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RITAGLI DI GIORNALE – 15.04.2015 di Malachia di Armagh

Creato il 15 aprile 2015 da Conflittiestrategie

Scritto da: Giuseppe Germinario

RITAGLI DI GIORNALE – 15.04.2015  di Malachia di Armagh

RITAGLI DI GIORNALE - 15.04.2015 di Malachia di Armagh

Nel suo editoriale del 29.03.2015 Eugenio Scalfari scriveva, facendo riferimento a un suo articolo di una settimana prima

E parlando di Renzi subito dopo, per contiguità od opposizione decidetelo voi, si esprimeva dicendo:

Però il "pontefice" non può fare a meno di rilevare qualche difetto nell'"uomo nuovo":

Tornando a Minghetti Scalfari, nel desiderio di dispensare buoni consigli riporta una citazione:

E a questa fa seguire una sua annotazione - desunta sempre dai discorsi del politico vissuto nel XIX secolo - in cui osserva che questo principio illegittimo può essere contenuto dall'intelligenza di chi governa e vuole essere di giovamento agli altri "sicché tiene per la briglia il suo Narciso affinché gli altri gli rinnovino la fiducia e rafforzino il suo ruolo di protagonista". Di seguito egli - in base alle considerazioni precedenti - avanza decise critiche, nei confronti di Renzi, a proposito dell'accentramento dei poteri all'interno della compagine governativa in cui hanno un ruolo importante, in termini effettivi, solo le persone del suo "staff" e stigmatizza in termini negativi la riforma costituzionale, con il suo contorno "elettorale", che vede un nuovo Senato, dal ruolo del tutto secondario, nominato dalle Regioni e dal partito di maggioranza e una Camera nella quale le preferenze dei cittadini-elettori avranno ben poco peso. Insomma il progetto renziano avrebbe come caposaldo due principi "eretici": quello che ritiene debba essere il governo a determinare e guidare l'azione del parlamento e quello della governabilità come presupposto da imporre a tutti i costi. In conclusione per il "papa laico"

Più avanti Scalfari inizia ad intavolare una dotta disquisizione sulla natura ed articolazione del fenomeno della corruzione politica:

Il moralismo, e come potrebbe non essere così, viene qui eretto a sommo principio anche per il diritto e la politica, con buona pace di Kant e Hegel. Il primo distingueva tre dottrina del diritto e dottrina delle virtù e le teneva ben separate mentre il secondo che tirava le conclusioni attraverso un processo di mediazione e di conservazione-inclusione dei momenti precedenti declinava il nomos attraverso i passaggi dal diritto astratto (privato) alla moralità e da questa all'eticità (diritto pubblico). Scalfari ipostatizza tutto sotto il primato della legge morale identificata come il lato positivo della peccaminosità che implica e deve implicare un elemento "devozionale". Il peccato è la disobbedienza del devoto ai precetti, veri e ultimativi, di una entità trascendente; nel caso di Scalfari presumibilmente della "divina" democrazia laica, anche se perdutamente innamorata di Francesco, il "papa nuovo", il papa moralista in cui il sacro si è eclissato e che è diventato finalmente "come uno di noi".

Ma torniamo a Marco Minghetti con una nuova lunga citazione scalfariana:

Questi passi mettono in evidenza, tra l'altro, una concezione dell'eguaglianza molto diversa da quella sociale-socialista e lontana anche dal modello liberalsocialista nella versione di Bobbio. A tal proposito così si esprimeva Hayek in un brillante breve saggio:

