
E poi le chiese ortodosse con i cimiteri annessi, la cucina russa, le matrioske, l'ombra del comunismo palpabile come una patina di polvere a ricoprire vecchi soprammobili, la povertà, le persone che si inginocchiano e pregano fuori dalla chiesa al tramonto, la sontuodità degli antichi palazzi, la gente che fuma nei locali, la bellezza di una lingua incomprensibile. Tre giorni non sono abbastanza per vedere tutta la città, ne puoi solo intravedere la bellezza, assaggiare velocemente i sapori, annusare l'aria che odora di storia e di polvere e poi tornare alla vita di sempre, con quel retrogusto amaro che caratterizza ogni ritorno, specialmente da un luogo in cui non sai quando e se tornerai, portando con te le sensazioni, i colori, i pensieri di un posto lontano. La casa di Dostoevskij, Gogol, Nabokov, Pushkin e Tolstoj, le strade in cui Anna Karenina ha passeggiato pensando a Vronsky, le orme degli Zar, il luogo dell'assassinio di Rasputin.... Si respira storia, sofferenza, letteratura, arte, povertà e magneficenza, e così si conclude il mio viaggio a San Pietroburgo, una toccata e fuga nella città dai 600 ponti, che mi fa desiderare ardentemente di tornarci, magari con la mamma.
