In questi giorni a Catania è stata fatto un’importante ritrovamento archeologico: il più grande monumento funerario di tutta la Sicilia è stato scoperto nel giardino di villa Modica, in viale Regina Margherita, da parte delle Associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori del Codacons. Si tratta di un maestoso monumento funerario del quale si hanno notizie grazie ad alcuni studiosi del passato come Biscari, Houel, Ferrara, Serradifalco, Holm e Libertini. Insomma, già nel Settecento se ne parlava, ma oggi fa parte di quei monumenti di rilevante importanza storico-artistica, tuttavia decisamente poco conosciuti dai cittadini catanesi. Ci sono molti reperti e beni culturali a Catania poco conosciuti e valorizzati e tanti altri ancora sono da scoprire, e proprio questo si propone di fare il Dipartimento Ambiente del Codacons diretto dal professor Angelo Messina, che guida l’operazione di ricerca dei “tesori dimenticati”. La scarsa attenzione che le istituzioni prestano al recupero e alla tutela dei Beni Culturali, in una città dove l’arte è nascosta dietro ad ogni angolo, è palpabile e il professor Messina sottolinea invece quanto questo sia importante ed indispensabile. Infatti, la valorizzazione dei beni artistici è importante non solo in se stessa, ma può mettere in moto il turismo e di conseguenza l’economia, in definitiva i beni culturali, se adeguatamente tutelati e valorizzati costituiscono un’importante risorsa per lo sviluppo economico della città, in un momento in cui Catania ne ha fortemente bisogno.
Tuttavia sorge un problema legato alla fruizione da parte del pubblico riguardo il monumento funebre scoperto, che ricorda il caso della necropoli scoperta più di cinquant’anni fa sotto l’edificio de La Rinascente, della città etnea. Il monumento funebre si trova in una villa privata i cui proprietari sono contrari alla fruizione al pubblico. In realtà esiste una legislazione che regola casi come questo in cui i privati, dovrebbero poter consentire l’accesso al pubblico in giorni e orari stabiliti e occuparsi della manutenzione del monumento, in accordo con la Soprintendenza dei Beni Culturali e dietro un incentivo economico. Pertanto, se esiste una legislazione adeguata ci si domanda come mai la fruizione di un bene di interesse storico artistico incontri spesso ostacoli e problemi. Questo è uno dei molti casi in cui il potenziale dell’arte viene sottovalutato e poco tenuto in considerazione. Ad ogni modo l’Associazione si augura che la scoperta possa costituire un incentivo per un tempestivo recupero e valorizzazione dei beni culturali del territorio etneo e che possano essere finalmente fruiti in tutto il loro splendore dai cittadini, i quali vogliono essere resi partecipi delle bellezze della città. Infatti le associazioni e il Dipartimento Ambiente del Codacons fanno leva in questa direzione, e grazie ai loro interventi i catanesi stanno scoprendo le ricchezze che popolano la loro città.