Questa espressione viene usata spesso durante la ricerca del blog. Immagino che il visitatore desideri trovare parole augurali adatte alle ricorrenze, come appunto in questo periodo (e rimane deluso), ma forse si tratta anche di nonni interessati al tema più ampio del dialogo con i nipoti. La domanda me la sono posta spesso anch’io: ” Di cosa parlare con i nostri nipoti?” Oppure: ” Ci sono “regole” per conversare con i piccoli di casa?”

Cominciamo dai bambini piccolissimi. Si sconsiglia agli adulti ( e pare che i nonni lo facciano spesso) di utilizzare un linguaggio che ne riproduca i graziosi balbettamenti e le tenere paroline smozzicate, cioè il ” bambinese”. Occorre invece usare un fraseggio normale, per quanto ridotto e semplice, e una corretta pronuncia. Il piccolo non va rimproverato se dice “aua”, ma noi diremo “acqua”, ricordandoci di parlare di lui in terza persona ( “Adesso la nonna dà l’acqua a Paolo”) perché fino ai 18 mesi non distingue l’io dal tu.
Con i nipoti più gradicelli giova intrattenere delle brevi conversazioni, evitando di lasciarli da soli davanti alla TV. Costringiamoci a seguire anche noi il programma, magari sbrigando qualche lavoretto conciliabile, e stimoliamo osservazioni e commenti. E’ bene incoraggiarli a raccontare le esperienze scolastiche fin dalla materna, imparare i nomi degli amichetti, delle maestre eccetera. Man mano che i nipoti crescono siamo pronte ad accogliere le eventuali confidenze, evitando però di interrogarli con insistenza sul loro privato.
Altra abitudine male accetta dai ragazzini è l’eccesso di smancerie, l’uso dei diminutivi infantili e la citazione di episodi della prima infanzia, magari un po’ ridicoli, specie davanti agli amici. Quanto alla sostanza delle nostre amene chiacchiere, oltre alle consuete favole per i piccoli, ai nipoti piacciono – ne ho parlato a proposito della“memoria storica” – le vicende di famiglia, a cominciare dall’infanzia dei genitori, che danno il senso della continuità tra le generazioni e rafforzano la loro identità inserendola in un contesto più preciso e riconoscibile.
Nauralmente la narrazione dev’essere “gradevole” ( non nel senso di menzognera), cioè rilassata ed esente da lagnanze e recriminazioni. Vietate anche le lungaggini autobiografiche e l’elogio di maniera dei tempi andati. Consigliata al contrario l’attenzione al presente: cerchiamo di renderci conto delle tendenze, opinioni e interessi delle nuove generazioni. Il che non significa condivisione acritica o giovanilismo sciocco. Quando capita, commentiamo con i nipoti più grandi il telegiornale e i servizi di attualità, sollecitiamo i loro pareri ed esprimiamo senza supponenza i nostri. Dialogare fa bene ad ogni età…
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