Una giornata in città per ricordarmi perché ho scelto di vivere nel verde... e al verde :-)
Libertà
Ieri sono stato a Torino quasi una giornata intera.L'utilità di questa giornata è stata confermarmi che ho fatto la scelta migliore per il mio benessere nel decidere di vivere qui in mezzo alla natura.
Non metto piede da un pò in una grande città molto cementata e trafficata e, girando per le strade, mi accorgo a un certo punto che d'istinto preferisco inoltrarmi in viali alberati o strade con qualche parchetto, come fossero oasi in un deserto per un assetato.
Così ripenso a quando lavoravo a Milano e mi accorgo che, scavando nei ricordi, anche lì, per andare in un posto a piedi, tendevo a passeggiare attraverso giardini pubblici, parchi o viali alberati.Passeggiando a testa alta, guardando il cielo e facendomi baciare il viso dal sole, mi sento rilassato e, osservando le persone che mi stanno intorno, mi accorgo di essere l'unico a godermi ciò che ho intorno.
Mi fermo sotto un albero al bordo di un marciapiede e mi appoggio al tronco accarezzando la corteccia, intanto scruto le persone intorno a me.
Donne e ragazze infighettate per andare al lavoro o a scuola, camminano nervosamente veloci per raggiungere il luogo in cui si rinchiuderanno per diverse ore, incuranti della loro bellezza, del loro splendore, mi immagino come sarebbero ancora più meravigliose senza quei volti tirati dallo stress della quotidianità, senza quei sorrisi all'ingiù per tenere su maschere che nascondano l'umanità, senza quelle occhiaie causate da una vita di impegni fitti dove il divertimento diventa uno di questi da relegare in seconda serata.
Uomini con lo sguardo addormentato a leggere giornali che dicono più o meno tutti i giorni le stesse cose, aria da machi di altri tempi, qualcuno fuma, qualcuno corre, qualcuno ha gli occhi fissi sul cellulare, qualcuno non scolla gli occhi dal culo di quella che è appena passata.
Durante il giorno la musica non cambia.
Baristi e bariste, commessi e commesse, portinai e portinaie che si vede lontano un miglio che fanno un lavoro che non gli piace e non gli dà nulla.
Strade grigie, puzza di inquinamento e urine a ogni angolo, macchine di preservativi, manifesti pubblicitari che offendono l'intelletto, spacciatori, gente che dorme sulle panchine.
Alcune ragazze che passo a turno mi chiedono:-"Andiamo?"
Dentro mi sento morire... soffocare.
Mi chiedo come cazzo ho fatto a vivere più di trent'anni tra Milano e provincia.
Non ce la faccio più e non vedo l'ora mi riportino indietro, a guardare quelle colline che non ti annoiano mai, a perdere la vista all'orizzonte, a vedere animali che volano e camminano, a sentire il rumore del silenzio, a respirare il profumo dei fiori.
Qui invece vige solo la regola della persona ben piazzata professionalmente (quanto cazzo odio quando mi chiedono cosa faccio nella vita, come fosse un marchio a fuoco che devi avere), la regola del bel figo e della bella figa per l'apparire e l'immagine, la regola del non relazioniamoci troppo, la regola del non fidarti di nessuno, la regola del non sorridere, la regola del massacriamoci con il fumo, l'alcool, le droghe e i soldi ad ogni costo per far finta di sentirci bene almeno per un attimo.
Non voglio giudicare e non so dove mi porterà la mia vita, ma una cosa la spero e farò di tutto affinché si concretizzi: sarà più possibile lontano da tutto questo ad aiutare altre persone a staccarsene cominciando a vivere.
Scritto da Andrea Cusati sabato, 17 maggio, 2014
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