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Fretta? E perché mai?

Creato il 19 ottobre 2011 da Fabio1983
Un Paese che perde il 7% del Pil a causa dell’assenza di donne nel mondo del lavoro ha un urgente bisogno di riforme strutturali. È deprecabile anche solo immaginare una tale condizione che ci pone ai margini dell’Europa (la Strategia di Lisbona fu un miraggio, almeno per noi) e che, soprattutto, amplia la gravità della fase congiunturale che stiamo attraversando. Quando la crisi economica ebbe inizio (sebbene nel Vecchio Continente abbia preso successivamente tutt’altra piega) ci era stato assicurato che l’Italia avrebbe retto rispetto ai partner. Non solo non è stato così, ma oggi apparteniamo alla poco lusinghiera categoria di Paesi a rischio. E non passa giorno senza scoprire una maglia nera, l’ennesima, che contraddistingue negativamente l’Italia. Sia chiaro, la nostra economia non è da buttare. Ci sono Paesi che stanno peggio di così, ma con il tanto peggio tanto meglio non si è mai smosso il mondo. Ciò che scoraggia, inoltre, è l’inerzia del governo che una volta di più mostra la propria inadeguatezza ad affrontare la crisi. Non c’è fretta per la nomina del governatore della Banca d’Italia, non c’è fretta per il decreto sviluppo (la cui bozza, tra l’altro, mi pare poca roba), non c’è mai fretta a prescindere. Però a forza di attese, eccoli i risultati. E la misura è colma.

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