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Fukushima e giustizia divina: un uso sbagliato dei media

Da Pamelaferrara @PamelaFerrara

FukushimaDevo dire che me l’aspettavo. Di fronte alla catastrofe di Fukushima non poteva che spuntare il pirla che parla di giustizia divina.

Prima lo tsunami poi il terribile disastro nucleare, il bilancio delle vittime che cresce di continuo, i livelli di radioattività superiori alla norma, la paura della contaminazione e soprattutto le notizie incerte, l’impossibilità di avere un quadro definitivo che tiene tutto il mondo col fiato sospeso.

Mentre su Twitter @Kir_imperial, soldato giapponese in missione nelle zone colpite dallo tsunami, descrive in tempo reale orrore e devastazione (“Oggi, per la prima volta sono andato a vedere le zone devastate dallo tsunami. E’ stato incredibile. Tutto è stato travolto e distrutto, non c’era nessuna traccia della città”), in Italia c’è il solito imbecille che usa i media (in questo caso Radio Maria) e la catastrofe in corso per avvicinare le persone alla fede attraverso la paura della presunta giustizia divina.

Ieri Roberto De Mattei ha riportato ciò che pensa del terremoto in Giappone Monsignor Mazzella, arcivescovo di Rossano Calabro: “Le grandi catastrofi sono una voce paterna della volontà di Dio, che ci richiama al fine ultimo della nostra vita. Se la terra non avesse catastrofi, eserciterebbe su di noi un fascino irresistibile, e non ricorderemmo che siamo cittadini del cielo. In secondo luogo, le catastrofi sono i giusti castighi di Dio. Alla colpa del peccato originale si aggiungono le nostre colpe personali e quelle collettive, e mentre Dio premia e castiga nell’eternità, è sulla terra che premia o castiga le Nazioni”.

Insomma Dio avrebbe mandato il terremoto per punirci.
Come se Radio Maria non fosse già una punizione sufficiente.


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