Centinaia di residenti di Mandera, immigrati da altre regioni del Kenya, in questa cittadina nei pressi del confine con la Somalia, stanno lasciando le loro case per rifugiarsi in una vicina base dell’esercito.
Secondo quanto riferisce il sito del quotidiano Daily Nation, i fuggiaschi hanno già passato una notte nella base, dove si trova una pista d’atterraggio, chiedendo di essere evacuati.
All’origine delle loro paure la voce secondo cui i miliziani somali Al Shabaab, responsabili nel fine-settimana dell’uccisione di 28 persone che viaggiavano a bordo di un autobus, avrebbero “segnato” le case degli immigrati.
Pertanto starebbero per tornare a Mandera intenzionati a commettere altri omicidi.
Tutti i servizi di trasporto via terra e i tre voli civili in partenza da Mandera ogni settimana sono già completamente prenotati, scrive ancora il Daily Nation.
Nelle scorse ore vari sindacati (tra cui quelli dei medici e degli insegnanti) avevano consigliato ai loro iscritti di abbandonare la zona e in effetti tra coloro che si sono rifugiati nella base militare professori e lavoratori della sanità sono numerosi, così come gli operai edili e i dipendi pubblici.
Per chi scrive apprendere questo genere di notizie è come ricevere un autentico pugno nello stomaco.
Mandera come Wajir sono le prime città del nord-est del Kenya, che ha imparato a conoscere.
Mandera significa padre John Bonzanino, missionario della Consolata, Santino Invernizzi, medico novarese del Cuamm, Manlio Villa.
Tutte persone che hanno speso, senza risparmio, parte della loro esistenza per alleviare, e gratuitamente, i tanti disagi delle popolazioni del luogo.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)