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“Frrr, 104 Tavole e un pesciolino”: in scena la scrittura per immagini

Creato il 01 marzo 2011 da Lalternativa

Scrivere delle opere di Antonio Torquato Lo Mele non è mai semplice, per lo straordinario portato non solo estetico ma anche didattico che esse veicolano. Opere in cui gli snodi salienti del pensiero contemporaneo prendono forma, a mezzo di un’arte raffinata, in modo apparentemente semplice ma, a guardar bene, profondissimo.

Un linguaggio concepito con gli occhi del bambino, quello di Lo Mele, con la creatività esplosiva e la verità disarmante che solo un tale approccio può regalare. Proprio i più piccoli, infatti, spesso diventano il pretestuoso target a cui la sua poetica si rivolge. Solo due mesi fa aveva pubblicato “Foggia il paese dei viandanti”, racconto illustrato nato da un corso di formazione in una scuola elementare, con lo scopo di narrare ai bimbi, e alla cittadinanza tutta, le origini storiche e i valori identitari della sua terra.

Lo Mele, architetto, designer e artista di Capitanata, torna a far parlare di sé grazie a “Frrr”, un’altra opera narrativa illustrata, in mostra al Palazzetto dell’Arte di Foggia fino al 5 marzo. Le 104 tavole pittoriche realizzate in matita, china, acquerelli e collage costituiscono una sorta di bildungsroman per tutte le età attraverso le avventure metamorfiche dello speciale pesciolino “Frrr”. Un viaggio negli ecosistemi quello compiuto dal curioso esserino branchiato, che grazie alla sua coda rotonda e “mulinellante” e ai preziosi consigli delle rane Groan e Green, della cicala Cezeè, del topo Grucignam e dei gabbiani Planair e Johnatan riesce a fiondarsi dalle torbide profondità del lago Balestra verso le quote più alte dell’atmosfera.

Un percorso mentale all’insegna della libertà per scoprire, infine, che qualsiasi nuova esperienza si trasforma inesorabilmente in routine per chi non possiede la capacità di sognare. Oltre la sinossi del racconto, però, emerge, lampante, l’aspetto più importante dell’opera, e cioè l’originale poetica di Lo Mele. Un filo rosso sgomitolato in diversi anni dall’autore attraverso altri lavori appartenenti allo stesso genere di “Frrr”. Realizzato negli anni Novanta e esposto solo ora per la prima volta, il racconto in mostra si colloca cronologicamente all’inizio di questa personalissima riflessione artistica: la “verbo scrittura per immagini”, come lo stesso autore l’ha ribattezzata. Una comunicazione nuova, in cui la parola fa l’amore con le illustrazioni, restituendo un sovrappiù di senso all’immaginazione del lettore, guidandola verso percorsi mentali coerenti.

Racconti meta-testuali dove le illustrazioni si fanno letteralmente sentiero del discorso, e dove, al contempo, il lessico si anima, esplica graficamente i suoi significati, le sue sonorità, le regole della sua costruzione. In questo senso la sapienza di rodariana scuola che Giuliano Parenti (autore del testo di “Frrr”, alla cui memoria è dedicata l’esposizione) dimostra nel gioco con le parole, inventandone di nuove, dando risalto alla dimensione onomatopeica, facilita di molto il compito di Lo Mele. E’ così che la “deflagrazione” dei muscoli di “Frrr” nel suo volo oltre lago si traduce in uno sconquassamento grafico dei vocaboli, o l’espressione “vitrifatta” della rana Green corrisponde alla “vitrificazione” delle lettere espressa dall’abilità pittorica.

“Possiamo affermare – spiega l’artista — utilizzando una metafora zoppicante estratta dalle scienze chimiche , che  la “combinazione” dei due linguaggi non è avvenuta senza un’alterazione delle loro reciproche proprietà; per essere più esatti , senza che ciascuno dei due linguaggi non abbia ceduto qualcuna delle sue funzioni”. Una rivoluzione idiomatica, dunque, iniziata quando le nuove sperimentazioni sulla poesia visiva erano ancora in fasce. Il tentativo, ammette Lo Mele, di salvare in extremis il logos originario, sempre più in apnea nel mare magnum della sovraesposizione delle immagini. Nella cruciale battaglia tra l’apprendimento sinottico, rapidissimo ma superficiale e quello sequenziale, graduale e approfondito, Lo Mele cerca di conciliare l’intelligenza moderna e quella antica nel suo nuovo modo di “parlare l’arte”.

Fabrizio Sereno


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