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Frattali.

Creato il 01 aprile 2013 da Philomela997 @Philomela997

I Monologhi di Sana – Rubrica

Scorre a una velocità impressionante

questo tempo

vuoto di qualsiasi emozione

e allo stesso tempo pregno

di infinite riflessioni.

Porte temporali che si aprono

su universi sconosciuti,

mentre cerco di costruire un futuro funzionale.

Cerco la funzione dell’essere me.

La soluzione di un dilemma insolvibile.

Eppure deve esserci una risposta.

L’esperienza mi suggerisce una spiegazione semplice:

f (x(t), y(t)) = 0

Come se si potesse disegnare sul piano un curva, un punto che indica chi siamo, rispetto a un tempo t.

Ma la risposta non mi convince.

Non sono affatto convinta che quello che siamo sia slegato dal passato che ci portiamo dentro.

E se la mia soluzione fosse diversa?

Chi sono (e chi voglio essere) non è una linea continua, è un’azione reiterata.

Un costruire-distruggere-ricostruire, tentando di arrivare sempre più vicina alla soluzione.

Non è una funzione, la cosa da cercare, è un algoritmo.

L’algoritmo dell’essere me.

La soluzione a una problematica esistenziale.

Sono un frattale.

Il modello di base resta lo stesso, solo ingrandito, reiterato, perfezionato all’infinito,

finchè il mio calcolatore – stupido respiro inconoscibile – non sarà più in grado di contare i giorni.

Mi piace.

Si, mi ci ritrovo.

Osservo ciò che sto costruendo,

la me che attraversa lo specchio della conoscenza e della sofferenza.

E ogni volta aggiungo un passo,

qualcosa,

che la volta prima mancava,

consapevole,

che la perfezione è solo un’illusione,

il motore di tutta questa costruzione.

Quanto sono disposta a rischiare, a cambiare?

Quanto possiamo distruggere e costruire una volta che diveniamo consapevoli dei nostri schemi?

È possibile trovare un ordine al caos?

O forse, tutti quei passi inconsapevoli e incerti che ho compiuto finora non erano altro che l’ennesima iterazione? E il fatto che non vedessi l’insieme non li rende affatto meno lineari?

Ho un’immagine ben precisa in testa,

una diapositiva di chi voglio essere.

Si, ora lo so.

Perchè io sono così, non sono capace di essere indecisa troppo a lungo.

È nella mia natura trovare risposte, soluzioni.

Non sopporto il sospeso, il fermo-immagine.

Per me la vita è qualcosa in perenne movimento, un continuo salto in avanti per conoscere l’inconoscibile.

È una continua lotta con l’arrendevolezza insita nell’umano, nel “è impossibile”.

Non faccio altro che ripetere: “Perchè è impossibile? Chi l’ha detto?”

Perchè bisogna arrendersi ai propri difetti, alle proprie imperfezioni?

Qualcuno direbbe: perchè è ciò che ci rende umani.

Ma io non voglio valutarmi così,

non voglio che la mia umanità sia costruita su una pila di difetti.

Preferisco valutarmi su un processo di costruzione che per me tenda inesorabilmente al pregio.

Perchè dobbiamo arrenderci all’idea che qualcuno abbia già predisposto sulla nostra tavolozza tutte le scale possibili di colore da utilizzare?

No.

Voglio scegliere da sola i miei colori.

E li scelgo forti,

perchè voglio guardare un murales brillante di colori fluorescenti, alla fine del mio viaggio.

Ma, stupidamente, continuo a commettere il solito sbaglio.

Quando distruggo mi disoriento da sola, mi dimentico di tutte le volte che ho saputo ricostruire; allora mi guardo attorno, alla ricerca di un essere che mi sembri ricalcare il mio ideale di “perfetto”.

E lascio a lui la scelta.

L’imploro di darmi una forma,

di decidere chi devo essere, come mi vorrebbe.

Tutto scorre linearmente, finchè il nostro codice non incontra un errore e si blocca.

E da lì, come si procede?

Qual’è l’istruzione giusta da (e)seguire?

Mi accorgo che mi sono sempre scordata di scriverla.

Se non ottengo nessun ritratto,

o se ne ottengo uno che non mi piace,

o se ne ottengo troppi, tutti diversi e opposti tra loro…che devo fare?

Qual’è lo schema da seguire?

Idiota, l’ho sempre avuto sotto il naso…da recitare come una preghiera:

“detta le tue condizioni, per le variabili vere registra il dato e tienilo da parte, arrivata alla fine distruggi tutte le variabili false, e poi comincia un nuovo ciclo.”

E l’insieme dalla variabili vere?

Ecco, quella vorrei che fosse la tabella della mia umanità.


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