Va di moda: parliamo di friendzone!
Una parola particolare, friendzone. È un po’ come “giustizia sociale”: piace un sacchissimo ai morti di fame che se ne riempiono la bocca per giustificare i propri fallimenti; la odiano tantissimo i milionari coi soldi che gli escono dal culo perché essendo loro ricchi la povertà per loro non esiste.
Io voglio entrare nella discussione posizionando subito me stesso e le mie esperienze, chiarendo quindi quale sia il mio punto di vista sulla situazione.
Indubbiamente, sono psicologicamente vicino al “morto di fame”: Joseph Ratzinger ha una vita sentimentale migliore della mia, e probabilmente anche sessuale. D’altro canto, non sono neanche un abbonato alla friendzone in senso stretto: mi sono sentito dire tantissime volte “restiamo amici”, ma non siamo mai davvero restati amici, al massimo conoscenti; spesso ho tagliato del tutto. La friendzone a oltranza per anni ed anni non fa per me, dopo il “restiamo amici” io prendo un’altra strada.
Inoltre, sono stato anche friendzonatore. E un friendzonatore non del tutto incolpevole, uno di quelli che un po’ la situazione l’aveva capita e colpevolmente ci stava.
Infine, sono maschio omosessuale.
Tutte queste cose mi mettono secondo me in una posizione interessante da cui parlare: non sarò sospettato né di misoginia (non ce l’ho con le donne perché non sono mai stato friendzonato da loro e non mi interessano) né di misandria (sono un uomo); inoltre, visto che il discorso trascende gli orientamenti sessuali, non sarò neanche accusabile di omofobia. Poi sono stato friendzonato ed anche friendzonatore, senza ciò nonostante restare intrappolato per anni nella friendzone… Ribadisco, credo il mio sia un punto di vista interessante, relativamente completo. Non sarò un esperto di relazioni, ma credo di aver raggiunto un’expertise pregevole in storie mai nate o finite male. E d’altro canto non sarà obbligatorio essere d’accordo con me… Quindi procediamo.
Dunque, io credo che per cominciare sia fondamentale capire qual è il tratto base del rapporti che chiamiamo friendzone, altrimenti non possiamo comprendere nessuno degli atteggiamenti e delle reazioni che vi si costruiscono intorno.
La friendzone è un rapporto asimmetrico, che spazia dall’asimmetrico inconsapevole al violento e manipolativo. Nella friendzone accade che uno dei due soggetti, il “friendzonato”, innamorato, investa tantissimo in un certo rapporto con una persona da cui è attratto, il “friendzonatore”. Questo investimento non viene ricambiato appieno, e il friendzonato viene considerato ad libitum “solo un amico”.
Questo tipo di rapporto è massacrante e distruttivo per il friendzonato. Intendiamoci, anche per il friendzonatore possono esserci fastidi, ad esempio quando io ho friendzonato delle persone è sempre successo in periodi in cui avrei davvero avuto bisogno di amici. Nell’ambito omosessuale avere amici gay è importante, e parallelamente è difficile che ciò accada senza qualche mescolanza di interessi sessuali o sentimentali (come fra uomo e donna, direi…), il che rende problematico farsi degli amici veri che non siano semplicemente friendzonati o friendzonatori. La friendzone, in ambito omosessuale, è un problema che può far male anche a chi friendzona, e nel lungo termine forse anche con intensità paragonabile: finisce che rischi di non poter avere amici gay perché o ti innamori tu o si innamorano loro, e per un gay è un bel problema essere senza amici gay.
Tuttavia in generale, e soprattutto fra etero, dove non c’è nessun bisogno fondamentale di avere amici anche dell’altro sesso, non si può paragonare i fastidi minori che ha il friendzonatore con la tortura emotiva del friendzonato. La friendzone è un rapporto che in generale danneggia univocamente il friendzonato, questo posso dirlo con solida certezza. È un rapporto asimmetrico, dicevamo; per la precisione un rapporto caratterizzato dalla sua asimmetria: uno ama, l’altro varia dal “mi sta simpatico, però…” al “non mi fotte un cazzo di lui, ma mi fa comodo illuderlo”.
È mia opinione che quando si crea un rapporto asimmetrico o manipolativo, la responsabilità è quasi sempre di tutti e due i soggetti in gioco; ma la proporzione esatta con cui le “colpe” sono da attribuirsi può variare: ci sono idioti che si friendzonano da soli fingendosi amici quando dall’altra parte è evidente la totale assenza di interesse, ma ci sono anche manipolatori bastardi che illudono l’altro di proposito perché gli fa comodo. Il più delle volte abbiamo situazioni di mezzo.
Quindi, riassumendo, abbiamo un rapporto sbagliato, che si viene a creare generalmente per una mescolanza di errori dalle due parti; ma chi viene danneggiato è praticamente sempre e solo una delle due parti, il friendzonato. Mi scusino i friendzonatori per professione o per hobby o occasionali, ma, senza gettare il mantello della colpa su nessuno, dato il tipo di situazione che stiamo discutendo è del tutto naturale per me solidarizzare col friendzonato. Il friendzonatore spesso non incontra i requisiti del carnefice, ma sicuramente il friendzonato incontra quelli della vittima. Vittima di chi? Per ora non ha importanza, magari di un manipolatore bastardo, magari solo del destino, magari perfino di se stesso e basta… ma resta il fatto che è la vittima, è colui che ci sta male, c’è poco da fare.
