Frankenstein è il romanzo gotico per eccellenza creato dalla geniale mente di Mary Shelley nel 1818. Il moderno Prometeo è messo alla luce dalla conoscenza di un dottore che per nobiltà d’animo e per intelligenza, spicca più di qualunque comune studente della Ingolstadt.
Le sue conoscenze adolescenziali spinte da curiosità legittima da Agrippa Paracelso e Alberto Magno, lo portano a conferire vita ad un mostro. La creatura informe è sintesi di vita e morte: il suo corpo è assemblaggio di parti di cadaveri e la sua anima è incline alla più genuina bontà. Diviene il latente spirito benevolo della famiglia di Felix e il trucidatore della famiglia del suo Demiurgo.
Il romanzo si apre in medias res, dalle lettere in prima persona di un giovane, R. Walton, a sua sorella. Egli è il primo narratore che darà voce diretta al protagonista indiscusso della tragica vicenda. Nel frattempo scopre di avere molto in comune con lo scienziato necrofilo: amanti entrambi di una conoscenza proiettata verso ciò che è ignoto e lontano. Uno è trascinato dalla curiosità verso territori inesplorati del nord, un Ulisse dell’artico : “Sazierò la mia ardente curiosità con la vista di una parte del mondo che mai prima d’ora è stata esplorata, e potrò calpestare una terra dove mai piede umano ha lasciato la sua impronta” . L’altro sfida i limiti morali e umani ponendosi allo stesso livello di una divinità capace di donare la vita.
I limiti geografici di uno si uniscono e compensano con i limiti etici dell’altro così da creare due personalità romantiche, pericolose, volte all’autodistruzione. “Che essere meraviglioso deve essere stato nei suoi giorni felici, se è così nobile, così simile a un dio, nella rovina!”.
La vita sofferta del dottore è da esempio all’amico incontrato nelle lande desolate dei ghiacciai del nord. Con ardore gli intima di abbandonare ogni residuo di orgoglio intellettuale. Il folle volo di entrambi è così simile negli intenti ma sarà differente negli epiloghi.
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