Magazine Pari Opportunità
- Intro
- Primo approccio alla psicologia femminile
- L’isteria e l’ipnosi
- Gli ultimi studi sulla psicologia femminile
- Le psicologhe di rilievo sulle teorie freudiane
INTROCome ho scritto in un precedente intervento, mi preme molto scrivere su Freud e sul contributo (negativo o positivo che sia) che ha apportato sia alla psicoanalisi del tempo sia all’universo femminile. Mi preme soprattutto ricordare le psicologhe di rilievo che hanno apportato a suddetta disciplina teorizzazioni in chiave femminile. Come già anticipato, Freud stesso ammetteva le difficoltà che incontrava nello studio dello sviluppo psicosessuale femminile definendolo il “continente nero” poiché faceva partire ogni tipologia di studio dal concetto maschile ritenuto universale apportando erroneamente le stesse teorie a quello femminile della “mancanza”.
PRIMO APPROCCIO ALLA PSICOLOGIA FEMMINILE
Il primo approccio allo studio della psicologia femminile Freud lo ha intrapreso con gli studi sull’isteria, presente maggiormente nelle donne piuttosto che negli uomini ed era ritenuta incurabile.
Nel 1888 Freud scrisse che il termine hysteria aveva la stessa radice della parola utero e che quindi era direttamente collegata all’apparato genitale femminile. Lui però andò oltre perché riteneva che le cause dell’isteria potessero nascere nell’inconscio (vedi struttura e principi della psiche teorizzata da Freud), inamicandosi quindi la maggior parte dei medici e scienziati del suo tempo. Andò anche oltre le teorie di Charcot il quale, dando inizio allo studio sulle pazienti affette da isteria, definiva quest’ultima su base ereditaria.
L’ISTERIA E L’IPNOSI
Freud era molto attratto dalla notizia che Hippolyte Bernheim (un neurologo francese) aveva ottenuto straordinarie, sebbene temporanee, guarigioni attraverso tecniche ipnotiche e uso di cocaina sulle sue pazienti isteriche. Anche Freud cominciò a curare le proprie pazienti attraverso ipnosi e stimolazione elettrica. Le sue prime conclusioni furono esposte in lunghe lettere indirizzate ad un suo amico otorinolaringoiatra berlinese, Wilhelm Fliess. In questi scritti Freud sottolineava come fosse di fondamentale importanza la tesi sessuale sulla nevrastenia (che è causata da una situazione attuale) e sull’isteria (che invece aveva origine da un’esperienza sessuale precoce rimossa dalla coscienza (gli isterici soffrivano di reminiscenze).
Ricordiamoci una cosa prima di proseguire: Freud influenzato dalla cultura del tempo e dalla sua rigida mentalità durante le sedute e i relativi approcci con le pazienti, ammetteva che in molte situazioni alcuni comportamenti o pensieri manifestati dalle donne lo irritavano moltissimo. Atteggiamenti che, se adottati da un uomo, non gli avrebbero recato alcun fastidio.
In Studi sull’isteria, scritto con la collaborazione di Breuer, Freud descrisse gli effetti immediati ma temporanei che l‘ipnosi procurava alle pazienti e parlava di psicoanalisi come una cura di parole attraverso cui le pazienti senza essere sottoposte a ipnosi raccontavano l’evento traumatico subito che era la causa del loro malessere e i sintomi scomparivano. Le pazienti quindi “associavano liberamente” riconoscendo il loro passato, riuscendo a ricordare ciò che il processo di rimozione aveva nascosto nella loro mente. Rimaneva il problema che le condizioni di vita delle pazienti non cambiava con qualsivoglia teoria applicata.
Secondo Breuer l’isteria femminile aveva origine nel “letto matrimoniale” perché il rapporto sessuale per la donna era vissuto come uno stupro, Breuer infatti diceva che: “La tendenza a respingere ciò che è sessuale viene ulteriormente rafforzata dal fatto che l’eccitamento sessuale nella vergine ha una componente di angoscia, il timore dell’ignoto, del presagito, di quel che verrà, mentre nel giovane maschio sano e naturale è una pulsione nettamente aggressiva”.
