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Free Basics, l’India boccia l’internet dei poveri di Facebook

Creato il 09 febbraio 2016 da Trescic @loredanagenna
india1Dunque l’India ha deciso. L’internet proposto da Mark Zuckerberg è un’internet dei poveri. Non per i poveri. Di Internet.org – poi Free Basics – ne avevamo già parlato, nei termini di questa stessa contrapposizione, quasi un anno fa. Perché la battaglia va avanti da mesi e alla fine la Telecom Regulatory Authority indiana ha deciso di tagliare la testa al problema e schierarsi a favore di una neutralità della rete assoluta e radicale. Con una sentenza di ieri ha infatti stabilito che “nessun fornitore di servizi potrà offrire o addebitare tariffe discriminatore per connessione dati sulla base del contenuto”. Neanche se quelle tariffe equivalgono a zero. Free Basics, disponibile in 37 Paesi molti dei quali in via di sviluppo, è un’applicazione i cui contenuti sono fruibili gratuitamente tramite le reti degli operatori locali che hanno stretto accordi con Facebook. Una sorta di pacchetto-base diversificato a seconda dei posti, dal Ghana alla Colombia, ma che, in generale, include l’accesso alla stessa Facebook, a Wikipedia, a servizi per il meteo e per la salute, a network d’informazione come la Bbc e così via. Fa parte del più ampio sforzo di Mark Zuckeberg raccolto dietro l’etichetta Internet.org: connettere gli oltre 4 miliardi di persone tagliate fuori dalla rete. Il punto, però, è proprio questo: connetterle come? Consentendo loro l’accesso a quali servizi? Stabiliti da chi? L’India è stata la piazza principale della polemica, con tanto di manifestazioni di piazza e offensiva propagandistica del fondatore di Facebook che avrebbe speso 45 milioni di dollari (vedi foto sopra), anche perché con il 19% degli utenti collegati (e un mercato da oltre un miliardo di persone) è insieme alla Cina l’epicentro in cui si decideranno le dinamiche future del web. Molto più che in Occidente. Da una parte si sono dunque schierati, ora confortati dalla severa sentenza dell’autorità, i duri della net neutrality. No ai contenuti a velocità o tariffe diversificate, neanche se proposti gratuitamente. Rischiano di intralciare lo sviluppo di internet e favorire negli utenti un’equazione sballata: cioè che la rete corrisponda a quel bouquet preimpostato di servizi forniti gratis e scelti non si sa da chi, magari da qualche parte in America. Dall’altra chi invece sostiene che si tratta di un primo passo, con un tasso di conversione ad abbonamenti mobili completi molto elevato e, in ogni caso, di una piattaforma essenziale ma utile per acquisire competenze, ricevere notizie e consigli altrimenti inaccessibili e iniziare un percorso che connetta il mondo tramite le reti mobili. Un confronto che dai principi vira sulla concretezza. “Siamo arrivati alla conclusione che una disparità fra i prezzi non è nell’interesse dei consumatori e delle crescita di internet” ha detto il presidente dell’autorità. Non solo Facebook. La decisione si applica a chiunque, compresi altri fornitori di servizi simili come Aitel Zero. È una presa di posizione piuttosto complicata. Entrambi gli schieramenti – come spesso accade su questi temi – custodiscono infatti porzioni di verità. In fondo, meglio disporre di un accesso gratuito ma limitato a pochi servizi – che tuttavia consentono agli abitanti di uno sperduto villaggio di sapere di un’ondata di maltempo in arrivo o, in generale, di scoprire semplici notizie di salute, magari su un’epidemia in corso nello Stato – piuttosto che il vuoto totale. D’altra parte, concedere questa frammentazione crea in effetti un precedente profondo sulla diversificazione dei servizi. Dal chiaro intento filantropico si sprigiona inoltre a tratti un pungente profumo di opportunismo. D’altronde, l’unico modo per continuare a pompare i propri servizi – da WhatsApp alla stessa Facebook – Zuck e i suoi l’hanno individuato da tempo: aumentare la platea dell’utenza potenziale. Per il momento dovranno fare a meno di quella indiana. Allo stesso modo centinaia di milioni di indiani dovranno rinunciare a una piattaforma certo piuttosto limitata ma dalla quale riuscivano a intravedere l’alto mare aperto – e le tante opportunità – della rete. The post Free Basics, l’India boccia l’internet dei poveri di Facebook appeared first on Wired.

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