E questa è la ragione per cui io ho poca, pochissima, nessuna pazienza con chi vuole farlo passare per carnefice.
Io capisco che a volte i friendzonati reagiscono male al rifiuto (una cosa che dovrebbe essere perfettamente comprensibile, invece a quanto pare sembra che a volte la si debba perfino spiegare. Cioè, bisogna spiegare la sofferenza di chi viene rifiutato, a questo punto siamo), si rendono antipatici eccetera; e capisco anche che come tutte le persone anche le vittime possano essere stronzi o bugiardi eccetera. Capisco anche che in giro ci siano eccessi per cui la storia della friendzone a volte si trasforma in un discorso risibile tipo “maschi contro femmine”, e diventa quindi un puro paravento dell’odio di alcuni misogini.
Dalla mia posizione però posso sicuramente dire che la friendzone non è questione di maschi contro femmine, poco ma sicuro (c’è almeno uno dei miei duedipicche che batte per cattivo gusto e mancanza di tatto qualsiasi cosa che sia mai comparsa su pagine come questa… no, non è questione di lotta fra sessi, questa).
Ma tentare di trasformare una vittima in carnefice è sbagliato. Non sono quelli i ruoli, di sicuro il friendzonato è vittima.
Questo non significa che sia per forza un bravo ragazzo o che per altri aspetti non possa essere carnefice; ma dico che il suo eventuale esser carnefice non può derivare dal suo essere vittima. Viene rifiutato, sta male, probabilmente si incazza pure. Se ti viene a tirare i sassi alla finestra allora diventa anche carnefice, ma finché la sua colpa è solo di essersi un po’ incazzato mi pare del tutto fisiologico.
Fondamentalmente quello che si legge su certe pagine femministe (come dicevo la friendzone spesso è usata come paravento per la misoginia e il maschilismo; conseguentemente l’anti-friendzone diventa un paravento per misandria e per un certo femminismo marcio; azione-reazione) è che in realtà il friendzonato è una specie di subdolo serpente che cerca di sfruttarti e finge di diventarti amico e di tenerci a te perché in realtà vuole solo
Quindi tutte quelle volte che ascoltava le vostre lacrime e vi faceva da psicologo gratis in realtà il verme, questo patetico mostro, non pensava che all’abominevole SESSO, il male originario dell’umanità. Che offesa, magari vi vedeva pure attraenti!
Una persona veramente brava e buona mai si sarebbe sognata di vedervi attraenti e di desiderare qualcosa di più da voi, come magari perfino (orrore) un rapporto fisico!
Una persona simpatica e buona avrebbe ascoltato le vostre lamentele a tutte le ore del giorno e della notte in maniera puramente disinteressata, perché gli piace ascoltare le lamentele!
Ok, domanda impertinente:
Chi a questo mondo ama ascoltare le lamentele degli amici?
Ok, sono amico di X, ascolto anche le sue lamentele, ma non sono suo amico solo per ascoltare le lamentele, non è per le lamentele che sono suo amico. Io sono suo amico perché stare con lui mi fa stare bene, perché desidero la sua vicinanza, perché quel rapporto aggiunge qualcosa alla mia vita. Ascoltare le lamentele può essere un mezzo per ottenere la sua vicinanza, per farlo stare meglio il che farà stare meglio anche me, ma è chiaro che egli mi sta dando qualcosa in cambio: mi sta dando se stesso in cambio. Questa è l’essenza della simmetria.
Chi ascolterebbe sempre le lamentele di un amico, chi sarebbe sempre disponibile per lui pur sapendo che su quell'”amico” non può contarci allo stesso livello?
Nessuno.
Io alcune volte ho passato del tempo ad ascoltare lamentele e disturbi psichiatrici di un paio ragazzi per cui mi ero cotto, e non volevo esserci amico, mai pensato, e neanche detto o dato a intendere. E non mi pesava neanche fare quel lavoro di supporto, lì per lì, mi ci faceva sentire vicino ed era ciò che desideravo. Ma questo significava un investimento personale forte su quella persona, e certo non speravo che fare lo psicologo sarebbe stato il massimo a cui mai avrei potuto aspirare da quel rapporto. Quanto puoi andare avanti a dare sempre molto di più di quello che ricevi, ad essere cento volte più interessato di quanto non lo sia lui, a tenerci cento voltedi più di quanto non ci tenga lui? Guardate che prima o poi tutti si rompono il cazzo dei rapporti asimmetrici; se investi tanto ti aspetti tanto, desideri tanto, è naturale, e quando sei innamorato investi tantissimo.
