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Freeware, shareware e altri –ware

Creato il 14 ottobre 2011 da Hnikarr
Esistono diverse categorie per suddividere i programmi in distribuzione, in modo più o meno pertinente. Tra le più famose e usato, ci sono senza dubbio le categorie di freeware e shareware, con cui si indicano due modelli di distribuzione molto differenti tra loro, ma orientate a uno stesso scopo: far provare agli utenti un programma, per invogliarli poi ad acquistarne la versione completa. In entrambi i casi, il termine si riferisce soltanto al modello di distribuzione scelto per un dato programma, ma non ha niente a che fare con la “natura” del programma stesso. Software gratuito non è sinonimo di software libero, come invece un uso sbarazzino del termine “free” potrebbe indurre a pensare. Ma vediamo nel dettaglioa  cosa corrispondano queste parole in –ware.
Freeware è un termine che, in origine, si utilizzava per indicare quei programmi distribuiti soltanto come eseguibili, ma non come codice sorgente. L’eseguibile di un programma è quel file che, nei sistemi Windows, ha estensione EXE e puoi avviare con un doppio click; il codice sorgente è invece il “progetto” utilizzato per costruire l’eseguibile. Al giorno d’oggi, con la parola freeware si indicano in genere i programmi distribuiti gratuitamente e il “free” del nome si riferisce proprio a questo: sono programmi free of charge, ossia “privi di costi”. Le grandi case produttrici di software distribuiscono spesso copie gratuite dei loro prodotti, per poterne verificare il funzionamento, e di solito sono copie con funzionalità limitate rispetto alle versioni a pagamento, ma sufficienti per un comune uso domestico. I produttori di antivirus, firewall o altri programmi per la sicurezza fanno spesso così. MalwareBytes, per esempio, è disponibile in una versione gratuita (freeware) e in una a pagamento: quella gratuita serve a provare il programma, ma è sprovvista di alcune funzioni come il controllo in tempo reale del computer, che invece compare nella versione a pagamento. A ogni modo, l’aspetto da sottolineare è che il termine freeware si riferisce solo all’aspetto commerciale del programma e non ha niente a che vedere col “software libero”. Un freeware è solo “libero” dal prezzo, cioè gratuito, ma non possiede tutte le caratteristiche di un programma “libero”, ossia rilasciato sotto licenza GNU GPL. Sono due ambiti del tutto diversi e non confondeteli, altrimenti Richard Stallman piange.
Shareware è il termine per indicare i programmi “in prova”. Un tipico shareware è un programma che funziona normalmente per un certo periodo di tempo (spesso 30 giorni), oppure per un certo numero di volte; scaduto questo periodo, per continuare a usare il programma ci sarà richiesto di inserire un qualche codice di attivazione, che dovremo comprare dalla casa produttrice. Altri tipi di shareware, invece, avranno funzionalità limitate, che potranno essere sbloccate soltanto con l’acquisto: per esempio, un programma di conversione che funziona solo con file al di sotto di una certa dimensione, o solo con alcuni formati. Altri ancora, e sono i più odiosi, ci mostrano solo quello che potremmo fare col programma a pagamento, ma in concreto non fanno nulla. A cosa serve uno shareware? Beh, più o meno come il freeware, serve a farci provare un programma, prima dell’eventuale acquisto. Ci viene “prestato” il programma per fare qualche giro di prova e poi, se siamo soddisfatti, si aspettano che noi decideremo di comprarlo. Se decidiamo di non comprarlo, al termine del periodo di prova avremo un programma che non funzionerà più e lo potremo (anzi, lo dovremo) disinstallare dal computer. Sì, in teoria lo possiamo anche tenere sul computer, se proprio vogliamo, ma è inutile perché non lo potremo più utilizzare.
Adware è una categoria di cui abbiamo già parlato, riferendoci a virus e altro malware. Un programma adware è un programma che è distribuito gratuitamente, ma con la pubblicità inclusa. In pratica, da qualche parte nella finestra del programma ci sarà un riquadro con la pubblicità di qualche prodotto, oppure si aprirà una finestra pubblicitaria all’avvio del programma, o altro ancora: dipende da come è stato progettato, ma in ogni caso includerà sempre una qualche pubblicità. Da un certo punto di vista, anche i video o le trasmissioni in streaming, che prevedono uno spazio pubblicitario prima del loro inizio, possono essere inseriti in questa categoria: noi le vediamo senza dover pagare, perché il “biglietto” lo paga per noi l’inserzionista pubblicitario. In cambio del video o del programma gratuito, ci dovremo sorbire un po’ di pubblicità. Può piacere oppure no, dipende dai gusti personali. Il problema degli shareware, a ogni modo, è un altro. la pubblicità che troviamo all’interno di un programma, infatti, potrebbe essere stata progettata in base a una etica discutibile e presentare la “simpatica” caratteristica di connettersi continuamente al suo server di riferimento, per fornirgli informazioni sui nostri interessi, gusti e molto altro, così da ricevere e mostrare pubblicità su misura per noi. Invece di mostrarci pubblicità generica, ci mostrerà allora pubblicità relativa agli ultimi video che abbiamo visto, o alla musica che ascoltiamo, e così via. Dopotutto, è lo stesso principio su cui si basa gran parte della pubblicità online. Di conseguenza, uno adware rischia spesso di sconfinare nel campo dello spyware, ossia un programma che spia le nostre attività e le invia al suo proprietario. Se possibile, per sicurezza è meglio evitare gli adware.
Sempre utilizzando la stessa formula, ossia attaccando il suffisso –ware a una parola inglese (nel caso non lo abbiate ancora capito, è una tipica mania degli informatici: portate pazienza...), sono state create molte altre categorie di programmi, più o meno fantasiose. Assai curiosa è, ad esempio, la categoria scherzosa del vaporware, ossia quei programmi che non esistono in concreto, ma sono soltanto dei bellissimi progetti nella mente di qualcuno. Se ogni tanto vi è capitato di fantasticare sul vostro programma ideale, su come lo costruireste e su tutte le funzioni di cui lo dotereste, allora anche voi avete “prodotto” un vaporware, soprattutto se poi ne avete annunciato agli amici l'intenzione di realizzarlo in concreto. Il videogioco “Duke Nukem Forever” è stato forse il più famoso vaporware dei giorni nostri, almeno tra gli appassionati di videogames, dal 1997 fino a quest'anno.

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