Freedom Flotilla Italia: ma chi c’è sull’Estelle? Johan Uddebrant, Svezia foto Archivio
La politica di assedio di Gaza, da parte di Israele, non è condotta solo con mezzi militari:sono mobilitati infatti anche diplomatici, avvocati, specialisti informatici, e non è di certo una guerra che viene tenuta nascosta dalle autorità israeliane, al contrario, le azioni di pressione sui Governi per fermare o scoraggiare i loro cittadini dal prendere parte alle attività della Flotilla sono annunciate pubblicamente. In quest’ultima settimana, le pressioni sono state dirette verso le Autorità portuali di Alicante, Barcellona, La Spezia e Napoli.
Un tentativo “legale” di fermare Ship to Gaza si è avuto il 27 settembre, quando la compagnia di assicurazioni marittime di Estelle ha ricevuto minacce da Shurat HaDin, uno studio legale israeliano che affermava, senza alcuna documentazione, che le azioni della Flotilla hanno lo scopo di contrabbandare armi a Gaza e sono perseguite in sostegno di Hamas. Shurat HaDin si dice fiera del suo operato anche per le precedenti pressioni sull’industria delle assicurazioni marittime, cosa che ha contribuito al blocco e alla parziale detenzione della Freedom Flotilla, nei porti greci, nel 2011, e di aver avviato una causa contro l’ex Presidente americano Jimmy Carter.
Ship to Gaza e la Freedom Flotilla Coalition, ovviamente, non hanno né la possibilità né la volontà di misurarsi con queste forze combinate, a disposizione dei loro avversari, quando si tratta di armi, diplomatici, esperti legali e specialisti informatici che bloccano le homepage, i telefoni e le comunicazioni radio. “Non abbiamo ” dicono”alcuna ambizione di competere in questi campi. Noi, come azione della società civile, perseguiamo una causa giusta solo con i nostri mezzi , quelli pacifici…”
E oggi, dalla Estelle, è arrivato il secondo profilo dei partecipanti alla missione, quello relativo a Johan Uddebrant, Svezia
”E´più divertente manovrare il motore manualmente invece che stare seduti a guardare uno schermo…è diventato come un amico. E la Estelle è una nave meravigliosa, ha una personalità tutta sua, in un certo senso, un suo proprio fascino . .. Penso che una nave influisca sull’equipaggio e che l’equipaggio faccia lo stesso con la nave”. Sono le parole di Johan Uddebrant, uno dei nove marinai professionisti che navigano come volontari sulla Estelle. Johan è salito a bordo alla fine di luglio a Gotemburgo. “ Ci si sente bene”, dice, e ha l’aria decisamente soddisfatta. “E’ stato veramente emozionante: la gente, i colleghi, le manifestazioni per la popolazione di Gaza in tutti i porti dove abbiamo attraccato! E ogni giorno è un’emozione nuova.”
Come tanti altri, Johan aveva cominciato a porsi domande sul senso della sua vita:”In realtà, ho sempre voluto fare qualcosa che avesse un significato ma mi domandavo: Da dove si comincia? A quale organizzazione bisogna associarsi per contribuire a fare il mondo un po’ migliore? Cosí quando il mio amico Joel Opperdoes, timoniere sulla Estelle , mi ha proposto di imbarcarmi, ho pensato che era venuto il momento”.
E’ Maria-Pia Boëthius, scrittrice e” apprendista ” come lei stessa si definisce, a bordo della Estelle, a raccogliere la testimonianza di Johan. Maria Pia è salita a Napoli, e il suo sguardo femminile è andato subito all’estetica dell’equipaggio: “Su nove uomini sette si sono lasciati crescere la barba. Secondo Johan è una “barba da gioco finale”. Si lascia crescere la barba finché abbiamo raggiunto la destinazione finale, abbiamo forzato il blocco e siamo scesi a terra a Gaza. Sembra quasi il mito dei vichinghi e alcuni hanno già raggiunto una barba lunga come quella di Marx …
E la goletta a tre alberi continua il suo viaggio per interrompere l’assedio di Gaza.
Media Center Freedom Flotilla Italia