto nelle bende, e Michael Fassbender ora fa lo stesso in Frank. Per la maggior parte del film la sua testa è completamente coperta da una grande zucca di cartapesta dipinta con occhi sbarrati e la bocca semichiusa. Indossa la testa ovunque, anche sotto la doccia. Nessuno sa il perché. Le persone intorno a Frank accettano la testa, non come un’escrescenza o un distintivo di stile, ma come parte della sua natura e come la fonte del suo fascino disorientante. D’altronde Frank non lavora in uno studio legale, ma fa il cantante in una rock band, quindi è OK.

C’era una volta il vero Frank Sidebottom, con una testa simile. Era un personaggio creato da un comico e musicista britannico di nome Chris Sievey; un amico e collaboratore, Jon Ronson, scrisse un libro su Sievey e ha poi co-scritto la sceneggiatura per il film con Peter Straughan. Insieme al regista, Lenny Abrahamson, decidono di tagliare Frank, perché effettivamente c’era troppo Frank, e il film sarebbe scoppiato fin da subito perdendo gran parte del suo mistero. Così si avvicinano a lui attraverso il prisma di un altro personaggio, preferibilmente uno più opaco, per non sottrarre il bagliore, il carisma e soprattutto l’ambiguità del testone.

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Jon si dovrà guadagnare la fiducia della band, soprattutto quella di Clara interpretata da una terrificante Maggie Gyllenhaal mentre il film scorre nella commedia tra il batterista francese a cui va di parlare solo la sua lingua e una danza epilettica di Frank o la descrizione delle sue espressioni facciali ad alta voce: “Lusingato, seguito da un mezzo sorriso schivo”. Fassbender è una meraviglia nell’utilizzare i gesti, le posture e l’intonazione perfetta per rivelare le gioie e le paure nascoste sotto lo sguardo fisso di una maschera. Abrahamson, scrivendo i testi delle canzoni composte da Stephen Rennicks, ha insistito perché gli attori cantassero cercando così di formare un legame abbastanza forte tra loro e superare le rivalità professionali e sessuali dei loro personaggi.

La maschera di Frank, l’artista come anti-celebrità, è un muro contro la fama dei social-media, è la metafora che guida il film. Ma la sua anima non è nella satira, è nella musica. Ecco dove la reale intimità di Frank sboccia col resto del film, che a guardarlo da lontano si palesa come il solito lavoro indipendente dall’hipsterismo elevato alle stelle. Eppure, verso la fine, quando la band si riunisce per eseguire la folle e dissonante “I Love You All”, il film emerge come un inno al potere curativo dell’arte. Nervi scoperti esposti, giù le maschere e Fassbender che invece ne indossa un’altra, quella di un attore pronto a mettersi in gioco in tutto e per tutto, superando i limiti estremi del corpo.

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Se dovessi indossare anch’io una maschera e descrivere la mia espressione facciale dopo aver visto Frank, direi: sorriso di apprezzamento seguito da una lacrima malinconica.

★★★½


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