Si tratta in termini marxiani dell'eguaglianza formale dei possessori di merci e quindi degli attori che, attraverso le transazioni che si sviluppano tra loro, stabiliscono dei rapporti sociali di scambio in un sistema che, non solo nella sfera economica, garantisce il rispetto delle regole del libero mercato. Il disvelamento del manto ideologico che ricopre questi rapporti è stato ampiamente sviluppato da La Grassa nei suoi ultimi libri. Per quanto riguarda la vecchia questione concernente il ruolo e l'importanza dei corpi sociali intermedi si può in qualche modo ritenere utile la proposta di considerare tre fondamentali tipologiedi" istituzioni autonome, enti morali e associazioni ": 1) una di tipo politologico, che denota una forma di mediazione degli interessi, e del loro governo, avente una propria autonomia, con potere superiore agli individui ma inferiore a quello dello Stato. Si tratta dei "corpi intermedi" propriamente detti, che rimandano a una concezione organica e stratificata della società, anche se, con l'avvento dell'epoca moderna, può in qualche modo adattarsi a una concezione pluralistica e funzionale dell'organizzazione societaria; 2) una di tipo economico, nella quale l'associazione è espressione della ricerca di interessi comuni che, per quanto latamente intesi, sono concepiti e governati da una logica dell'utilità. In questa accezione le associazioni sono i soggetti di una società concepita come mercato; si possono muovere, parallelamente, anche nella sfera politica, la quale diventa allora un' "arena"; 3) una di tipo sociologico, che denota una relazione o processo di unione, cooperazione, connessione a maglie più strette o più larghe, e il prodotto di tali relazioni e processi, in funzione di obiettivi essenzialmente sociali, cioè volti al benessere, o comunque a beni relazionali, secondo modalità autonormative. Dal nostro punto di vista il secondo "idealtipo" risulta, comunque, essere quello più importante e socialmente predominante anche perché si collega in maniera diretta al concetto di gruppo sociale inteso come "insieme unitario di elementi orientato strategicamente" in funzione della lotta per la supremazia politica e sociale. Il duello tra Scalfari e Renzi nelle ultime settimane è stato, però, spesso collegato ad un neologismo, prodotto genuino del politichese giornalistico ad uso dei semicolti, definito con il termine "democratura". Sarebbe stato troppo semplice e banale utilizzare le parole stato di diritto, legalità e legittimità, dittatura commissaria, dittatura sovrana ecc.. Si sarebbe finiti per scomodare il vecchio e molesto Carl Schmitt; meglio, invece, richiamarsi (in un articolo del 08.03.2015) ad un più modesto studioso come

La caratterizzazione della Russia e del suo capo è perfettamente in linea con quella proposta da Panebianco e riportata in un nostro precedente post; l'atlantismo e la sudditanza nei confronti degli Usa sono il legame ferreo che unisce i presunti critici di Renzi al capo del governo. Di fronte a questo, per coprire questa realtà, viene inscenata una commedia, un gioco delle parti a cui partecipano la minoranza Pd, frammenti di partiti e partitini, aree sindacali ecc.. Così, ad esempio, Scalfari e gli scalfariani, tra gli altri, si divertono ad usare toni falsamente critici, al limite dell'intransigenza:

Parole da autentico leader dell'opposizione all'attuale governo !! Ma è solo uno scherzo. In realtà stiamo semplicemente assistendo ad una piccola e misera farsa, anche se non si può escludere che in questo momento vi sia un qualche collegamento tra settori del Pd in difficoltà e il "guru" laico con i suoi accoliti, spaventati dalla prospettiva di perdere le loro rendite di posizione, acquisite da tempo e mai rimesse veramente in discussione.

(1)Marco Minghetti ( Bologna, 8 novembre 1818 - Roma, 10 dicembre 1886) è stato un politico italiano, appartenente alla destra storica. Sotto il suo secondo governo si raggiunse (nel 1876), per la prima volta in Italia, il pareggio di bilancio. [...] Tuttavia, paradossalmente, fu proprio il pareggio di bilancio che segnò la sua caduta: due giorni dopo, infatti, dopo l'annuncio del raggiunto risanamento finanziario, Minghetti fu battuto alla Camera su un progetto di statalizzazione delle ferrovie, avendo contro la Sinistra e gran parte del suo stesso schieramento politico. Fu la cosiddetta " rivoluzione parlamentare, che portò alla caduta della Destra e alla salita al potere di Agostino Depretis, capo indiscusso della Sinistra: Minghetti fu così l'ultimo primo ministro di Destra dell' Italia liberale. (Da Wikipedia)


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