Io non sono un verme che è entrato nella tua vita solo per scoparti, ma è chiaro che mi sarebbe piaciuto arrivare ad un rapporto di altro tipo, è chiaro che non sarei stato alzato fino alle tre di notte ogni notte per varie notti se non fossi stato particolare per me. Io sto qui ad ascoltare tutti i tuoi disturbi psichiatrici, lo faccio perché ho un interesse speciale per te (e si dovrebbe anche vedere). Tu cosa porti alla mia vita di speciale che sia paragonabile a quanto io sto dando? La gioia di farmi ascoltare le tue pippe mentali? Fantastico, l’idea di tenerti al centro della mia vita e vederti comunque preferire altri è entusiasmante, Ci sto assolutamente bene, perché dovrei sentirmi sminuito da una situazione così ideale?!
Per dirla col poeta, chi si accontenta gode, così così.
Allora, prima di essere frainteso, chiariamo che purtroppo l’amore non ubbidisce a regola di giustizia, non si può rimproverare colui che non ricambia per questo, di solito non è manco una sua scelta. L’asimmetria in quei casi evidentemente “capita”. Non si può biasimare qualcuno perché non può restituire quello che gli è stato dato, non c’è un obbligo ad amare: amor alla maggior parte degli amati amar perdona.
Però neanche si può biasimare colui che si aspetterebbe di ricevere qualcosa anche lui perché è “interessato”. Cazzo, io ti consideravo così importante da pianificare le mie giornate, le mie settimane e i miei mesi su di te, e mi tocca sentirmi in colpa perché speravo che facessi lo stesso e mi dà fastidio l’idea di aver investito a vuoto? Ma che senso ha? Sarebbe come biasimare la moglie che si lamenta che il marito non se la scopa. Cazzo, me lo sono sposato, vorrei anche farci sesso, no? O devo avere le ragnatele nella passera per dimostrare che lo amo davvero?
Il problema fondamentale di chi fa ragionamenti come questo è che si è diffusa questa idea dell’amore e dell’affezione come roba astratta, ultraterrena, totale e puramente spirituale. Io se amo sono disposto a dare tutto e a non ricevere mai niente. Altrimenti vuol dire che non amo davvero.
Non è vero! Nemmeno Dio ama in questo modo, e lui, stando a chi ci crede, è amore personificato! Amo per un po’ anche senza essere riamato, ma presto o tardi inizio a scocciarmi e voglio essere ricambiato con la stessa intensità. Ma come siamo ridotti se un discorso così semplice suona strano?
Tutti abbiamo un senso fondamentale della “giustizia” come “equilibrio” fra il dato e l’avuto, e quando questo equilibrio è violato ci sentiamo offesi e sminuiti. Ci arrabbiamo perfino con Dio, che non esiste, se abbiamo l’impressione che la vita non abbia ricambiato i nostri investimenti! Cioè ci inventiamo una persona immaginaria cui rivolgere il nostro sdegno, tanto esso è forte e naturale, tanto esso deve rivolgersi a qualcuno, la nostra psiche lo domanda. Molti filosofi parlano di giustizia come di equilibrio e imparzialità; il nostro naturale senso di giustizia richiede equilibrio, ovvero che il bene che fai ti venga restituito. Questo senso naturale dell’equilibrio è così forte che quando l’equilibrio è violato cerchiamo colpevoli, anche dove non ce ne sono.
E intendiamoci, non sto dicendo che effettivamente il mondo vada così o che il nostro senso di giustizia si davvero “giusto”, o perfino che concetti come giusto e sbagliato si possano applicare all’amore: sto dicendo che è naturale per noi avvertire quel senso di giustizia per cui se fai bene devi essere premiato. Anche se poi non è vero.
Ok, sono dispostissimo ad ammettere che entri in friendzone a seguito di errori gravi di corteggiamento, mancanza di assertività, semplicemente bruttezza o simili. Questo ti rende “colpevole” quando vieni friendzonato. Ma attenzione, colpevole verso te stesso, la vittima, non verso l’altro.
Ma tu devi categoricamente rifiutarti di essere considerato colpevole anche verso il friendzonatore, porca miseria. Adesso sono uno stronzo egoista materialista perché avrei sognato e desiderato che mi ricambiasse? Cornuto e mazziato, proprio, non solo subisco ma mi rimproverano pure, tipica colpevolizzazione della vittima, ironico. Devo pure essere rimproverato per il tremendo male che ho fatto a quella povera persona, che nel frattempo si fa bellamente i cazzi suoi come ha sempre fatto. Sarà, ma io non credo che qualcuno si suiciderà per i sensi di colpa in situazioni così, penso che il friendzonatore andrà avanti benissimo. E nel frattempo il friendzonato ha la colpa, a quanto pare, che consiste nell’aver seguito piuttosto ingenuamente l’illusione che in amore ci sia giustizia, e che tutta la sua passione e la sua dedizione potessero essere restituiti.
Si sbagliava, ma direi che è un errore comprensibile e che prima o poi facciamo tutti. Capirà il nostro amico, col tempo, che l’amore non funziona affatto così, e la principessa quando hai sconfitto il drago di solito reagisce più o meno in questo modo
Il che è nel suo pieno diritto. Ma fatemi un caro piacere: non ditemi che se foste stati/e in Mario vi sareste comportati diversamente. Non ci crederei.
Ossequi.