Free Amanda (Amanda libera)

Creato il 04 ottobre 2011 da Dagored

In genere non seguo pedissequamente i fatti di cronaca, almeno quelli più eclatanti e coperti in modo quasi ossessionante dai media nazionali, ma il processo per l'omicidio della ragazza inglese Meredith Kercher ha, nella sua ripetizione di un copione già tante volte recitato nelle aule di giustizia italiane, un valore simbolico di grandissimo valore e che ci fa tornare alla mente un interrogativo che tante volte ci siamo già posti e al quale abbiamo, in qualche modo, sempre eluso di rispondere:
"Ci possiamo fidare della Magistratura"?
Un interrogativo che ormai ci trasciniamo dietro da decenni (e non sto usando un plurale maiestatis) a causa di tanti e tanti lunghissimi processi, seguiti ad altrettanto lunghissime indagini,  che partiti con certezze inoppugnabili sulle responsabilità di coloro che sono stati per mesi e mesi additati come colpevoli di delitti magari orribili, o semplicemente vergognosi, sfumano piano piano, nel corso degli anni in cui il processo si svolge lento come la corsa di una testuggine marina, in tutta una serie di dubbi, di prove che vengono puntualmente confutate, di errori materiali degli investigatori, di interpretazioni soggettive che ribaltate nel corso di giudizio, di perizie tecniche mal fatte o inutilizzabili: in parole povere, in una confusione totale, nella quale si finisce per perdere ogni certezza, specialmente se, come nel caso del processo ad Amenda Knox e Raffaele Sollecito, si metta in moto una grande macchina mediatica in grado di influenzare l'opinione pubblica, che in questo caso non è solo quella nazionale ma pure quella statunitense, e in grado pure di provocare un confronto scontro tra due Paesi e le rispettive "civiltà" giuridiche.

Era il 22 Ottobre del 2008 (sic!) quando scrissi sul confronto in atto tra i diversi sistemi giudiziari di Italia e Usa e sull'operazione di "salvataggio" della povera e innocente studentessa americana stritolata da una macchina burocratica di una magistratura obsoleta, inefficiente e piena di se di un paese antico e polveroso, prigioniero dei privilegi delle sue intoccabili corporazioni.
Una campagna di stampa e la produzione di film e telefilm sul caso Knox hanno preparato per bene il terreno alla demolizione del lavoro degli inquirenti italiani, ancora una volta rivelatosi sciatto, impreciso, confuso e basato sul principio assurdo che prima si trova il colpevole del reato, secondo la ferrea convinzione personale del pubblico ministero, e solo dopo si andranno a trovare le prove che ne dimostrano le responsabilità, magari interpretandole soggettivamente.
Un principio che va a cozzare contro il pragmatismo della giustizia americana, che pure anche i nostri magistrati dovrebbero conoscere per bene, se non altro per aver sicuramente assistito nella loro vita a decine di film e telefilm americani di argomento giudiziario, il quale prevede tassativamente che nessuno può essere condannato per un delitto se non sulla base di prove assolutamente certe e oggettive: OLTRE  OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO!!!
Invece di dubbi in tutti i processi italiani ne sorgono sempre tanti. Talmente tanti che ogni giudizio viene alla fine accompagnato da sentenze piene di bizantinismi e di distinguo. Sentenze che condannano ma rilasciano in libertà i colpevoli, oppure li assolvono per qualcosa e li condannano per un'altra e solo dopo che l'opera dei media non divida l'opinione pubblica in colpevolisti ed innocentisti.
Anche la stessa sentenza che manda assolti Amanda Knox e Raffaele Sollecito dall'omicidio di Meredith Kercher rimane sfuggente, non ben definita e in sostanza ammette che gli inquirenti non sono stati in grado di dimostrare con certezza, presentando prove oggettive e una ricostruzione razionale dei fatti che potesse permettere la condanna dei due imputati. Un lavoro mal fatto, quello dei magistrati perugini, che si aggiunge ai tanti già prodotti dai tribunali dell Repubblica.
Talmente tanti che alla fine alla domanda di cui sopra è più che leggittimo rispondere:
"No, io della magistratura non mi fido"!

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