FUGGIRE DALL’INFERNO – ERITREA
Ma il giovane insisteva nelle sua contentezza. «Ora sono qui, cammino su un suolo libero, e sono libero, cammino tra la gente, questo è bello ed è quello che voglio, nulla più»
Sono andata a leggere sui quotidiani, qualcosa sull’Eritrea, la terra da cui questo popolo sta fuggendo. Chi se ne va sono i giovani, le migliori energie, quelle che dovrebbero garantire al paese un futuro. Il dramma dimenticato di un Paese dove la violazione dei diritti umani, secondo le Nazioni Unite, è peggiore che in Corea del Nord e ricorda la tragedia della Cambogia di Pol Pot. Dal paese fuggono in Sudan circa tremila persone al mese e altre mille raggiungono l’Etiopia.
L’anno scorso mille eritrei hanno chiesto asilo politico in Italia. L’Eritrea,sei milioni di abitanti, è da anni un lager a cielo aperto nel totale silenzio della comunità internazionale. È governata dal 1993 da uno dei più longevi signori d’Africa, Isaias Afwerki che aveva guidato il movimento di liberazione dall’Etiopia.
Afwerki è ossessionato e terrorizzato da complotti e ha fatto sparire nei centri di detenzione e di tortura migliaia di oppositori, ma anche suoi ministri dei quali non si fidava più. Va via la migliore gioventù e l’esodo è, di fatto, favorito dal Governo, che si priva di possibili oppositori in grado di dar vita anche ad Asmara a una possibile primavera e intanto incassa dall’estero e impone una tassa del due per cento alle famiglie dove ci sono persone riparate all’estero.
Una parte dei fuggiaschi si affida ai trafficanti di uomini, che, per una cifra tra i sei e gli ottomila dollari, assicura un passaggio verso l’Italia o verso Israele, attraverso il deserto del Sinai. I giovani fuggono per non fare il servizio militare, obbligatorio dai 13 ai 54 anni, spesso a tempo indeterminato.
Per continuare indisturbato il regime gioca su varie sponde ed intrattiene rapporti con paesi che si odiano, da Israele all’Iran, finanzia i ribelli islamici in Somalia e viene in Europa accolto con onore. Afwerki assomiglia a Gheddafi ed ha paura di fare la stessa fine, per questo ha costruito uno spaventoso Stato di polizia con delatori ovunque.
Così, chi riesce a racimolare i soldi per il viaggio, fugge all’estero. I trafficanti di uomini sono molto attivi nei campi profughi in Sudan. promettono viaggi di due settimane, che possono diventare un incubo di violenze, stupri, detenzioni e lavoro forzato di anni. C’è chi riesce a farcela in poche settimane, ma paga prezzi altissimi. I profughi vengono continuamente comprati e venduti da bande di predoni beduine lungo le piste del Sahara e del Sinai.
Un vero inferno, un incubo, da cui fuggire.