Il caso Sakineh fornisce innumerevoli spunti di riflessione, ampliamente illustrati sui media e sulla rete. Non voglio addentrarmi nel merito anche perché probabilmente non aggiungerei nulla di nuovo. Quello che invece ho notato e vorrei condividere è l’atteggiamento del nostro Governo e, in particolare, del nostro Ministro degli Esteri. La posizione ufficiale italiana è, come è giusto che sia, di forte condanna verso l’esecuzione di una pena così barbara e incivile. Ma il nostro Ministro Frattini parla e, come spesso fanno gli uomini di questo Governo, dà fiato alla bocca dimenticando di accendere il cervello.
Il commercio è un mondo molto simile alla diplomazia, incentrato su rapporti umani e relazioni i cui equilibri sono estremamente delicati e una parola può valere molto ed avere serie conseguenze. Userò quindi un esempio commerciale per far capire quello che intendo. Poniamo un cliente insolvente. Ci rechiamo dal cliente e cerchiamo di farci pagare. Sappiamo che non sarebbe conveniente adire le vie legali perché magari il cliente ha poco da perdere. Anche il cliente lo sa ma non è certo delle nostre intenzioni: potremmo sempre dare la pratica all’avvocato anche se non conviene. Davanti al cliente trattiamo e facciamo in modo di farci saldare il nostro credito. Poi affermiamo, senza alcuna ragione, che tanto non abbiamo intenzione di intraprendere le vie legali. Pensate che il cliente a quel punto ci paghi?
Frattini ha fatto la stessa cosa. L’Iran sa benissimo che l’Italia non avrebbe interesse né convenienza a chiudere le relazioni diplomatiche con Teheran ma non è certo se lo facciamo o no. Questa potrebbe essere, anzi è, un’arma a nostro favore. E Frattini che fa? Afferma tranquillamente che le relazioni diplomatiche non sono in discussione. L’Iran ringrazia sentitamente. Ora a Teheran sono molto più tranquilli. La famiglia di Sakineh probabilmente un po’ meno.