Secondo Freud invece l’isteria aveva una radice presessuale ed è così che arriva a teorizzare le fasi sessuali del bambino fino ad approdare al complesso di edipo. Con la teoria del complesso di edipo arrivò a concludere che il bambino doveva lottare per il realismo a causa del complesso di evirazione mentre la bambina no perché era già un “uomo evirato”, che esordiva come maschio e successivamente passava alla femminilità. La donna quindi era studiata come un maschio mancato rispetto all’uomo perché Freud non riusciva a spiegare le sue teorie trasferendo gli stessi concetti dallo sviluppo maschile a quello femminile.
Non riuscendo quindi a superare il complesso di edipo che si basava su un complesso di castrazione che le escludeva a priori da un completo sviluppo psicosessuale, le donne senza una formazione completa del Superego avevano deboli interessi sociali, uno scarso senso della giustizia e prevalevano come conseguenze l’invidia e il narcisismo.
Uno dei pochi modi che aveva per compensare questa mancanza era avere un figlio maschio.
GLI ULTIMI STUDI SULLA PSICOLOGIA FEMMINILE
La sessualità trattenuta
Durante gli ultimi anni di studi Freud si era reso più aperto verso il genere femminile tanto da ritenere che la sessualità trattenuta caratteristica del genere femminile non era un dato biologico naturale ma vi era una responsabilità della società nella loro educazione.
“L’educazione, chiaramente, non affronta alla leggera il compito di reprimere la sensualità dell’adolescente prima del matrimonio, giacché opera con i mezzi più drastici. Non solo proibisce le relazioni e promette grandi ricompense per il mantenimento della castità femminile, ma sottrae la donna anche alla tentazione durante la sua maturazione, tenendola all’oscuro su tutti gli aspetti reali del ruolo cui è desinata e non tollerando da parte sua alcun moto amoroso che non possa condurre al matrimonio”.
L’autorità sociale quindi favoriva secondo Freud una repressione sessuale così che le ragazze durante la pubertà cercavano di nascondere la propria libido, inibire le proprie pulsioni e per tutta la loro vita permaneva una forte inclinazione infantile. Questa rimozione quindi aveva nella società la causa principale e Freud quasi si dimostrava comprensivo verso questa distorsione della sessualità femminile. Era infatti abbastanza convinto che a all’interno di società, in cui la vita e l’educazione sessuale venivano vissute più liberamente dalle donne, le isterie gravi che spesso curava erano rare.
Ultima citazione...
Tutto ciò premesso si può riconoscere a Freud la sua dichiarata difficoltà, data anche dal contesto culturale in cui viveva, di studiare il genere femminile e la sua franchezza in una sua lezione chiamata Femminilità del 1932 in cui alla fine espose: “Questo è tutto quanto avevo da dirvi sulla femminilità. E’ certo incompleto e frammentario e non sempre suona gentile. Non dimenticate però che abbiamo descritto la donna solo in quanto la sua natura è determinata dalla funzione sessuale. Questo influsso, per la verità, giunge molto lontano, ma teniamo presente che ogni donna è anche un essere umano che può avere aspetti diversi. Se volete saperne di più sulla femminilità, interrogate la vostra esperienza, o rivolgetevi ai poeti, oppure attendete che la scienza possa darvi ragguagli meglio approfonditi e più coerenti”.
LE PSICOLOGHE DI RILIEVO SULLE TEORIE FREUDIANE
Successivamente si mobilitarono diverse psicologhe che criticarono e/o ampliarono le teorie di Freud e le interpretarono/sovvertirono in chiave prettamente femminile.
Per leggere i miei interventi sulle psicologhe femministe, cliccate sui seguenti nomi che porteranno ai relativi post:
Karen Horney
Carol Gilligan
Luce Irigaray
Melanie Klein
Per leggere brevemente la vita di Freud e le fonti, clicca qui.
Per avere ulteriori informazioni su Freud in Wikipedia, clicca qui.
Per leggere un mio riassunto completo sulle teorie di Freud, clicca qui.
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